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Dragon Quest XI

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Avatar di Redazione SpazioGames

a cura di Redazione SpazioGames

Redattore

Pubblicato il 04/06/2018 alle 00:00
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A cura di Roberto Vicario
Quando si parla di Dragon Quest, si entra all’interno di una sorta di terreno sacro, da calpestare con delicatezza e rispetto. Parliamo di una saga che ha aiutato a definire il concetto di JRPG, soprattutto su console, influenzando prodotti estremamente riconoscibili come Final Fantasy (giusto per citarne uno a caso). 
Tutta questa premessa per dirvi che quando si prova un “nuovo” capitolo della saga, c’è sempre una sorta di rispetto reverenziale, nonostante il titolo abbia già visto la luce esattamente esattamente un anno fa nella terra del Sol Levante. Sto ovviamente parlando di Dragon Quest XI: Echoes of an Elusive Age, titolo che abbiamo avuto il piacere di provare in quel di Londra durante lo showcase pre E3 di Square Enix. 
Una nuova avventura
La demo che mi è stata proposta offriva due differenti salvataggi, con il primo che iniziava in una fase piuttosto preliminare del gioco; marchiato con il simbolo del prescelto, dovevo intraprendere il  primo viaggio che mi avrebbe portato dal paesino di origine, Cobblestone,  alla raggiante e luminosa città di Heliodor, per un’udienza con il Re locale. 
Una breve preparazione all’interno dei vari shop del villaggio, e mi sono subito trovato all’interno della vasta area di gioco che collega le varie località. Attraverso l’utilizzo di un cavallo le distanze potevano essere percorse con relativa velocità, in particolare utilizzando il tasto R2 per attivare il galoppo. Questa particolare opzione, oltre a rendere decisamente meno stressanti gli spostamenti nella aree libere, permette anche di evitare i combattimenti con le creature nemiche che sono sempre visibili sulla mappa; entrando in contatto con esse mentre si è al galoppo, verranno sbalzate via senza particolari problemi, evitando combattimenti che in quel momento non si vogliono affrontare. 
Crescita e combattimento sono però due ingredienti fondamentali della formula messa a punto da Square Enix. Scegliendo di attaccare un nemico la schermata passerà ad una inquadratura molto simile a quella dei più classici combattimenti a turni. Trovandomi in questa fase del gioco solamente in compagnia di Eleven (questo il simpatico nome che gli sviluppatori hanno dato al personaggio per la demo) ho dovuto rimandare di qualche minuto la prova con il party, concentrandomi unicamente sul controllo dell’eroe. 
Il sistema di combattimento rispecchia in tutto e per tutto i canoni del genere: una serie di attacchi tra cui scegliere, magie che consumano mana e oggetti da poter utilizzare durante lo scontri. La varietà dei nemici è come sempre piuttosto ampia, grazie alla sempre splendida mano del maestro Toriyama, così come i loro pattern di attacco e le loro abilità. 
Le zone all’interno della quale ci si muove non sono totalmente open, ma risultano comunque piuttosto ampie, tanto da spingere gli sviluppatori ad inserire degli accampamenti dove poter riposare recuperando HP e MP, pregare per salvare il gioco e utilizzare una speciale campanella per richiamare il cavallo se lo si è perso da qualche parte della mappa. 
Arrivato alla città di Heliodor ho avuto modo di vedere la prima grande zona abitata. All’interno della città in pieno stile medievale europeo si potevano trovare i classici store per comprare o migliorare gli equipaggiamenti per il nostro viaggio, la locanda in cui passar la notte e una serie di personaggi che fornivano missioni secondarie. 
La navigazione, a dispetto di altri titoli, non è mai stata particolarmente problematica grazie anche una mappa sempre consultabile e un box che forniva costanti indicazioni per l’obiettivo impostato. 
I Re del deserto
Ben più intenso e di spessore si è rivelato il secondo salvataggio che ho potuto provare, che mi ha direttamente portato nel sultanato di Gallopolis, nel bel mezzo di un arido deserto. Qui abbiamo fatto la conoscenza non solo del nostro party, ma anche del Sultano Reale impegnato nella celebrazione della maturità raggiunta dal suo figlio, il Principe. 
Una quest discretamente lunga, che mi ha permesso non solo di scoprire come funziona in combattimento in party, ma anche di prendere parte ad un simpatico mini gioco di corse su cavalli. 
Combattimento in squadra che si è rivelato piuttosto interessante sotto più di un aspetto. Per rendere fruibile il gioco anche a coloro che non sono avvezzi al genere, gli sviluppatori hanno inserito una sorta di auto gestione del party (e volendo anche dell’eroe). In pratica, dati i vari input su come deve essere affrontato il combattimento (cauto, aggressivo, conservativo, ecc.) i vari personaggi attaccheranno e useranno oggetti in maniera del tutto autonoma; al contrario, si potrà anche decidere – cosa preferita tra i giocatori più esperti – di avere la totale gestione del gruppo, scegliendo per ognuno l’azione da effettuare. 
Il party da noi utilizzato era composto da Serena, Veronica ed Erik (ed in seconda battuta Sylvando, giocoliere con l’accetto marcatamente italiano) con le classiche tipologie di personaggi: healer, rouge e così via. 
La demo si è conclusa con una boss fight combattuta contro “l’assassino delle sabbie”, la prima (ed unica) battaglia impegnativa che mi ha dimostrato quanto Dragon Quest XI non sia assolutamente una passeggiata, ma richieda un attento sviluppo del party e una strategia per affrontare i nemici più impegnativi. 
Purtroppo, parlando di crescita, non ho avuto modo di toccare con mano l’evoluzione dei vari personaggi; per questo vi rimandiamo ad un prossimo hands on o alla futura recensione. 
Datemi un po’ di colore
Oltre al character design del già citato maestro Toriyama, Dragon Quest XI offre una componente audio visiva di assoluto rispetto. I modelli poligonali, le animazioni e l’ambiente di gioco ci sono sembrati sufficientemente dettagliati, ma soprattutto carichi di colori accesi e piacevolissimi, con una sensazione da classico anime giapponese che permea l’intera esperienza ludica. 
La versione occidentale, inoltre, porta con se alcune cambiamenti e migliorie. In primis è bene sottolineare che la localizzazione in lingua italiana ci sarà, esclusivamente sotto forma di sottotitoli; a questo elemento già di per sé importantissimo si aggiunge il camera mode, il supporto al 4K, una modalità di gioco più difficile, ma soprattutto la possibilità di correre quando ci si muove a piedi (in modo da accorciare i tempi di percorrenza sulla mappa). 
 La prova con Dragon Quest XI si è quindi conclusa con speranze che sembrano non essere state disattese. L’esperienza sembra essere stata pensata per entrambi gli approcci: quello del neofita e quella del giocatore più esperto. In particolare, prendendo in esame quest’ultima filosofia di approccio, le cose che non abbiamo potuto testare sono diverse: oltre alla già citata crescita del personaggio, anche una sorta di forgia portatile per migliorare le armi. Altro elemento che andrà valutato con estrema importanza è la storia alle spalle del gioco, ma per quello ci sarà tempo in sede di review.
Insomma il 4 settembre vedremo Dragon Quest XI debuttare nel vecchio continente su PS4 e su Steam, mentre dovremo pazientare ancora un pochino per la versione Switch. Orecchie tese ovviamente in vista dell’imminente E3: Square Enix potrebbe infatti rilasciare altre informazioni oltre a quelle che avete letto in questo articolo. 
PRO 

+ pensato sia per i fan che per i neofiti

+ tecnicamente valido

+ svariate novità per la versione occidentale

Dragon Quest XI, dopo quasi un anno dalla sua release in terra nipponica si mostra agli occhi di noi occidentali. Gli ingredienti sono quelli classici, amalgamati in maniera convincente per una storia e un gameplay che sembrano rispettare quello che i fan si aspettano da questa saga. Qualche novità non manca ovviamente, soprattutto in questa versione occidentale. Se siete fan del genere è un prodotto che non va assolutamente perso di vista.

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