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Rise of the Tomb Raider 20th Year Celebration Edition

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Avatar di Gottlieb

a cura di Gottlieb

Pubblicato il 23/09/2016 alle 00:00
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È trascorso poco meno di un anno dalla release di Rise of the Tomb Raider su XboxOne, lo scorso novembre del 2015. Terminata l’esclusiva temporanea per le console Microsoft, adesso Lara Croft è pronta ad abbracciare l’utenza Sony anche su PlayStation 4, con una versione per il PlayStation VR e per la PlayStation 4 Pro, con tante novità e con delle modalità in più, così da giustificare l’anno di gap con la versione precedente. Siamo stati negli studi di Koch Media, una settimana fa, in compagnia di Meagan Marie, senior community manager di Crystal Dynamics e nota cosplayer dell’ambiente internazionale, per provare tutte le novità offerteci.

Viaggio al centro del manieroÈ trascorso esattamente un anno dalle vicende raccontate da Tomb Raider, il reboot della saga pubblicato nel 2013: Lara Croft è in cerca delle risposte che potrebbero darle finalmente un quadro generale di quanto realmente accaduto all’isola di Yamatai e nel tentativo di risalire alla verità suprema si imbatte in alcune ricerche del padre, lasciate però incompiute. Tutte trattano la Tomba del Profeta, collocata nella città perduta di Kitez, dove è nascosto segretamente la promessa dell’immortalità, l’obiettivo ultimo di tanti avventurieri partiti alla scoperta di mondi sconosciuti. La ricerca di Kitez, però, aveva già condotto il padre di Lara alla follia, guidata dalla sua ossessione per l’eventuale scoperta: che la Nostra, adesso, voglia mettersi in viaggio per ripercorrere le orme del padre potrebbe condurci a una fine analoga. Con tanto coraggio e tanta spavalderia, l’esploratrice si metterà così in viaggio verso la Siria, esattamente a Costantinopoli, per rintracciare la verità sfuggita al padre. La trama, chiaramente, non muta rispetto alla versione per XboxOne, e ci condurrà attraverso le stesse vicende già affrontate un anno fa, ma nella sua nuova versione, denominata 20th Year Celebration Edition, che per l’appunto celebra i vent’anni dall’arrivo sul mercato di Lara Croft, le novità sono tante. Partiamo con un capitolo completamente nuovo, intitolato Blood Ties, seguito poi dalla modalità Endurance (Stoicismo in italiano) Co-op, Lara’s Nightmare e il supporto alla VR per Blood Ties. 

Sopravvivenza in cooperativaDelle modalità nuove provate sicuramente la cooperativa è stata quella che ci ha maggiormente soddisfatto: provata insieme a un collega, rigorosamente su PlayStation 4, ci siamo ritrovati in una vasta landa innevata, ricoperte da vistose pellicce a proteggerci dal freddo. Nonostante, però, tali aiuti e supporti, entrambe le Lara avranno degli indicatori, posti in alto a sinistra, che segnaleranno le rispettive necessità: uno rappresenta il freddo, quindi la temperatura corporea che va tenuta sempre alta, e l’altro rappresenta la fame, quindi quanto cibo siete riusciti ad accumulare per voi. Partiamo col sottolineare che sarà possibile cambiare l’abbigliamento e la skin delle nostre protagoniste, ma in ogni caso entrambi ci vedremo nei panni di Lara Croft, così da avere un’immersione totale nella protagonista e vedere il nostro compagno come supporto, in vesti alternative. La necessità di coesistere è evidente, in ogni caso, perché sia nel procacciare cibo che nell’accendere dei falò sarà necessario farlo in due, per giovare entrambi, in egual misura, delle necessità vitali. Per quanto la durata della nostra prova sia stata abbastanza breve, siamo riusciti ad apprezzare tale modalità più delle altre, sia per l’interattività offerta dalla co-op, sia dalla difficoltà palesatasi: innanzitutto rincorrere un cinghiale o un cervo ci donerà, sì, diversi giovamenti dal punto di vista dell’indicatore del cibo, ma potrebbe portarci a una sfrenata rincorsa che ci condurrà non solo ad accumulare più fatica, ma anche nelle braccia nei nemici, armati di pistole e fucili pronti a colpirci. Chiaramente lo svantaggio non è così enorme, perché anche noi potremo in qualche modo adoperarci per arrivare alla creazione di armi da fuoco, chiaramente da dosare col contagocce: la parte di crafting, infatti, si è presentata abbastanza complessa, ma molto gratificante, tanto da farci credere che possa essere uno degli elementi più importanti dell’intera esperienza, pur non avendo avuto occasione di approfondire la sua conoscenza. Lo schermo, per quanto sia tutto gestito in co-op, non è assolutamente in split-screen, pertanto l’allontanamento di uno dei due compagni comporterà semplicemente la creazione di un indicatore per avvisarvi del suo posizionamento sulla mappa: va da sé, insomma, che la co-op è prettamente online. Immediatamente dopo ci siamo lanciati in quella che è una modalità Survival, Lara’s Nightmare, ambientata sempre nel maniero del padre di Lara Croft, dove è ambientato interamente Blood Ties. Nonostante il divertimento fornito dal dover distruggere tutti gli zombie che ci si paravano addosso e anche la varietà offerta da Tomb Raider, che all’improvviso si riscopre un po’ più prossimo a Resident Evil che altro, i dubbi sulla modalità sono diversi. Innanzitutto la conclusione della stessa è legata alla necessità di distruggere tre teschi, che hanno un respawn randomico in diversi posti della mappa e che quindi vi costringono a girovagare per l’intero maniero sopravvivendo agli zombie, raccogliendo munizioni e oggetti aspettando che qualcosa compaia sopra la vostra testa. Purtroppo nella nostra prova non siamo mai riusciti a scovare tutti e tre i teschi, fermandoci a un massimo di due, ma rimanendo sconfitti anzitempo dalle orde di zombie che arrivavano addosso alla nostra eroina: l’ambiente è comunque molto ristretto, senza eccessivi punti di fuga e al di là delle armi a nostra disposizione non potremo fare molto affidamento sul combattimento corpo a corpo, che in alcune situazioni ci avrebbe sicuramente aiutato. Allo stesso modo la schivata non ci è sembrata immediata, ma è un aspetto che trova la propria giustificazione nel fatto che Lara Croft non è assolutamente pensato, alla propria base, per delle sessioni di gameplay in questa modalità. Pur apprezzando, quindi, la scelta non sappiamo se condividerla a pieno. Allo stesso modo c’è da storcere il naso sulla linea di trama offerta a giustificazione dell’evento spaventoso, con Lara che si ritroverebbe dinanzi alla palesazione dei suoi incubi sotto forma di zombie. 

Legami di sangue in 3DArriviamo dunque al cuore delle novità, ossia Blood Ties, che si presenta anche in versione VR, in duplice ramificazione, per dare supporto a chi soffre di motion sickness. Partiamo col dire che la nuova avventura è completamente basata sull’esplorazione del maniero, offrendo lo stesso scenario che ci ritroveremo a calpestare durante il Lara’s Nightmare, semplicemente con zero zombie dinanzi al nostro cammino e tantissimi enigmi ambientali da rivivere e da risolvere. L’intricato labirinto apposto nel maniero, oramai in condizioni pessime a causa delle inondazioni e dell’esser stato abbandonato a se stesso, ci porterà alla ricerca di numerosi oggetti, tutti accompagnati da una lore propria, e alla ricerca di utensiliutili per l’esplorazione. La modalità si concentra molto sul raccontare quella che è la storia del maniero e il passato del padre di Lara, offrendo tutti dettagli a livello narrativo che arricchiscono l’offerta finale di Tomb Raider. L’esplorazione è supportata anche da alcune feature che permettono a Lara di usufruire delle sue capacità di esploratrice per arrivare alla risoluzione del misfatto: dietro, infatti, la completa esplorazione del Croft Manor c’è la contestazione della proprietà da parte dello zio di Lara, che pretende di reintegrare il maniero nei propri possedimenti. La giovane avventuriera è così chiamata alla ricerca di prove che possano dimostrare l’appartenenza della struttura alla famiglia Croft, facendo così cessare qualsiasi attività che arrechi pregiudizio alla sua persona, perdonate il tecnicismo giurisprudente. Il DLC presenterà anche dei flashback che vi aiuteranno a comprendere meglio la situazione nella quale vi ritrovate, fino a condurvi nella libreria del padre di Lara, dove purtroppo la nostra avventura si è dovuta interrompere per cedere il passo alla prova in VR. L’esperienza che si fregia esclusivamente di un’esplorazione e nulla più, quasi come un walking simulator però accompagnato da un obiettivo e da uno scopo, si rende più interattive nella modalità con la realtà virtuale. Accompagnati dal PlayStation VR abbiamo avuto modo di testare una delle due modalità offerteci, quella che ci dava libertà assoluta nei nostri spostamenti, a costo di dover soffrire di motion sickness, aspetto che comunque non ci ha minimamente scalfito. Inserita in un contesto nel quale l’unico obiettivo era quello di raccogliere oggetti, la modalità VR non ci ha sicuramente sconvolto l’esistenza, né ci ha offerto qualcosa di incredibilmente affascinante di cui raccontarvi. Per quanto l’effetto sia positivo e la resa tecnica sia adeguata alle nostre necessità, il tutto sembra decisamente fine a se stesso ed eccessivamente limitata, non avendo alcuna azione da compiere e potendo soltanto, a conti fatti, osservare ciò che ci circonda. 

– Modalità Endurance interessante e profonda

– Chiara la volontà di aggiungere nuovi elementi

Il ritardo di un anno rispetto alla versione XboxOne è stato ampiamente coperto dalla presenza di numerose novità offerte dalla 20th Year Celebration Edition di Rise of the Tomb Raider: se da un lato Blood Tiles ci offre un aspetto esclusivamente esplorativo, dall’altro c’è da esaltare la presenza della modalità Endurance, che in co-op si fa apprezzare completamente e rappresenta un aspetto decisamente corposo da annoverare tra le aggiunte. Meno interessante ci è sembrata la modalità Lara’s Nightmare, pur apprezzando quelle che sono le volontà di offrire una modalità più variegata rispetto a quelle note di Tomb Raider. Tale versione è comunque appagante e riesce a soddisfare i palati più fini, anche chi magari ha già speso le sue ore di gioco sulla versione per XboxOne e attende qualche novità da gustarsi su PlayStation 4.

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