Quando uscì circa un anno fa su PlayStation 3, Echochrome si svelò al pubblico come un Puzzle Game intelligente e capace di innovare, nel suo piccolo, il genere: a differenza dell’impostazione classica in cui i giocatori devono spostarsi in un livello per risolvere degli enigmi, Echochrome cambiava le carte in tavola, lasciando al giocatore non il controllo del proprio personaggio, bensì dello spazio di gioco. Tramite la variazione dei punti di vista, facendo leva sul tema della prospettiva, Echochrome rendeva così possibile la creazione di nuove vie percorribili dal buffo manichino, il cosiddetto viandante, per il raggiungimento della fine del livello. A un anno di distanza quindi, Echoshift si propone a tutti gli effetti come il sequel di Echochrome: cosa aspettarci dunque? Un semplice upgrade o qualcosa di più? Scopriamolo insieme.
Viaggiare nel tempoSviluppato esclusivamente per PSP, Echoshift abbandona le meccaniche di controllo dello spazio di gioco tipiche del suo prequel, adottando invece una feature che potremmo riassumere in una parola: “Rewind”. Analogamente a quanto visto nell’ottimo Braid, in cui i giocatori potevano tornare indietro nel tempo in caso di salti mal calibrati o prematuri game over, Echoshift spinge questa meccanica al limite, facendo dell’interazione con i propri movimenti passati la chiave di volta per la risoluzione degli enigmi. I giocatori infatti avranno un limite di tempo che renderà impossibile il raggiungimento della fine del livello al primo tentativo: il trucco starà nell’utilizzo della sopra citata meccanica di rewind. Allo scadere del timer imposto, il vostro viandante dovrà ripartire dall’inizio del livello, ma ad ogni nuovo tentativo ci sarà la possibilità di interagire con le azioni svolte in precedenza: ad esempio potreste ritrovare su schermo la proiezione passata del vostro manichino (caratterizzata da tonalità grigio chiaro stile fantasma) intenta ad attivare un interruttore, il quale farà scendere una scala utilizzata dalla versione presente del vostro viandante per il raggiungimento della fine del livello. Questa interessante possibilità si rivela molto utile nonché originale, in quanto attraverso un processo mentale di analisi delle situazioni il giocatore potrà cercare di determinare quando e dove aveva compiuto una mossa poco riuscita, cercando di tornare sui propri passi e magari scoprendo che la soluzione più immediata non era poi quella più veloce da adottare per raggiungere lo scopo prefissato.
Bianco, nero e qualche tocco di coloreDa un punto di vista grafico, Echoshift mantiene lo stesso stile minimalista di Echocrome, aggiungendo però quel tocco di colore di cui il suo predecessore era completamente privo. La scelta degli sviluppatori di non mantenere lo stile esclusivamente sul bianco e nero va vista non tanto in un’ottica grafica, quanto di gameplay: gli elementi dei livelli che si sottrarranno al bicromatismo bianco/nero –ad eccezione dei fondali- garantiranno infatti una possibilità di interazione. Ad esempio, le classiche piattaforme e gli onnipresenti muri colorati potranno essere attivate e rimossi tramite la pressione di tasti di analogo colore, spesso e volentieri disposti da tutt’altra parte nei livelli. Se quindi le componenti basilari degli enigmi vedranno la pressione di tasti e l’attivazione di leve per rimuovere muri o riempire buchi nel terreno, negli stage più avanzati i giocatori si ritroveranno ad avere a che fare anche con delle trappole: durante questo TGS è stata mostrata una piattaforma che, cadendo dal soffitto, costringeva uno sventurato ed affaticato viandante a tenerla sulle spalle per permettere al suo fratello futuro di passare indenne oltre. Un’altra proposta ha visto un livello completamente buio ad eccezione di una luce intorno al viandante: una visuale così ridotta comporterà evidenti difficoltà per la risoluzione di enigmi che, da quanto si è visto, potranno raggiungere anche un livello di complessità notevole.Dal punto di vista tecnico, nonostante siano ancora troppo pochi gli elementi a disposizione, il gioco non dovrebbe offrire un potenziale molto elevato ma si sa che questo prodotto non mira certo a stupire per complessità grafica, quanto invece a coinvolgere all’interno di un gameplay che si annuncia fin d’ora molto interessante e meritevole di essere preso in considerazione da parte di tutti coloro che, oltre alla sana azione, prediligono un buon utilizzo della materia grigia attraverso dinamiche più ragionate ma non certo meno divertenti.
Tirando le somme dobbiamo tenere conto di come Echoshift abbia alle spalle un titolo geniale ed originale nella sua semplicità: onde evitare di proporre solamente un Echochrome 2 quindi, gli sviluppatori hanno puntato sulla dinamica dell’interazione fra diversi piani temporali che, possiamo scommetterci, offrirà numerose ore di sano scervellamento a tutti gli amanti dei puzzle game. Restate sintonizzati su Spaziogames per tutti i futuri aggiornamenti.