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Anteprima

Takedown: Red Sabre

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a cura di Mugo

Pubblicato il 17/06/2013 alle 00:00
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Los Angeles – Takedown: Red Sabre è un “thinking-person’s shooter“, o almeno è così che ci viene presentato dalla descrizione ufficiale fornita dai 505 Games. Takedown: Red Sabre è un esempio di come Kickstarter possa compiere il suo ruolo di piattaforma di lancio per nuovi progetti. Takedown: Red Sabre è uno sparatutto in prima persona per PC e Xbox 360, distribuito solo via digital delivery. Takedown: Red Sabre è uno dei primissimi titoli che incontriamo negli spazi del Convention Center di Los Angeles, durante l’E3 2013, e questa è la nostra anteprima di un progetto dalle caratteristiche interessanti, che si propone di trovare una buona via di mezzo tra realismo (tanto) e divertimento, offrendo un gameplay diverso da altri proposti sul mercato. 

Gente che ne sa 
Gli sviluppatori del titolo che andiamo ad analizzare in questa anteprima, i Serellan, sono formati da veterani del settore, a partire da Christian Allen, già Creative Director della serie Tom Clancy’s Rainbow Six. Si tratta di appassionati di sparatutto, con esperienza nello sviluppo di produzioni incentrate sul realismo e dirette ai giocatori più hardcore. Non è così strano, dunque, che abbiano dovuto rivolgersi direttamente agli utenti, via Kickstarter, per trovare i fondi coi quali lanciare il progetto. L’esperienza ci viene presentata come completamente positiva: il continuo contatto con l’utenza permette di indirizzare lo sviluppo del titolo nelle direzioni più congeniali ai giocatori, rompendo quella parete che troppo spesso si viene a formare tra chi i giochi li crea, e chi li utilizza. Non solo Kickstarter però, perché dopo il discreto successo ottenuto sulla più nota piattaforma di crowdfunding (con più di 200.000 Dollari raccolti), arriva il supporto di 505 Games, ed è così che Takedown: Red Sabre si prepara ad arrivare su Steam e Xbox Live Arcade negli ultimi mesi dell’anno (non ancora annunciato il prezzo, ma ci aspettiamo qualcosa di molto competitivo). 
Grey ops 
Sono sei le missioni principali che vengono proposte nel titolo Serellan, e possono venire affrontate sia in singleplayer (con compagni controllati dall’intelligenza artificiale) che in multiplayer cooperativo con cinque amici via internet. In queste missioni non abbiamo un distintivo, una patch, un logo o un nome, in queste missioni sappiamo solo che a qualche governo fa piacere vedere eliminate delle persone e, senza fare domande, andiamo a fare il lavoro sporco in quell’area di grigio tra il lecito e l’illecito. Sei missioni, però, non sono poi molte, e ci viene così assicurato che la rigiocabilità sarà garantita da un posizionamento casuale di elementi e nemici. “Lo scopo del gioco non è imparare a memoria le posizioni degli avversari, lo scopo del gioco è imparare a muoversi come una vera squadra d’assalto“, ci ha detto Christian Allen, ma solo una prova prolungata potrà assicurarci che questo non si traduca semplicemente in povertà di contenuti. Oltre alle missioni da affrontare in cooperativa potremo impegnarci in partite competitive, nelle quali fino a dodici giocatori si affronteranno in maniera sensibilmente diversa da quanto siamo abituati a vedere nella maggior parte dei giochi: niente respawn, niente medikit e niente rapporto uccisioni/morti a farla da padrone. 
One shot one kill? 
Quasi, nel senso che un colpo ci metterà K.O. soltanto in caso di headshot, mentre nelle restanti occasioni si limiterà ad arrecare gravi danni alla parte del corpo colpita andando a danneggiare la nostra efficenza globale. In ogni caso, però, il secondo colpo sarà quasi sempre quello definitivo (a meno di non avere un giubbotto antiproiettile molto resistente ed essere presi di mira da un nemico armato solo di pistola), rendendo così l’esperienza ludica decisamente hardcore. L’assenza di respawn sembra ben sposarsi con l’atmosfera realistica del titolo, così come l’assenza di medikit, ma basterà questo a convincere i giocatori? Il fatto è che, se da un lato ci viene proposto un gameplay interessante, dall’altro l’impressione è che non ci sia poi così tanta carne al fuoco. Le armi utilizzabili non sono molte (il che è anche comprensibile, vista la tipologia delle missioni che richiede un certo tipo di attrezzatura), ma soprattutto sono le opzioni di personalizzazione a sembrare risicate. Si possono aggiungere i mirini, o le ottiche, o ancora cambiare i proiettili (è presente la penetrabilità delle superfici), ma da un titolo dal taglio così hardcore sarebbe stato lecito aspettarsi un comparto di contorno curato e ricco di opzioni, visto anche che queste sono tutte disponibili dall’inizio, il che potrebbe ridurre la spinta a giocare mancando il senso di progressione. 
Anche sul fronte tecnico non ci sono particolari guizzi di personalità: la natura budget della produzione appare evidente da textures molto semplici e ambientazioni ripetitive, come del resto non brillano per pulizia animazioni e comparto effetti. 

– Gameplay molto hardcore

– Sviluppato a diretto contatto con gli utenti

Takedown: Red Sabre vuole andare a soddisfare quei giocatori che cercano un’esperienza ludica difficile e tattica, e in un certo senso alcune delle caratteristiche necessarie non mancano. L’impostazione delle missioni ci è parsa quella giusta, ma l’impressione è che la produzione sia costretta dal modesto budget a disposizione. Pochi livelli, poche opzioni e poca personalizzazione potrebbero penalizzare il titolo Serellan agli occhi degli utenti, resta però da vedere se un prezzo particolarmente accattivante saprà convincere il pubblico.

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