Anteprima

Tomb Raider: A Survivor is Born

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a cura di FireZdragon

Milano – La bella Lara Croft da circa quindici anni ormai delizia le menti dei videogiocatori. Prosperosa, seducente e atletica la nostra eroina videoludica ha dato vita a titoli emozionanti, in grado di rapire il giocatore e fargli vivere avventure alla ricerca di tesori ormai dimenticati, in ambientazioni enormi e esplorabili in lungo e in largo.
Il mercato tuttavia negli ultimi anni si è evoluto e con esso le nostre serie preferite. Il marchio di Tomb Raider non si è sottratto a questa rivisitazione, e i ragazzi di Crystal Dynamics hanno ben pensato di portare alla luce un prodotto fortemente rivisto rispetto al passato, con tante novità e alcune modifiche al gameplay davvero sostanziose. Siamo andati quindi negli studi milanesi di Halifax per provare con mano le prime tre ore del nuovo Tomb Raider a Survivor is Born e le sorprese non sono ovviamente mancate.
Il Triangolo delle bermuda
Un’introduzione veloce in computer grafica ci narra a grandi linee la storia dietro al nuovo capitolo delle avventure di Lara. Alla ricerca di una misteriosa isola, la signorina Croft, ancora poco avvezza all’arte del combattimento e dell’uccisione senza scrupoli, viene investita da una tempesta fortissima e inaspettata, finendo con la sua nave e il resto dell’equipaggio su una spiaggia deserta. Il rumore della pioggia e dei tuoni vanno presto ad unirsi alle urla incomprensibili di un gruppo di assalitori che catturano il nostro gruppo e imprigionano Lara.
A questo punto si prende il controllo della protagonista, appesi a testa in giù e impossibilitati a muoverci. Grazie a un po’ di astuzia riusciamo a liberarci, ma nel farlo precipitiamo rovinosamente proprio sopra ad un pezzo di ferro appuntito che ci trapassa il fianco. Crystal Dynamics con un incipit così prorompente vuole a tutti i costi farci vedere Lara come essere indifeso e impaurito, ed il fatto di vederla tremare sola, sporca di fango e sangue sicuramente pone il giocatore nel giusto stato mentale per comprendere la situazione dell’eroina.
Essendo un reboot un inizio così forte era necessario per cancellare con una sola passata i ricordi della spavalda eroina che tutti ben conosciamo, presentandoci anzi un personaggio fragile e indifeso.
Il compito svolto dagli sviluppatori possiamo dire in questo caso che è stato svolto egregiamente e durante l‘accensione del primo falò, con un solo fiammifero a disposizione, speravamo che questo non si spezzasse e che il fuoco potesse portare almeno un po’ di calore sull’infreddolita protagonista.
Tante sensazioni quindi nei primi minuti di gioco, accresciute dopo le prime fasi di esplorazione nei momenti di caccia, necessarie per procacciarsi cibo e non soccombere. Anche qui abbiamo osservato una Lara estremamente debole, quasi dispiaciuta durante l’uccisione del suo primo cervo, lontanissima insomma dal personaggio che in dual wield andava in giro saltando e abbattendo tirannosauri.
Uno studio approfondito del protagonista che in queste prime fasi ci è decisamente piaciuto, ci ha convinto ed entusiasmato, almeno fino a quando le sezioni guidate passo passo non sono finite e abbiamo messo le mani sui controlli “veri” di Lara.
Si va a caccia!
Con un arco in mano e la possibilità di recuperare frecce in ogni dove il nostro animo di videogiocatore è emerso facendoci sterminare praticamente tutta la fauna presente nel primo bosco che abbiamo incontrato. Cervi, famelici lupi, corvi e anche ignare galline sono caduti sotto i nostri colpi, distaccandoci in maniera completa dall’idea iniziale. Fino a un secondo prima infatti uccidere per la sopravvivenza sembrava poter essere l’unica soluzione e pochi passi più avanti eravamo diventati invece dei cacciatori senza scrupoli.
Non è stato il nostro modo di giocare a portarci su questa via ma il titolo stesso, che invoglia (per non dire obbliga) a comportarsi in questo modo. Gli animali infatti, oltre a fornire un quantitativo notevole di esperienza se rapportato a quello fornito dagli umani, lasceranno cadere anche utili materiali per potenziare armi e oggetti vari, indispensabili per superare determinati puzzle ambientali.
Lo stesso identico sviluppo del personaggio lo si rivive poco dopo con l’uccisione del primo essere umano, con le cut scene che ci mostrano una Lara quasi incredula per aver fatto del male a un uomo e poco dopo pronta a infilare frecce in testa ai nemici o soffocarli con l’uso di mosse silenziose per proseguire nell’avventura.
A mente fredda ci è parso quindi che il lavoro di Crystal Dynamics voglia portare il giocatore a vedere una Lara vulnerabile ma poi all’atto pratico non riesca a mantenere quest’immagine, diventando in tutto e per tutto uno sparatutto stealth in terza persona, che ricorda molto da vicino il buon Uncharted, andando però a cozzare questa volta con un personaggio che non dovrebbe essere così avvezzo ed esperto all’arte della guerra.
Si ma il le fasi platform?
Se da una parte quindi l’idea di fondo non ci ha completamente convinti e speriamo che nella versione finale le cose inizino a prendere un senso, dall’altra le fasi platform e di esplorazione fungono da buona controparte all’azione, anche se, e questo è bene precisarlo subito, durante il nostro giocato la linearità era presente in maniera preponderante.
Vie guidate permettono sicuramente una maggior possibilità di inserire scene scriptate e maggiormente spettacolari. Ad esempio tra un salto e l’altro vedere un B52 spezzarsi e rovesciarci addosso una cascata d’acqua mentre eravamo sospesi nel vuoto sicuramente è stato emozionante, ma a livello di giocabilità abbiamo trovato il tutto un po’ troppo guidato anche senza attivare il famigerato istinto di sopravvivenza.
Questa particolare abilità evidenzierà su schermo i nemici, le prede, gli oggetti con cui interagire e indicherà persino il prossimo punto da raggiungere.
Durante queste prime tre ore ad affiancare un’oscurità marcata si contrappone il fuoco, elemento indispensabile per Lara. Le fiamme saranno utilizzate soprattutto per risolvere i puzzle ambientali, ma anche per accendere i falò da campo, da utilizzare come checkpoint per potenziare le diverse abilità o le nostre armi. Recuperando vari pezzi sparsi per la mappa si potranno infatti ottenere fucile e pistole sempre più potenti ma anche incrementare l’efficacia di quelle già in nostro possesso velocizzando il rateo di fuoco, la portata o il numero di colpi nel caricatore.
In quest’occasione ci siamo concentrati per sviluppare al massimo il nostro arco, grazie al quale abbiamo superato le fasi di shooting in maniera estremamente agevole senza mai farci scoprire.
Tomb Raider infatti permette sia un approccio più silenzioso all’azione sia uno più fracassone, senza limitare in alcun modo l’una o l’altra esperienza. Molto lavoro invece va fatto ancora sull’intelligenza artificiale, che rimane spesso troppo scoperta o indifferente all’uccisione dei propri compagni.
La varietà dei nemici sembra essere garantita, abbiamo trovato i soliti pazzi dotati di molotov, bestioni corazzati in armatura o i classici sgherri armati di fucili, archi e pistole.
Un mondo da scoprire
L’isola su cui si svolgerà l’intero gioco è viva e pulsante, ed è in grado di offrire scorci estremamente interessanti. Le tempeste che continuano a flagellare l’isola, e che rappresentano solo uno dei tanti misteri che Lara dovrà risolvere, hanno portato sulle coste decine di relitti e fatto precipitare tra le alture molti aeroplani sin dalla seconda guerra mondiale. Non mancheranno quindi documenti da ritrovare, tombe nascoste e indizi sparsi ovunque per rispondere alle moltissime domande che ci affliggono.
La storia verrà inoltre approfondita dai diversi filmati recuperati che racconteranno le vicende di Lara attraverso riprese in prima persona, esplorando a fondo l’anima dei protagonisti e dei comprimari che siamo sicuri saranno in grado di nascondere diverse sorprese.
Il panorama offerto è eccezionale, così come le tantissime inquadrature d’effetto, alcune saldamente ancorate sulle rotondità della giovane Miss Croft, e i continui cambiamenti climatici all’interno dell’isola potrebbero essere in grado di garantire una gran varietà di ambientazioni nonostante l’area di gioco circoscritta. 

– Grande atmosfera

– “Inquadrature notevoli”

– Sviluppo del personaggio curato

Di Tomb Raider: a Survivor is Born ci ha piacevolmente colpito l’ambientazione, incredibilmente misteriosa e ricca di segreti da svelare. Le aree esplorabili seppur non di grandissime dimensioni e in parte guidate, dovrebbero poter garantire una buona varietà nel gameplay, alternandosi alle feroci sezioni sparatutto e a quelle più lineari dove enigmi ambientali e platforming la fanno da padrone. Da rivedere secondo noi l’intelligenza artificiale e, soprattutto, l’evoluzione caratteriale di Lara, che varia in maniera troppo sensibile tra la parte narrata e guidata da Crystal Dynamics e quella dove invece l’eroina sarà lasciata liberamente nelle mani del giocatore.

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