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Watch Dogs

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 01/10/2013 alle 00:00
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Le idee alla base di Watch Dogs sono tutte ottime, innovative e offrono in gran parte delle soluzioni totalmente inesplorate. Ubisoft, con l’ideazione di questa nuova IP, ha dimostrato di possedere un’ambizione fuori parametro, un’inventiva encomiabile, ottimo gusto e una creatività semplicemente di prim’ordine. Tuttavia, ci sono da considerare diversi fattori che potrebbero limitarne la spinta propulsiva: avere a completa disposizione un mondo di gioco sconfinato aumenta di molto la difficoltà di rendere interessante tutto ciò che la mappa ha da proporre e, come in ogni open world, è facile che si creino delle aree di interesse prominenti a dispetto di zone limitrofe, realizzate per essere poco più che riempitivi in cui poter scorrazzare da un punto all’altro. Se poi questo mondo è totalmente interconnesso come quello di Watch Dogs, le disparità tra un punto e l’altro potrebbero essere ancora più evidenziate dal groviglio di sistemi hackerabili nei posti ad alta densità e dalla presenza minima e trascurabile di altri dispositivi nelle strade cosiddette di passaggio. Il rischio più grande, però, non è certamente questo.

Pocket control
Abbiamo parlato di Watch Dogs a più riprese nelle nostre precedenti anteprime, i dettagli sono ormai molti e chiunque sì è potuto fare un’idea ben precisa di quello che sarà questo nuovo titolo. Dopo aver sviscerato le caratteristiche principali del gioco, abbiamo visionato un altro filmato proveniente direttamente dal Tokyo Game Show, che ha confermato quanto i punti di forza di Watch Dogs riescano da soli a elevare il grande interesse che ruota attorno a questo nuovo brand. La demo lasciava visionare l’ampia planimetria della mappa, con aree che si sbloccano progressivamente e si arricchiscono di dettagli dopo aver hackerato una postazione predefinita, ampliando di fatto le possibilità nelle mani di Aiden Pearce. Lo schema non è poi tanto diverso da quello già visto nella serie di Assassin’s Creed, e i punti di contatto non si fermano certo qui, ma si espandono anzi su più livelli, come se il template di base fosse tutto sommato il medesimo. Chiaro, Watch Dogs è un passo in avanti su più fronti, offre una libertà maggiore e promette di variare la formula grazie al dinamismo delle situazioni di gioco e alla possibilità approcciare le missioni in modi diversi e articolati, ma quest’impressione non fa altro che rimanere costante a ogni fotogramma di gioco: è persistente quando ci si arrampica sui palazzi, lo è altrettanto quando ci si sposta tra gli NPC e si fugge a gambe levate, e non può fare a meno di presentarsi quando si guarda la mappa. Oltre a tutto ciò, come dicevamo in apertura di articolo, c’è qualcos’altro che ci allarma in modo particolare e che speriamo non si palesi ben presto come avviene solitamente nei capitoli di Assassin’s Creed: la noia causata principalmente dalla grande ripetitività delle azioni.
Se dovessimo fare un parallelismo tra quanto mostrato durante l’E3, poi alla Gamescom e infine al Tokyo Game Show, c’è sempre stata una costante che è rimasta invariata, ossia il forte timore per la limitatezza di alcune azioni principali, nonostante la novità dell’hacking permetta sulla carta una quantità di alternative semplicemente spaventosa. Durante i diversi gameplay abbiamo assistito alla risoluzione delle missioni, e abbiamo notato che spesso a ogni cambio di elemento dello scenario non corrispondeva anche una diversa funzionalità attivata dal controllo del sistema informatico o elettronico a esso adibito. In sostanza, muovere un macchinario, spostare il braccio di una gru, sollevare un muletto o lanciare un oggetto, ha lo stesso peso nell’economia del gioco: serve per distrarre un nemico e basta. Cambia di poco la forma, ma per nulla la sostanza, ed è un peccato, perché con un simile controllo nelle proprie mani, il giocatore ha tutto il diritto di pretendere molto, molto di più. 

Living on my own
Discorso completamente diverso invece per quanto riguarda la mole di attività da svolgere e la struttura delle missioni. Nella demo, dovevamo raggiungere il nostro obiettivo passando prima attraverso una zona sorvegliata da guardie e sistemi di sicurezza; ci dirigevamo verso l’area rossa che in Watch Dogs rappresenta il punto da raggiungere, aprivamo un piccolo cancello e ci muovevamo di soppiatto dietro casse e container senza rivelare la nostra posizione. Da questo momento in poi, la parte forse più interessante era caratterizzata dalla pianificazione delle mosse successive, che per essere il più possibile di basso profilo, richiedevano uno studio attento della posizione dei nemici. Per farlo, potevamo infiltrarci all’interno del circuito di sicurezza e osservare la situazione dall’occhio freddo delle telecamere che ci lasciavano intravedere il tragitto che avremmo percorso di lì a poco. Dopo aver messo agevolmente fuori combattimento le guardie, era possibile raggiungere una pedana elettrica azionata dallo smartphone che sollevava Aiden su un pontile; correndo in silenzio verso la pattuglia, questa veniva stordita con un colpo di manganello e, nascosti da dietro un riparo, il protagonista prendeva il controllo di un’altra telecamera. Con le armi era possibile stordire o uccidere altri nemici o, all’occorrenza, anche anticipare lo scoppio di una granata. Giunti infine di fronte a un altro cancello, sbloccavamo la serratura in remoto azionando il pannello elettrico posto in una zona fuori dalla nostra portata. Dopo aver raggiunto il nostro uomo, partiva una fase più movimentata, con le guardie ormai in allerta che facevano fuoco da tutte le parti e Aiden che si difendeva ad armi spianate facendo fuori tutti, combinando sparatorie e hacking intelligente. L’impressione che abbiamo avuto è che Aiden sia un po’ troppo avvantaggiato rispetto ai nemici e che disponga di sin troppe possibilità per avere la meglio su chi lo bracca. Non c’è mai stato un vero momento di difficoltà e, anche quando le guardie lo soverchiavano in numero, non c’era mai il pericolo di soccombere o di non riuscire a tirarsi fuori da quella situazione. Considerando che la demo si chiudeva con un blackout e un’indisturbata fuga in auto, ecco che si palesa un altro dubbio davanti ai nostri occhi, rappresentato dal livello medio-basso di difficoltà. È possibile che la grande libertà offerta da Watch Dogs si trasformi anche nel suo più grosso limite? Questo è il quesito che probabilmente ci accompagnerà fino all’uscita del gioco, quando ogni dubbio sarà finalmente sciolto in sede di recensione.

– L’hacking ha un potenziale unico

– Grande libertà di scelta tra stealth e azione pura

– Pone le basi per un universo dallo sviluppo più ampio

Watch Dogs è in grande forma e dimostra ancora quanto di buono ci sia nella sua formula, che offre una grande libertà e un sistema di gioco che, oltre alle canoniche azioni da open world, affianca la grande novità rappresentata dall’hacking totale di un mondo – come quello reale – interamente interconnesso. Permangono dei dubbi sulla difficoltà e su alcune ristrettezze che un titolo di questo genere non può davvero permettersi, come anche dei punti interrogativi sull’effettiva varietà delle azioni durante lo svolgimento delle missioni. Ma questi sono argomenti che affronteremo opportunamente quando avremo tra le mani il prodotto completo.

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