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Medal of Honor: Warfighter

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Avatar di Nitro

a cura di Nitro

Pubblicato il 07/10/2012 alle 00:00
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Da ieri sera, dopo alcuni problemi di natura tecnica, risolti entro poche ore da Danger Close Games e Microsoft, la beta di Medal of Honor: Warfighter si è finalmente resa disponibile in esclusiva su Xbox Live. Dopo aver provato il titolo alla Gamescom di Colonia e a Stoccolma nello studio degli sviluppatori non ci siamo di certo fatti sfuggire anche questa occasione, e passata una nottata tra proiettili volanti e frenetiche esplosioni siamo qui per riportarvi le nostre impressioni.
Occhio alle spalle!
La build di prova messa a disposizione dal team di sviluppo permetteva l’accesso ad una sola modalità di gioco, denominata Hotspot. Scelta la fazione tra le dodici offerte dal titolo, ognuna caratterizzata dalle proprie peculiarità in termini di statistiche, ci siamo subito gettati nel vivo della scena.
La variante di gioco era molto simile alla Corsa già saggiata nella serie Battlefield: una delle due squadre era in attacco e doveva tentare di distruggere dei particolari punti di controllo mediante il posizionamento e l’attivazione di alcune cariche esplosive, mentre l’altra aveva il compito di impedirlo in tutti i modi prima che il conto alla rovescia scadesse. Le basi da attivare erano in totale cinque, e la partita era ormai da considerarsi completata quando ne esplodevano tre o la squadra attaccante falliva per altrettante volte nel suo intento. Differentemente da quanto visto nella soluzione DICE, però, il tempo a disposizione della squadra in difesa per disinnescare la carica era piuttosto generoso, circa quarantacinque secondi, e riuscire a mantenere il controllo del punto evitando che il nemico defusasse non era certo un gioco da ragazzi, tanto che il teamwork si è rivelato la chiave per riuscire a dominare la partita.
In Hotspot eravamo infatti divisi in due grandi fazioni, ognuna delle quali composta da numerosi sottogruppi da due giocatori soltanto. Il nostro compagno veniva evidenziato tramite una stella verde sulla mappa, e rimanendo sempre uniti e facendo gruppo i punti assegnati aumentavano esponenzialmente, sia per le semplici uccisioni sia per eventuali assist. Non mancavano ovviamente le possibilità di supporto, in quanto potevamo aiutare e rifornire il nostro commilitone qualora ve ne fosse la necessità con cure e munizioni prese direttamente dalla nostra riserva. Quando veniva ucciso da un nemico, inoltre, quest’ultimo veniva evidenziato sulla mappa e la sua sagoma era a noi visibile anche attraverso i muri, elemento che spingeva quindi a vendicare la morte del compagno e a soddisfare la nostra sete di sangue.
Dopo una morte, inoltre, era possibile respawnare nei pressi del nostro commilitone o direttamente in base. In merito al primo tipo di rigenerazione dobbiamo tuttavia segnalare alcuni problemi, in particolar modo perché sebbene sia presente un tempo minimo intercorrente tra la morte e la rinascita presso il compagno e il titolo eviti di rigenerarci quando quest’ultimo sarà nel mezzo di un violento conflitto a fuoco, è capitato talvolta che venissimo riposizionati parecchio lontano dal nostro alleato o particolarmente esposti al fuoco nemico.
Alle altre spalle!
Dopo una serie di uccisioni e diversi punti accumulati era finalmente possibile sbloccare nuove classi utilizzabili subito dopo la prima morte utile. Nel complesso i ragazzi di Danger Close sono riusciti ad equilibrare quanto basta le peculiarità di ognuna, dando per esempio la possibilità al Demolitore di corazzarsi contro gli attacchi nemici e beneficiare di una resistenza ancora maggiore, o permettendo al Point Man di incrementare la propria potenza di fuoco semplicemente con la pressione di un tasto del D-Pad. Sottolineiamo tuttavia come il tempo intercorrente tra un’attivazione e l’altra non sempre si è rivelato particolarmente azzeccato, poiché con lo Spec Ops abbiamo potuto attivare con un tempo di cooldown piuttosto basso l’abilità prerogativa che consentiva di spottare anche i nemici più nascosti. A tal proposito il sistema di segnalazione dei personaggi funziona piuttosto bene, sia a schermo che sulla mappa.
Immancabile anche il bonus scaturito da killstreak più o meno lunghe, che consentiva ad esempio di beneficiare della potenza del lanciagranate e del supporto aereo per violenti bombardamenti o la creazione di alcuni muri di fumo, rendendo così difficile l’avanzata nemica e la conquista dei punti di controllo sulla mappa.
Killing enemies in a very different path
Per quanto riguarda il comparto tecnico possiamo ritenerci tutto sommato soddisfatti, in quanto Medal of Honor: Warfighter presenta parecchi alti ma anche alcuni bassi. La spettacolarità offerta è davvero notevole, ed è apprezzabile in particolar modo grazie alle numerose esplosioni a schermo, effetti luce e di telecamera, che rendono talvolta difficile la mira senza mai rivelarsi un ostacolo ostico e frustrante, capaci di immergere pienamente nel vivo della scena. La pulizia grafica è più che accettabile, nonostante alcuni caricamenti tardivi delle texture, ed essendo la versione console quella testata siamo curiosissimi di vedere come Danger Close abbia spremuto la controparte PC grazie all’ovvia potenza di elaborazione superiore offerta dalle macchine odierne. Il frame rate riesce a mantenersi stabile per la maggior parte del tempo, anche se a volte compare un leggero tearing che non compromette però l’esperienza di gioco in maniera consistente. La critica va mossa invece per hitbox ed animazioni. Per quanto riguarda la prima segnaliamo delle imprecisioni, in quanto più volte siamo stati uccisi pur essendo al riparo dietro a un muretto o a un veicolo, mentre per la seconda è sicuramente notabile l’influenza di Battlefield 3 ad esempio nel salto e superamento di alcuni ostacoli, e un paio di imperfezioni concernenti il ragdoll, dato che è capitato più volte che venendo uccisi durante un salto il nostro soldato sembrava che avesse appena eseguito un avvitamento in aria.
La mappa provata infine ci è sembrata ben strutturata, con un buon bilanciamento di fasi all’aperto e in ambienti chiusi, che permettevano all’utente di decidere quale approccio adottare e davano anche la possibilità di trovare alcuni punti dove potersi accampare in qualità di sniper e prendere con tutta calma la mira. Ovviamente rimandiamo il giudizio sul level design una volta che avremo la possibilità di provare a fondo l’intera esperienza multigiocatore con il codice definitivo, ma già da ora non possiamo di certo ritenerci delusi da quanto svolto dalla compagnia in termini di varietà.
L’equipaggiamento a nostra disposizione sarà inoltre totalmente personalizzabile, e in questo senso possiamo affermare come gli sviluppatori si siano sbizzarriti, con una quantità spropositata di accessori che riusciranno sicuramente a soddisfare lo stile di gioco di ogni utente, così come riesce a fare la già citata varietà di classi offerte.

– Frenetico

– Tecnicamente niente male

– Vasta personalizzazione dell’arsenale

L’ultima prova avvenuta in occasione del rilascio della beta di Medal of Honor: Warfighter ci ha lasciato piacevolmente stupiti. L’ultima fatica di Danger Close Games riesce ad emergere grazie alla spettacolarità nelle ambientazioni e alla frenesia offerta dalla modalità che abbiamo avuto modo di giocare. Non manca molto al rilascio del titolo, e sicuramente arriveranno a breve ulteriori informazioni riguardo alla componente multigiocatore. Rimanete con noi!

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