Anteprima

Call of Duty: Black Ops

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a cura di andymonza

Se avete seguito le nostre preview nel corso degli ultimi mesi, sono già molti i dettagli di Call of Duty: Black Ops che conoscete. La GamesCOM in corso a Colonia ci ha permesso di assistere ad un’ulteriore presentazione dedicata al titolo, due sequenze della campagna single player giocate per noi dagli sviluppatori di Treyarch. La doverosa premessa ha riguardato la collocazione storica del gioco, che pur abbracciando diversi episodi del conflitto in Vietnam si concentra maggiormente sugli aspetti tipici della Guerra Fredda, fatta di missioni segrete e dietro le linee nemiche, meglio conosciute come Deniable Operations, o Black Ops.

Victor CharlieIn Vietnam non ci sono buoni voli in elicottero: ci sono quelli che finiscono con il velivolo da rattoppare e ci sono quelli che finiscono dritti in qualche palude. Il 5 febbraio 1968 il sergente Mason apre gli occhi dopo che il suo volo ha appena deciso di appartenere alla seconda categoria, svegliato dalle urla dei compagni feriti e dall’approssimarsi dei Charlie. Non è un bel buongiorno, soprattutto quando invece di una tazza di caffè ti ritrovi a bere l’acqua palustre che sommerge per metà l’elicottero e solo i tuoi ottimi riflessi e la tua Colt 1911 d’ordinanza ti salvano da qualche Viet abbastanza curioso da avvicinarsi al luogo dello schianto. Le cose non possono che peggiorare e ben presto altri soldati nemici si fanno strada verso la carlinga dell’elicottero attirati dagli spari, sia a piedi che a bordo di imbarcazioni. Ci immergiamo nell’acqua livida ed apriamo a fatica il portellone laterale dell’elicottero, operazione che rende necessaria la ripetuta pressione di un tasto. Finalmente liberi dalla carlinga, nuotiamo sotto il pelo dell’acqua in cerca di un buon punto di emersione, mentre i Viet circondano quel che resta del velivolo ed aprono il fuoco sui nostri compagni feriti. Poche bracciate ed ecco stagliarsi in superice la sagome di una delle imbarcazioni nemiche: un colpo di reni e siamo fuori dall’acqua, una mano attorno al collo del conducente, l’altra a stringere l’arma che ha in pugno. Usandolo come scudo umano facciamo fuoco contro gli altri Charlie, godendoci la scena grazie ad un rallentatore ed alla telecamera, che all’ultimo si sgancia dalla prima persona per seguire un proiettile nella sua traiettoria fino all’interno del cranio di uno dei malcapitati Vietcong. Un piccolo salto temporale in avanti ci porta al limitare di un piccolo villaggio, a discutere con i nostri compagni sulle possibili tattiche per assaltarlo: si decide per un diversivo a base di esplosivo plastico. Ci viene affidato il delicato compito di piantare il C4 in alcuni punti strategici, infiltrandoci silenziosamente nel villaggio. Approfittiamo di un’ampia finestra per penetrare in una delle capanne ed uccidere nel sonno gli occupanti, con colpi di coltello ben assestati. Piantate le cariche ci riuniamo col resto della squadra e ci prepariamo all’assalto: attivati i detonatori si scatena l’inferno. Decine di Charlie escono dalle capanne con i fucili in pugno ed insieme alla nostra squadra cerchiamo riparo tra gli alberi. Uno dei nostri compagni chiede supporto aereo, ma la risposta è negativa: una postazione missilistica impedisce qualunque aiuto da cielo. Aggiriamo dunque il villaggio fino ad individuare il sito SAM, imbracciamo il lanciarazzi da spalla e ce nel liberiamo con due colpi ben piazzati. Proprio quando la situazione comincia a scaldarsi a causa di diversi rinforzi Viet in arrivo dal fiume, la cavalleria aerea fa finalmente la sua comparsa sorvolando il villaggio a bassa quota e spazzando via qualunque ostilità. Un fade out chiude questa missione cruda ed a suo modo realistica: tra coltellate inferte a nemici inermi nel cuore del sonno e massiccio utilizzo di esplosivi, la crudeltà della guerra viene trasmessa con un realismo palpabile tramite sequenze che non dimenticherete facilmente e che non mancheranno di sollevare qualche critica. L’impressione a caldo è che i ragazzi di Treyarch abbiano saldamente tra le mani il timone della produzione, non temano alcun confronto con i predecessori Infinity Ward e siano intenzionati ad offrire un’esperienza di guerra senza precedenti. Anche tecnicamente il titolo mostra una realizzazione di assoluto spessore, offrendo anche qualche interattività sui fondali, da sempre una delle più grosse mancanze del brand: è possibile colpire i nemici attraverso alcune superfici e diversi elementi dello scenario, come gli scuri delle finestre, andranno in pezzi quando colpiti dal fuoco dei fucili.

PaybackE’ il 12 febbraio, una settimana è passata dalla nostra incursione nel villaggio vietnamita. Ci troviamo tra i confini del Laos, al limitare di una piccola base nemica al cui centro riposa un elicottero sovietico Hind; insieme ad un compagno ci avviciniamo alla carlinga, affrontando a viso aperto le forze nemiche. Col lanciagranate ci liberiamo della maggior parte dei Viet e con qualche copertura improvvisata ed un po’ di fuoco ravvicinato concludiamo il lavoro. Senza perdere tempo ci issiamo nell’abitacolo insieme al nostro compagno d’armi e dopo un frettoloso sguardo al dettagliatissimo cockpit indossiamo le cuffie ed accendiamo i motori. Una volta in quota ci troviamo in grado di impartire controlli parziali al velivolo: il nostro compagno si occupa di gestire la potenza dei motori e di fare fuoco, mentre a noi sta direzionare l’elicottero tramite gli analogici. Sorvoliamo così un lungo tratto del fiume Mekong, orientando la prua del velivolo in modo che il nostro compagno possa fare fuoco sui bersagli sensibili: prima un villaggio, poi diversi convogli, infine due ponti. Il motore grafico si comporta egregiamente, restituendo tutta la spettacolarità delle esplosioni senza mostrare alcun calo di frame rate ed offrendo danneggiamenti e crolli delle strutture convincenti seppur precalcolati; anche all’interno dell’abitacolo i dettagli non mancano, con i vetri che vanno in frantumi sotto il fuoco nemico ed il cockpit che si incendia subito un certo numero di danni. Proprio quando la vendetta sembra finalmente consumata subiamo l’attacco di due velivoli nemici: segue uno scontro a fuoco molto teso, da cui l’Hind esce malridotto ma ancora in grado di mantenersi in volo. Possiamo dirigerci verso un punto adatto a toccare terra, concludendo la missione e la spettacolare presentazione. Mettendoci ai comandi di un elicottero da guerra, il livello noto come Payback dimostra la capacità dei ragazzi di Treyarch di spingere il brand Call of Duty oltre i confini finora noti, offrendo momenti inediti ed originali conditi da un grande gusto per la spettacolarità.

– Grande varietà d’azione

– Nuovi veicoli da guidare

– Tecnicamente ottimo

L’ulteriore sguardo alla campagna singolo giocatore di Call of Duty: Black Ops ci ha ancora una volta impressionato positivamente: i ragazzi di Treyarch sembrano avere tutte le carte in regola per portare avanti la tradizione di Infinity Ward e spingere il brand verso nuovi confini, grazie ad un brackground storico molto affascinante e ad una campagna singolo giocatore appassionante, ma soprattutto varia, senza dimenticare un gusto per la spettacolarità più sfrenata. Il 9 Novembre non è poi così lontano, anche se prima di rimandarvi alla recensione vi consigliamo di controllare l’home page i primi di settembre: nuove succosissime informazioni non tarderanno ad arrivare.

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