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Need For Speed Payback

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Avatar di Filippo "Xsin" Consalvo

a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Pubblicato il 11/06/2017 alle 00:00
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I ragazzi di Ghost Games ritornano a portare alto il nome di Need for Speed in una generazione in cui il brand ha visto enormi cambiamenti con uno spiccato ritorno allo spirito dei capitoli Underground e Most Wanted, proprio grazie al lavoro del team svedese di EA. Dopo Rivals, capitolo d’ingresso su PS4 e Xbox One, e il reboot Need For Speed, forse il migliore dai tempi di Most Wanted, quest’anno è il turno di Need for Speed Payback, che porterà importanti novità alla serie soprattutto nelle modalità offline.

Campagna offline
Questo è il punto cardine del nuovo titolo: l’esperienza offline viene completamente rivista e diventa la modalità principale del gioco, con l’esperienza “di rete” relegata al semplice autolog (confronto tra i tempi dei propri amici e poco altro).
La campagna segue la storia di Tyler, Mac e Jess, una mini crew di piloti dei quali non sappiamo ancora molto se non che saranno tutti e tre giocabili e ciascuno specializzato in una particolare competenza. 
Il nostro giocato è stato il capitolo visto durante la conferenza: l’inseguimento di un camion all’interno del quale si trova la nostra Koenigsegg Regera, un auto per la quale, non ci sono dubbi, chiunque si lancerebbe in una corsa ad alto rischio. L’evento è diviso in alcune fasi, nelle quali l’obiettivo è comunque quello di raggiungere il camion (insolitamente veloce), distruggere le auto dei “cattivi” e portarsi nella posizione designata che porta a una cutscene. Quest’ultime sono piene di azione e il paragone con la serie Fast and Furious è più che d’obbligo, considerando anche alcune “esagerazioni” alle quali Toretto e la sua “famiglia” ci stanno abituando sempre più, capitolo dopo capitolo.
Esplosioni, auto che vengono sbalzate via, fiamme e manovre ai limiti della fisica, ma pur sempre di guida arcade si tratta e da quando Criterion si spostò da Burnout a Need For Speed ci abbiamo un po’ fatto il callo.
Dalla nostra intervista è confermato che il gioco prevede solo sessioni alla guida, mentre le cutscene faranno il resto.
La struttura della campagna, divisa in capitoli, prevede una serie di gare preparatorie nelle quali i protagonisti “ottengono informazioni e riescono a conoscere personaggi importanti”, per poi finire con un evento di fine capitolo come appunto la “Highway Heist” che la conferenza ci ha mostrato, dove bisogna completare gli obiettivi per raggiungere il completamento. Quest’ultimo aspetto in particolare ci ha lasciato perplessi, costringendoci in questo evento persino a rallentare per eliminare le auto avversarie, facendoci perdere quel senso di inseguimento e velocità ad alto rischio che dovrebbe trasmettere.
Dal drift al drag
Eventi di fine capitolo a parte, Need for Speed Payback conta su cinque tipi di gara diversi: Race, Drag, Drift, Offroad e Courier. Le Race sono normalissimi sprint già visti nella serie, così come i Drift, specialità di Mac. Drag e Offroad sono ancora tutte da scoprire, mentre le Courier sono gare di “consegna” (probabilmente time attack) esclusive di Jess. Joypad in mano, la sensazione di velocità è molto appagante e si nota subito l’enorme differenza che la Koenigsegg riesce a mettere sull’asfalto. IA e guida non sono molto diverse dal precedente Need for Speed, in particolare durante i tornanti da affrontare in derapata, che rimangono anche in questo capitolo il punto debole degli avversari. Ripetendo la Race per la seconda volta, con lo stesso identico tempo a cronometro, siamo riusciti ad arrivare primi e quinti: la differenza sta tutta nella breve sezione finale di tornanti, dove nel primo caso abbiamo recuperato e superato sei avversari in tre curve, mentre nel secondo un’avversario ci ha spezzato il ritmo e siamo rimasti nella posizione in cui eravamo prima dei tornanti. Sui rettilinei recuperare è arduo, ma affrontare i tornanti continua ad essere troppo facile e troppo efficace rispetto all’IA avversaria. Da scoprire invece la resa nelle gare online, relegate a una modalità a sé stante con tanto di hub e matchmaking classico, probabilmente fino ad un massimo di otto giocatori in contemporanea.
Personalizzala
Need for Speed Payback si concentra anche e soprattutto sulla personalizzazione, considerando che secondo i dati raccolti da Ghost Games i giocatori hanno speso una considerevole quantità di tempo a modificare l’estetica della propria auto nel precedente capitolo. Ascoltando i feedback è stata aumentata a dismisura la libertà d’azione: adesso ogni parte esterna dell’auto può essere modificata diversamente, andando nel dettaglio di ogni angolo, paraurti, alettone, minigonne, cofano, tinta dei vetri e così via, eliminando così quei “kit” preconfezionati che andavano a modificare il body dell’auto a grandi linee.
Confermati anche wrap e aerografie con ancora più opzioni, il tutto per permettere ai giocatori di godere della propria opera mentre si sfreccia ad alta velocità nella nuova mappa, ancora più vasta ma soprattutto più percorribile, con la possibilità di andare dalla città al deserto lungo tutto lo spazio a disposizione, dentro o fuori la strada.  Un mondo open world dove tra le altre cose troveremo dei “derelitti”, ovvero auto d’epoca in condizioni disastrate che è possibile riparare, riportare alle condizioni originali o trasformare addirittura in super car, recuperando i pezzi necessari. La personalizzazione delle performance e dell’assetto è stata portata su un altro livello, con una notevole influenza sulle prestazioni in gara: essenziale dunque lavorare di tuning per preparare il proprio bolide per una gara di drifting allargando l’inclinazione delle ruote ad esempio, o alzando le sospensioni per una offroad e così via, per un’esperienza ancora più profonda e diversificata.  Una marea di dettagli che però si limita alle sole auto, mentre il mondo e la fisica di gioco continuano a risentirne un po’ come nei capitoli precedente, con i pali che continuano a rompersi “a bastoncini” o i guardrail che rimangono impenetrabili e inscalfibili. Confermata invece l’assenza di danni per la propria auto, con la possibilità di ammirarli solo durante un incidente per poi riavere subito le condizioni perfette di essa.

– Senso di velocità appagante

– Personalizzazione estetica nettamente migliorata

Need for Speed Payback riprende da quanto di buono fatto con il precedente titolo della saga e sposta tutta la sua attenzione sulla campagna offline, di chiara ispirazione cinematografica a la Fast & Furious. Tanta azione ma anche tante cutscenes che dovrebbero trasmettere un senso di rischio e coinvolgimento che non siamo riusciti a sperimentare in questa prima prova. L’ampiezza del gioco è tutta da svelare ma la struttura a capitoli ci preoccupa facendoci ripensare ad un non brillante Need for Speed The Run, ma l’egregio lavoro fatto con il senso di velocità una volta alla guida e con il sistema di personalizzazione ci spinge ad essere fiduciosi. Da capire meglio quante auto saranno disponibili e quanto la campagna offline sarà coinvolgente, soprattutto considerando che il multiplayer adesso è stato relegato ad un semplice matchmaking competitivo.

Nuove gare, mappa più grande e auto mozzafiato sono un buon punto di partenza ma speriamo il lavoro più grande possa essere fatto sull’IA, migliorata sui rettilinei ma ancora una volta debole nei tornanti in drifting. La carne al fuoco c’è tutta, adesso Ghost Games deve riuscire a non bruciarla.

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