Anteprima

Medal Of Honor: Warfighter

Avatar

a cura di Mugo

Guildford – Siamo ormai a metà settembre e la stagione più intensa per il mercato videoludico è dietro l’angolo. Arrivano i titoli sportivi, le killer application, e gli immancabili shooter, così come con loro arriva anche il cambio di temperature e il freschetto autunnale. Se a Milano già si sente il cambio di marcia del clima, figuriamoci nella notoriamente piovosa Londra, ma nonostante il freddo non ci siamo fatti spaventare e siamo volati alla volta di Guildford per una prova approfondita di Medal Of Honor: Warfighter e un’intervista a Greg Goodrich, Executive Producer. 

L’uomo sotto la mimetica 
Più o meno ogni gioco di guerra gode del supporto di ex militari o esperti di combattimento che portano il loro contributo per riuscire a offrire ai giocatori un’esperienza verosimile. Medal Of Honor: Warfighter non è certo da meno, anzi, il team di sviluppo segnala come suo fiore all’occhiello la strettissima collaborazione con alcuni operatori delle forze speciali di tutto il mondo: dapprima solo un paio, oggi più di due dozzine.Il perché di questo intenso rapporto è facile da capire anche dopo solo uno sguardo alle scene d’intermezzo che introducono i livelli della campagna per il giocatore singolo, l’attenzione è infatti posta sulla recitazione degli attori sottoposti a performance capture così da proporre delle storie credibili ed emotivamente interessanti, con risultati decisamente positivi.A confermare lo stretto legame tra l’intrattenimento offerto e l’esperienza dei veri militari coinvolti, la trama che si dipana lungo il corso della campagna principale è stata scritta da due ex operatori delle forze speciali ed è ispirata a fatti realmente accaduti. Un approccio senza dubbio interessante, ma si sentirà la differenza giocando? Per quanto riguarda la missione che abbiamo provato a Guildford possiamo dire che in effetti la cutscene iniziale sembrava riuscire nell’intento di creare un’atmosfera intima tra l’avatar e il giocatore, mentre il primo racconta di una passata missione da un letto d’ospedale e il secondo ne impersona le gesta.Dal punto di vista del gameplay vero e proprio, invece, non ci discostiamo particormente da quanto siamo soliti vedere negli sparatutto bellici, si segnala la possibilità di rifornirsi di colpi avvicinandosi allo zaino di un compagno di squadra e un piacevole intermezzo a bordo di un elicottero da combattimento. 
La squadra nella squadra 
Il fatto che si possano impersonare operatori di diverse nazionalità è ormai cosa nota, così com’è noto il fatto che i nostri militari non saranno giocabili (almeno all’inizio, visto che la possibilità di un DLC non viene eslcusa), ma per la nostra prova ci siamo concentrati su una modalità particolare nella quale più che la squadra, conta il rapporto stretto con un altro giocatore. Certo, si tratta sempre di uno scontro tra due compagini di giocatori, ma all’interno di queste gli utenti vengono accoppiati a due a due così da creare un micro gruppo operativo inserito in una tattica a più ampio respiro. La conseguenza di questa novità è il crearsi di uno stretto rapporto fra due giocatori i quali sono portati a cooperare in maniera più intensa di quanto succeda abitualmente tra estranei, ci si copre a vicenda, si scelgono classi complementari e il risultato è uno stile di gioco che cerca di essere più simile all’operato dei veri militari delle forze speciali. Interessante è anche il fatto che i punti di respawn possano seguire il compagno di squadra, permettendoci di tornare in gioco dopo una morte direttamente alle sue spalle così da non interrompere il movimento del gruppo. 
Una scelta di classe 
Sono sei le classi disponibili per il muiltiplayer di Medal Of Honor: Warfighter, classi che vanno da quelle più ovvie (il cecchino, il militare col fucile d’assalto) a quelle più particolari (l’operatore speciale, rapido e letale nel corpo a corpo, e il demolitore, lento e corazzato), e il bilanciamento di queste ci è sembrato curato. Greg Goodrich ci ha svelato che nei progetti iniziali si pensava di caratterizzare i vari operatori a secondo della loro nazionalità, dandogli dei tratti raziali un po’ come succede nei giochi di ruolo dove gli orchi hanno un bonus al danno con l’ascia e gli elfi più accuratezza, ma l’idea è sfumata durante lo sviluppo perché si rischiava di sbilanciare il gameplay. Purtroppo la mappa che abbiamo giocato non permetteva movimenti di particolare respiro tattico rendendo la scelta del cecchino quasi suicida, ma le classi più adatte ai frenetici conflitti tra le rovine di Sarajevo si muovevano agili ed evidenziando la collaborazione che sembrava sorgere spontanea tra i giocatori. La cosa più interessante rimane comunque il discorso legato al legame tra i due componenti del micro gruppo ed alla sinergia tra le classi che questi scelgono: accoppiare un demolitore da utilizzare come un tank dei giochi di ruolo ad una classe più veloce in grado di sfruttarlo come copertura mobile ci è parsa una tattica particolarmente interessante, e soprattutto una ventata di novità nel panorama degli sparatutto.Dal punto di vista tecnico Medal Of Honor: Warfighter concentra le sue forze nella realizzazione dei filmati, decisamente ben fatti, mentre durante le fasi di gameplay siamo sugli standard cui siamo abituati dal Frostbite 2 su console. 
Intervista a Greg Goodrich, Executive Producer 
Spaziogames: Com’è stato lavorare a stretto contatto con gli operatori delle forze speciali? 
Greg Goodrich: Lavorare con loro è un privilegio, siamo partiti collaborando con uno di loro, poi sono diventati due, poi quattro, e ora dopo quattro anni abbiamo superato le due dozzine! La maggior parte di loro è in congedo, anche se ce n’è qualcuno ancora in servizio. 
SG: Qual’è la caratteristica che differenzia Medal Of Honor: Warfighter dagli altri sparatutto che vedremo quest’anno? 
GG: Direi che il nostro punto di forza è il tono che utiliziamo nel raccontare una storia plausibile e realistica. E’ una storia finta, certo, ma ispirata da quello che succede nelle situazioni reali, dalle Filippine alla Somalia all’Europa. Vogliamo raccontare le azioni degli uomini e rompere lo stereotipo su di loro: sono persone che certamente svolgono un lavoro fuori dall’ordinario, ma, quando tornano a casa, sono uomini come tutti gli altri con le loro famiglie e le loro paure. 
SG: Com’è bilanciare l’esigenza di realismo con il divertimento? 
GG: Noi non usiamo mai la parola “realismo”, parliamo di autenticità. Le armi, le ambientazioni e il gergo militare fanno sembrare l’azione plausibile, ma è pur sempre un gioco. Il nostro obiettivo è quello di dare ai giocatori un’esperienza plausibile ed autentica, anche se chiaramente si tratta di un prodotto d’intrattenimento. 
SG: E’ difficile dividere i propri sforzi tra la realizzazione delle modalità per giocatore singolo e multiplayer? 
GG: Storicamente Medal Of Honr è una serie che punta molto sull’esperienza singleplayer, ma per questo capitolo sapevamo di dover dimostrare molto visto che nel 2010 le due componenti erano realizzate separatamente. Questa volta abbiamo preso molti esperti per creare tutto internamente, e crediamo che le nostre unicità siano gli scontri ta le forze speciali più capaci al mondo e il fatto che al giocatore venga assegnato un compagno. 
SG: Molti giocatori italiani ci sono rimasti male nel sapere che non avrebbero potuto impersonare le nostre forze speciali. Possiamo aspettarci qualcosa nei mesi successivi al lancio? 
GG: Nel gioco ci sono dodici unità speciali per dieci nazioni, per questioni di tempo abbiamo dovuto metterci un limite. Le unità che abbiamo inserito sono state scelte personalmente dagli operatori che ci hanno aiutato nello sviluppo, ci hanno detto quali fossero quelle con cui avevano uno stretto legame, o quelle più rispettate. Dopo la prima lista di dodici forze speciali però ne sono state citate a decine, avremmo voluto inserirle tutte, ma il tempo per lo sviluppo non sarebbe bastato. Detto questo Medal Of Honor: Warfighter è un titolo tripla A, e come tutti i titoli di questo genere vedrà l’arrivo di diversi DLC. 
SG: Negli ultimi anni abbiamo assistito al passaggio dalla Seconda Guerra Mondiale ai combattimenti moderni. Pensi che in futuro potrà succedere un percorso inverso? 
GG: Non lo so, la serie di Medal Of Honor ha come centro la storia personale dei soldati indipendentemente dal contesto storico. Per me sarebbe fantastico vedere la battaglia di Omaha Beach realizzata con il Frostbite 2, direi che le possibilità per il futuro sono tante e tutte molto interessanti, a patto che ci sia una storia coinvolgente da raccontare. Non ho sinceramente idea di dove verrà ambientato il prossimo Medal Of Honor, posso solo dire che la campagna di Warfighter non termina in sospeso, ma ha una fine definita.

– Storia curata

– Multiplayer con qualche novità interessante

– Ottimi filmati d’intermezzo

La nostra visita negli studi Electronic Arts a Guildford ci ha permesso di passare un piacevole pomeriggio in compagnia di Medal Of Honor: Warfighter, e di provarne sia la campagna che la modalità multiplayer. La prima ci sembra porre l’accento sulla storia dei militari impegnati nelle situazioni più delicate che si possano immaginare per un operatore delle forze speciali, mentre la seconda introduce una meccanica nuova e interessante. L’uscita del titolo è fissata per il 26 ottobre prossimo, rimanete sulle pagine di Spaziogames per tutti gli aggiornamenti in attesa della recensione completa.

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