Anteprima

Medal of Honor

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a cura di andymonza

Inutile girarci attorno, l’annuncio del nuovo capitolo di Medal of Honor è stato inevitabilmente associato ad un tentativo da parte di Electronic Arts di proporre un clone del Modern Warfare 2 che tanti successi commerciali ha riscosso in seguito al suo acclamato rilascio. Il recente Showcase primaverile marchiato EA si è rivelato un’ottima occasione per vedere finalmente il prodotto in movimento e cercare di capire se la diffidenza iniziale fosse fondata o meno. Due missioni giocate dagli sviluppatori ci hanno permesso di farci un’idea ben più precisa dell’offerta ludica proposta da EA Los Angeles.

Guerra veraPochi minuti di gameplay sono bastati per immergerci in uno scenario di guerra che ostenta senza paure il suo netto realismo e ne fa uno strumento di forte coinvolgimento; una sensazione paragonabile a guardarsi Black Hawk Down (pellicola di guerra contemporanea del regista Ridley Scott, famosa proprio per il suo realismo al limite del documentaristico) con l’impianto audio giusto e su uno schermo di generose dimensioni. Non è un segreto che gli sviluppatori si siano avvalsi delle testimonianze e della consulenza di diversi militari che l’Afghanistan di Bush Jr. l’hanno vissuto sulla propria pelle ed in prima linea. Al fine di permettere ai giocatori di sperimentare due diverse facce della stessa sanguinosa medaglia, gli sviluppatori hanno idealmente diviso la campagna singolo giocatore di Medal of Honor in due scaglioni i cui capitoli si intrecceranno, dedicati rispettivamente ai Berretti Verdi noti come Sledgehammer, fanteria pesantemente armata ed addestrata all’utilizzo dei veicoli, ed ai soldati Tier 1, abili nell’infiltrazione silenziosa e nelle operazioni sotto copertura. Questo identifica naturalmente due tipologie di gameplay molto diverse tra loro, la prima caratterizzata da assalti a villaggi, breaking and entering ed utilizzo di arsenale pesante, la seconda invece fatta di infiltrazioni notturne, ordini sussurrati ed uccisioni silenziose.Proprio per questo motivo la presentazione tenutasi durante lo Showcase ci ha permesso di assistere ad esempi di entrambe le tipologie di gameplay, le quali hanno immediatamente rivelato tutte le differenze.Nei panni degli Sledgehammer i ragazzi di EA Los Angeles ci hanno mostrato una tipica situazione da guerriglia urbana: bloccati dal fuoco di una mitragliatrice in un villaggio semiabbandonato, i Berretti Verdi hanno scelto sei volontari per accerchiare e mettere fuori uso la postazione fissa. E’ seguita una rapida “pulizia” del villaggio casa per casa, con il giocatore armato di fucile a pompa ed i compagni che si ponevano di volta in volta ai lati della porta d’ingresso, nel più classico dei break and enter: queste manovre restituiscono un’impressione molto realistica, ottenuta grazie alle ottime animazioni, al continuo contatto via radio con i compagni ed alla resa grafica e sonora del titolo, che si avvale di un Unreal Engine 3 pesantemente modificato in grado di riprodurre scorci tipici dell’Afghanistan con un livello di dettaglio degno di nota. Il continuo contatto vocale con i compagni è di primissima importanza, dà l’impressione di far parte di una squadra organizzata e consapevole che fa continui rapporti sullo stato delle munizioni, sulla presenza di bersagli in vista (“Contatto!”) e sull’avvenuta pulizia degli spazi chiusi (“Libero!”). Una volta sistemato il villaggio, gli Sledgehammer si sono mossi verso la famigerata mitragliatrice: mentre i compagni aprivano il fuoco di soppressione sul nemico, al giocatore toccava mantenere un puntatore laser sul bersaglio per permettere al supporto aereo di fare il proprio lavoro. Pochi istanti, una spettacolare esplosione, missione compiuta.

L’altra faccia della medagliaLa seconda missione mostrata è stata invece dedicata alla task force Tier 1, la medesima cui appartiene l’ormai celebre soldato mostrato nei primi poster dedicati al gioco. Specializzati in infiltrazione ed operazioni sotto copertura, questi Seal sono noti per la capacità di passare completamente inosservati sul campo di battaglia, penetrare le difese come burro, aprire la strada alla fanteria e sparire nel nulla. A testimoniare queste peculiarità ci ha pensato l’assalto notturno mostratoci: vestiti come abitanti del luogo, con tanto di caffettano e kefiah, i Tier 1 si sono trovati a ripulire una vallata dalle pattuglie per permettere il passaggio delle truppe USA l’indomani. La missione è cominciata con l’incontro con un civile: un pastore, che è stato prontamente messo KO (senza apparentemente arrecargli danni permanenti) prima che potesse dare l’allarme. L’atmosfera nei panni delle truppe Tier 1 si è rivelata decisamente più tesa: lontani dal caos degli scontri a viso aperto, questi corpi speciali si muovono silenziosamente, controllando sistematicamente ogni angolo, fermandosi spesso per scrutare l’orizzonte in cerca di pattuglie, sussurrandosi a vicenda ordini e brevi rapporti sullo stato. Ad ogni pattuglia, tanto il giocatore quanto i compagni erano costantemente costretti a nascondersi, lasciar passare i bersagli e successivamente tendere la classica imboscata con armi silenziate ed occasionale utilizzo del coltello. La missione si è conclusa con un piccolo colpo di scena che ha confermato la presenza di un’ossatura narrativa nel contesto bellico: colto di sorpresa da un nemico nascosto dietro un angolo, colpito al volto e disarmato, il protagonista è stato salvato all’ultimo istante dal tiro di precisione di un compagno. Interessante come queste cut scene non abbandonino la visuale in prima persona, permettendo una totale immersività nel contesto.

Ricreare l’AfghanistanMedal of Honor è già allo stadio attuale un gran bello spettacolo visivo. L’Unreal Engine 3 si presenta quasi irriconoscibile, e restituisce una varietà notevole di texture che ben riproducono l’ambiente sporco ed “usurato” dei villaggi afghani. Interessante la presenza di diversi elementi distruttibili all’interno degli scenari: per quanto non ci si trovi di fronte ai fasti di Battlefield Bad Company 2, gli sviluppatori hanno sistemato ad hoc all’interno delle ambientazioni diversi elementi passibili di distruzione, come muretti o elementi d’interni, atti a rendere ancor più dinamico e realistico il terreno di scontro. Per quanto ancora non definitivo, anche il sonoro si è fatto apprezzare per una buona campionatura delle raffiche dei mitra, musiche minimaliste e doppiaggio in inglese di buona qualità.

– Realistico

– Permette di affrontare situazioni belliche molto differenti

– Tecnicamente valido

Man mano che il progetto Medal of Honor prende forma, interessanti caratteristiche sembrano indicare un buon lavoro da parte dei ragazzi di EA Los Angeles: a differenza di Modern Warfare, che tende sempre e comunque a proporre situazioni belliche eccessive e con scarsi riscontri realistici, lo sparatutto proposto da EA punta tutto al realismo più sfrenato, restituito grazie ad una riproduzione certosina dei movimenti delle squadre speciali sul campo e dalla riproposizione di un’ambientazione, l’Afghanistan, modellata sulla base di ricerca diretta sul territorio. Per quanto la formula proposta non sia originale, la decisione di dividere idealmente la campagna tra due forze speciali con caratteristiche opposte sembra garantire una buona varietà agli scontri.

Durante l’evento ci è stato possibile prendere parte a qualche schermaglia online, sulla quale siamo tuttavia tenuti a mantenere il riserbo sino ai primi giorni dell’E3: rimanete con noi, a metà Giugno arriveranno molte informazioni sul comparto multigiocatore in sviluppo presso DICE, chiudendo il cerchio su quello che potrebbe essere un grande ritorno per un brand storico.

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