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Recensione

Wizorb

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Avatar di musehead

a cura di musehead

Pubblicato il 27/11/2011 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Il mercato dei videogiochi è cambiato radicalmente negli ultimi anni a causa dell’avvento degli smartphone e dei loro market che offre giochi a pochissimi euro. Computer e console hanno conosciuto nuove difficoltà ed una parte degli sviluppatori oggi prova a rispondere con gli stessi argomenti. Con successo?

Creare il nuovo partendo dal passato 
L’innovazione meno attesa, ma non per questo meno importante, della nuova generazione di console è stata la rivalutazione del passato. Il remake ha conosciuto nuove frontiere ed ha spinto il confine del retrogaming più avanti negli anni: già da una dozzina d’anni, su Playstation e Nintendo 64 e anche predecessori, hanno preso piede iniziative per riproporre vecchi classici tal quali all’interno di collane (celebri le collezioni Namco Museum e Capcom Generations) oppure in chiave rivisitata, strada seguita inizialmente soprattutto da Atari che cercò di dare una rinfrescata ai vari Asteroids, Pong e Centipede in occasione dei vent’anni di età, mentre ormai prendono piede persino riedizioni da Playstation 2. Iniziative sempre molto convenienti dall’ottica del publisher, che spendendo due lire si crea l’occasione per monetizzare nuovamente su più piattaforme, ma qualcuno preferisce inventarsi giochi inediti rimanendo legato a doppio filo alle meccaniche dei classici di ogni genere. Negli anni recenti, con la mostruosa crescita del digital delivery questi titoli hanno preso sempre più piede, col pubblico incentivato all’acquisto da un prezzo accessibile. Microsoft ha avuto l’occhio lungo sulla frizzante scena indie, dedicandole uno spazio all’interno del suo Xbox Live che sta raccogliendo consensi dopo una partenza a rilento.In questo contesto è nato Wizorb, prodotto di debutto per il team Tribute Games, che nel nome porta pure le intenzioni. L’esordio su Xbox 360 è avvenuto a Settembre, mentre adesso è il momento di espandere il software alla maggiore quantità possibile di piattaforme, a partire dal PC, per il quale è attualmente acquistabile su Gamersgate e Desura, dove si trova alla modica cifra di 2,49 €, per giungere presto anche su Linux e Mac. 
Destinazione 1986 
Descrivendo il gameplay, con una barra da controllare per colpire una pallina e distruggere dei mattoncini, nella vostra mente farebbe subito capolino il nome di Breakout, almeno nei giocatori più anziani. Il super classico Atari risale addirittura al 1976 e non era ancora figlio della tecnologia moderna fatta di microprocessori, affidandosi ad una struttura analogica che, pensate un po’, non è neppure emulabile. L’originale, tuttavia, era veramente troppo essenziale e segna una distanza siderale dal titolo in esame. Meglio fare un salto temporale di dieci anni avanti e pensare ad Arkanoid, altro capolavoro della storia, questa volta firmato Taito: l’obiettivo del publisher giapponese e del team Romstar era quello di espandere il concept dell’ispiratore con tutto il know-how acquisito in un decennio di videogaming, contaminandolo di elementi presi in prestito da altri generi come gli sparatutto. Arkanoid fu dotato di un certo ritmo, di grafica colorata, nemici attivi sullo schermo e persino power-up. Tutto questo lo ritroviamo per filo e per segno anche in Wizorb che, inevitabilmente, cerca di aggiungere qualcosa di suo. 
Meno originale di quanto sembri 
Sin dalle prime immagini circolanti per la rete si fece sempre più insistente la voce che voleva questo come un gioco ibrido tra un clone di Arkanoid ed un JRPG. Il motivo risiedeva in alcune sezioni in cui controllare il mago protagonista dell’avventura all’interno di villaggi. Dopo la prova giocata, invece, possiamo tranquillamente affermare che la componente ruolistica è completamente assente. Meglio partire dalla trama per capirci qualcosa: noi vestiamo i panni del canuto Cyrus, un mago molto potente che è capace di padroneggiare la magia del Wizorb, con la quale può invocare un occhio distruttivo che può controllare trasformandosi in un bastone magico, tutto questo per aiutare il regno di Gorubo minacciato da un male oscuro. Ovviamente, l’occhio è la pallina e Cyrus la barra. 
All’inizio della partita giungeremo in un villaggio devastato dai mostri e pieno di abitanti disperati, senza le risorse necessarie per la ricostruzione. Potremo muoverci liberamente in esso, assaporando le stesse sensazioni dei giochi di ruolo giapponesi dell’era 16-bit, ma l’interazione con gli abitanti sarà minima, in quanto si limiteranno a formulare la loro richiesta di aiuto alla quale potremo, eventualmente, far seguire la nostra donazione in denaro. La crescita del personaggio non esiste, così finisce il parallelo con i giochi di ruolo, lasciandoci solo un flebile legame al genere adventure derivante dalla modestissima interazione col villaggio.Una volta abbandonatolo, ci muoveremo lungo la mappa per accedere ai vari stage da “ripulire”, per un totale di cinque sezioni costituite da dodici livelli ciascuna più gli scontri con i boss. Il nostro compito sarà quello di eliminare ogni nemico e “mattoncino” sul video colpendoli con l’occhio magico, ma Cyrus potrà anche fare leva sulle altre sue abilità da mago per scatenare un attacco di fuoco, evocare il vento per far cambiare la traiettoria del Wizorb ed altro. Nel pannello di stato sulla destra dello schermo possiamo monitorare la quantità delle vite come delle magie, che potranno essere aumentate raccogliendo gli appositi item rilasciati dai nemici. Alla stessa maniera potremo procurarci del denaro, utile per ricostruire il villaggio. 
Piacevolmente umile 
La forza di Wizorb è nella lucidità con la quale individua il suo obiettivo: divertire senza fronzoli ma con stile. Lo fa partendo da meccaniche che reggono meravigliosamente la prova del tempo, fresche come non mai anche su PC risplendono ancora più che su X360 grazie all’implementazione del mouse, periferica d’elezione per il genere (in assenza del paddle degli anni Ottanta, ovviamente). I controlli sono molto precisi e reattivi, mentre desta qualche perplessità la routine di rimbalzo dell’occhio che non rileva gli spigoli dei blocchi e che quindi si prodiga in traiettorie non troppo entusiasmanti. La quantità di livelli è sicuramente buona, peccato che la difficoltà complessiva sia piuttosto contenuta principalmente a causa di alcune magie sulle quali fare affidamento, troppo comode, ed anche gli scontri con i boss perdono di mordente per la medesima ragione. La presenza del mouse, in questo senso, incide non poco. 
Impeccabile il reparto grafico: non è facile immaginare di fronte a quale console i programmatori abbiano intenzione di farci sentire, forse proprio perché il sentiero battuto è quello tracciato dai coin-op Taito. I pixel sono grossi e vivacemente colorati, il menu di presentazione molto riuscito con un gradevole e malinconico scorrimento parallattico, ma la parte migliore è costituita dalle animazioni dei nemici, boss in primis, particolarmente carine. Nella medesima scia si pongono gli acuti effetti sonori e le musiche, che, tuttavia, alternano dei temi orecchiabilissimi e coinvolgenti a melodie come quella dell’ultimo stage che rasentano il fastidio.

– Grafica molto carina

– Si lascia giocare con piacere

– Straordinario rapporto qualità/prezzo

– Col mouse è un po’ troppo facile

– Rimbalzi talvolta imprecisi

7.0

Il maggior pregio di Wizorb è il favorevolissimo rapporto qualità/prezzo, nel quale trova rinnovata gloria e dimensione l’immortale meccanica di Breakout/Arkanoid. Il gioco è genuinamente divertente anche se soffre la mancanza di un livello di difficoltà superiore. L’operazione nostalgia può dirsi riuscita anche sul piano grafico (di più) e sonoro (un po’ meno).

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