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State of Decay 2: weekend di terrore e sopravvivenza nel nostro ultimo resoconto

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 14/05/2018 alle 00:00
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Prima di giungere a un giudizio definitivo nella nostra recensione in arrivo a breve, vogliamo raccontarvi com’è stato il nostro primo fine settimana con State of Decay 2. 
Memori di un buon primo capitolo molto apprezzato dall’utenza, era lecito aspettarsi un miglioramento a tutto tondo della formula, con più complessità e un mondo di gioco ancora più denso di attività da portare a termine. Dopo parecchie ore in un mondo post-apocalittico che non lascia scampo e con l’ombra maligna della morte permanente dei personaggi, si può di certo affermare che State of Decay 2 ha molto da offrire, e non solo per quanto riguarda i contenuti.
Sopravvivi
Abbiamo iniziato la nostra partita dovendo scegliere tra una delle quattro coppie a disposizione, tra cui due vecchi compagni di scuola e due avvenenti e giovani fidanzate. Noi siamo invece andati sul classico e abbiamo scelto la tipica coppietta, che a giudicare dai valori e dalle caratteristiche di entrambi ci è sembrata una delle soluzioni più equilibrate: lui più adatto al combattimento e all’uso delle armi; lei più agile e con più resistenza, con la possibilità di specializzarsi rapidamente in un paio di talenti. Sin dall’inizio, lei era piagata da quella piaga del sangue che viene trasmessa dal morso degli zombi infetti, motivo per cui, assieme al partner, dovevamo trovare al più presto un rifugio e una soluzione ai suoi crescenti malesseri. Nel tragitto abbiamo incontrato altri due personaggi: un medico e un militare. Insieme ci siamo diretti presso una tenuta abbandonata, che è diventato il nostro rifugio e la nostra piccola roccaforte.
Considerando che uno degli scopi del gioco è proprio creare una comunità, mantenerla viva e collaborare affinché si possa gestire al meglio l’apocalisse zombie, abbiamo fatto in modo di migliorare il posto in cui soggiornavamo: abbiamo costruito un presidio di fortuna per le emergenze mediche, un orto che potesse darci il cibo e le piante medicinali, un poligono di tiro e un laboratorio utile alla produzione di proiettili e armi. 
Mentre tentavamo di produrre tutto ciò che serviva, il panico e lo conforto hanno preso ben presto il sopravvento: le risorse sono spesso poche e i bisogni della comunità molto pressanti, pertanto riuscire a trovare un equilibrio e soddisfare le necessità di tutti non è per nulla semplice. E proprio qui emerge uno dei grandi pregi della produzione, che obbliga il giocatore a stare molto attento durante la fase gestionale: prestare un occhio alle risorse, far riposare o far guarire i compagni di sventura, e dar loro tutto ciò che serve per respingere gli attacchi zombi e rimanere in forma diverrà ben presto la vostra massima preoccupazione, spesso ben più grande di quando dovrete affrontare tutto il resto. 
L’inizio e alcuni momenti disperati potrebbero mettervi sul serio in crisi, ma conquistando gli avamposti, collaborando con gli altri sopravvissuti e recuperando il necessario, la comunità riuscirà ben presto a dare il meglio di sé. Il gruppo ha cinque risorse da tenere in considerazione, la maggior parte delle quali diminuisce regolarmente: bisognerà dunque trovare dei rifornimenti in giro, poiché rimanendo a corto di viveri dovremo fare i conti con gravi conseguenze come la malnutrizione, la malattia, la depressione o degli scatti d’ira.
On the road
In quella che è idealmente la seconda fase che racchiude il resto delle attività, ci siamo poi diretti e inoltrati nelle terre selvagge per trovare le risorse utili alla sopravvivenza. Quando si lascia spazio all’azione, sono sempre molti gli obiettivi da soddisfare: quelli principali che fanno progredire la storia, le richieste di aiuto dei superstiti, parecchie missioni secondarie e le continue ispezioni utili a sgraffignare ciò che rimane in case, supermercati, vecchi cottage ed edifici. 
Ispezionando la zona dal punto più alto di un torre, la mappa si riempirà di icone di luoghi. Aprendola ed esaminando i punti d’interesse, è possibile scoprire quali sono le zone perlustrabili. Bisogna poi usare le informazioni raccolte per pianificare spedizioni di ricerca o per lanciarsi alla conquista degli avamposti. 
Conviene innanzitutto munirsi di un veicolo robusto e con portabagli capiente, avendo inotre a portata di mano una tanica di benzina e un kit per le riparazioni: gli attacchi sono infatti frequenti e le aree di gioco sono piuttosto ampie, motivo per cui è meglio premunirsi, onde evitare di rimanere per strada e con un bottino che non può essere portato a casa. In caso di aiuto, non bisogna mai dimenticare le funzionalità della radio: ciascun superstite ne porta una con sé e può richiedere supporto esterno. Se serve una risorsa o una recluta, è possibile usare la radio per localizzarle. Alcuni sopravvisuti offrono comandi radio che guariscono, riforniscono o fanno piovere morte e distruzione.
Oltre a tutto questo, durante il nostro weekend di terrore ci siamo dovuti occupare in particolar modo di localizzare e distruggere gli “ammassi di carne“, ossia degli accumuli organici pulsanti ritenuti responsabili della diffusione dell’infezione. In queste fasi il rischio di fallire è elevato, poiché bisogna sempre armarsi fino ai denti per debellare la minaccia silente e tutti gli zombi che tentano, a frotte, di difendere la zona.
Abbiamo incontrato la morte, abbiamo ottenuto delle vittorie e abbiamo sofferto a lungo, ma sappiamo che c’è ancora molto da fare in quel mondo pieno di pericoli e sorprese. Gli unici veri dubbi, al momento, sono legati al comparto tecnico visibilmente arretrato e al continuo andirivieni tra la base e i luoghi d’interesse, che alla lunga potrebbe stancare e cedere il passo al tedio. Fino ad allora, tenteremo di sopravvivere al meglio in State of Decay 2, con questa o con una nuova comunità pronta a battagliare per la propria vita.

– Fase gestionale migliorata ed espansa

– Mondo di gioco più vivo, denso e ricco di attività

State of Decay 2 sembra proprio aver migliorato in toto la formula del primo capitolo, che è adesso diventata ancora più assuefacente e ricca di potenziale. Di certo non si può dire che il comparto grafico sia in linea con le meraviglie degli ultimi titoli arrivati sul mercato, né che tecnicamente stupisca; eppure, questo seguito sembra proprio avere tutto ciò che gli amanti del capostipite hanno sempre chiesto a gran voce.

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