New York – Le origini della matrioska si perdono nella notte dei tempi, e per quanto essa rappresenti un simbolo della tradizione russa, non è escluso che possa aver avuto origine addirittura nel Giappone feudale. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni artistiche da integrare nelle loro produzioni, i ragazzi di Double Fine (alla cui guida, per chi non lo sapesse, c’è il Tim Shafer di Grim Fandango, Monkey Island e del più recente Brutal Legend) propongono insieme al publisher THQ un curioso titolo, destinato ai circuiti Xbox Live Arcade e Playstation Network, che vi spedirà dritti in un mondo interamente popolato dalle famose bambole di legno. Durante la presentazione della line up della firma statunitense recentemente tenutasi a New York abbiamo avuto modo di provare il titolo di persona e fare due chiacchiere con Lee Petty, già art director per Brutal Legend, e mente dietro a Stacking.
Matrioske, rivoluzione industriale e un po’ di DickensSe davvero ci fosse un mondo interamente popolato da matrioske, Charlie Blackmore sarebbe senza dubbio la più piccola di tutte. Nato gracile e mingherlino, l’ultimogenito di una numerosa famiglia di minatori si ritrova sulle spalle un fardello non da poco: un perfido industriale noto come Il Barone ha infatti rapito uno ad uno i suoi parenti più stretti, costringendoli a lavorare in condizioni disumane. Senza farselo ripetere due volte, il piccolo Charlie decide di mettersi sulle loro tracce e liberarli dall’oppressione. Comincia così un’avventura fatta di ambientazioni ispirate a modellini improvvisati (staccionate di fiammiferi, nuvole di cotone e pareti di caramelle), ricca di riferimenti letterari di Dickensiana memoria e sceneggiata come un film muto, grazie a cut scene intervallate con i dialoghi che compaiono a schermo, su fondo nero. L’atmosfera che permea Stacking è semplicemente magnetica, cattura con dettagli piccoli ma significativi (basti pensare ai bordi della pellicola che ogni tanto si intravedono ai lati dello schermo, come se si trattasse di un vecchio film proiettato alla buona), propone un personaggio in cui identificarsi è facilissimo e colpisce con i temi, molto meno infantili di quanto il contesto non suggerisca. Con poche pennellate e personaggi fortemente caratterizzati nonostante la sostanziale carenza di espressività, la direzione artistica si imprime immediatamente nella memoria grazie ad un gusto fanciullesco, ricco di umorismo e di delicati rimandi al contrasto tra borghesia e ceti più bassi, tipicamente ottocentesco. Il gameplay è sostanzialmente strutturato a mo’ di puzzle game: nei panni del piccolo Charlie sarà possibile esplorare liberamente le varie ambientazioni proposte, affrontando di volta in volta un problema da risolvere. Che si tratti semplicemente di aprire una porta sigillata, oppure di dirottare una crociera in alto mare, la soluzione sarà sempre legata alle minute dimensioni del protagonista. Posizionando Charlie dietro ad una matrioska di dimensioni di poco superiori alle sue sarà infatti possibile “entrarvi” e prenderne il controllo, o approfittarne per impadronirsi di altre bambole via via sempre più grosse. Grazie a questa semplicissima meccanica (la quale tra l’altro spiega il nome dell’opera, to stack in inglese significa infatti mettere in pila, accumulare) il piccolo Blackmore potrà trarre vantaggio dalle caratteristiche speciali dei molti personaggi che popolano gli scenari, spesso uniche e legate alla pressione di un tasto azione: nei panni di un poliziotto sarà possibile disperdere le folle, in quelli di una bella donna si avrà invece l’occasione di ammaliare le persone vicine e distoglierle dalle loro mansioni, e così via. Grazie ad una curva di apprendimento molto ben bilanciata, i primi enigmi si riveleranno molto semplici e risolvibili in un paio di passaggi, ma ben presto il giocatore verrà messo di fronte a grattacapi decisamente più complessi, i quali richiederanno spirito d’improvvisazione ed un po’ di immancabile trial and error.
Un problema, tante soluzioniGrazie ad un menu accattivante e di facile consultazione, sin dai primi passi viene svelata un’ulteriore particolarità della formula ludica proposta da Stacking: ogni ostacolo posto di fronte al giocatore può infatti essere aggirato in un certo numero di modi differenti, situazione esplicitata da un messaggio che comparirà a schermo una volta trovata una di queste possibili soluzioni. Per quanto scovare il bandolo della matassa una sola volta sia più che sufficiente per procedere nella storia, gli sviluppatori considerano la ricerca di tutte le strade possibili uno degli elementi portanti del gameplay, in grado in questo modo di offrire una rigiocabilità intrinseca, che non richiede caricamenti o nuove partite per sperimentare le diverse soluzioni. Un’ulteriore piccola deviazione dal normale incedere è offerta dai cosiddetti Hijinks, ovvero l’utilizzo ripetuto di alcune abilità speciali di talune matrioske, spesso con effetti esilaranti sui personaggi nei dintorni: che si tratti di suonare un violino, cacciare urla a squarciagola o ruttare sonoramente, attivare un certo numero di volte queste animazioni sbloccherà una serie di divertenti achievement. In chiusura, gli sviluppatori ci hanno mostrato come nelle diverse ambientazioni si aggirino talvolta matrioske appartenenenti ad una famiglia o ad un particolare gruppo, riconoscibili tramite evidenti tratti distintivi: se si riuscirà ad inglobarle tutte, dalla più piccola alla più grande, si otterrà lo stack perfetto, ricompensato con un’esilarante cut scene che svelerà divertenti retroscena riguardanti i personaggi interessati. Un’ulteriore dimostrazione di come, seppur lineare, il gameplay di Stacking offra molte possibilità per esplorare le ambientazioni in modo creativo, divertendosi e godendo della meravigliosa caratterizzazione.
– Un’idea semplice ma geniale
– Molta varietà nella soluzione dei puzzle
Basato su un’idea molto semplice (a quanto pare suggerita a Lee Patty da sua figlia, intenta in un giorno come un altro a giocare con delle matrioske), Stacking dimostra ancora una volta come i ragazzi di Double Fine siano abilissimi nel creare mondi alternativi affascinanti, ricchi di rimandi storici e fiabeschi, e nel popolarli con personaggi ricchi di spessore. Seppur apparentemente leggero ed infantile come un gioco da bambini, il nuovo titolo ha tutte le carte in regola per conquistare le classifiche di Live Arcade e Playstation Network: rimanete con noi per il verdetto finale, a Marzo su queste pagine.