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Recensione

War of The Roses

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Avatar di Sora

a cura di Sora

Pubblicato il 09/10/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Intorno alla metà del XV secolo, in Inghilterra si contendevano il potere due diversi rami della prima casa d’Angiò: i Lancaster e gli York. Gli scontri divennero sempre più aspri, dando vita ad una vera e propria guerra di successione che durò trent’anni, dal 1455 fino al 1485. Il romanziere scozzese Walter Scott, in uno scritto del 1829, aveva fatto riferimento agli stemmi delle due casate, che raffiguravano una rosa bianca e una rossa: da qui il nome “Guerra delle due Rose”. E’ proprio in questa atmosfera dunque che si svolgono gli accadimenti di War of the Roses, nuovo titolo di Fatshark incentrato ovviamente sull’arte della spada e della mazza.

Quel medioevo che convince, ma la profondità?I ragazzi di Fatshark questa volta hanno voluto portarci in un medioevo storico, e per storico intendiamo quantomeno simile a quello letto sui libri. Niente draghi, niente magie. Questa volta si è optato per un maggior realismo, mettendo da parte quel fantasy che va a braccetto con le ambientazioni medievali. La prima scelta che dovremo affrontare sarà quella di prendere le parti di uno dei due schieramenti, con l’obiettivo ultimo di conquistare la corona. Ciò che subito lascia perplessi, è la mancanza di quello spessore che avrebbe garantito un maggior prestigio ad un titolo sicuramente ben strutturato a livello di gameplay, ma poco vario. Siamo titubanti, infatti, di fronte alle poche modalità in multiplayer che sono state implementate, davanti ad una campagna in singolo carente in molti aspetti e dalle potenzialità mal sfruttate. Analizziamo una cosa per volta. Il single player ci pone davanti a cinque stage, ognuno dei quali sarà caratterizzato da obiettivi da completare in mezzo a orde di cavalieri e fanti avversari. Purtroppo la scarsa intelligenza artificiale di cui questi sono dotati, rende tutto molto semplice ed alcune volte addirittura frustrante. Probabilmente è stata una scelta volontaria degli sviluppatori quella di dare un ruolo marginale alla modalità in singolo, forti di un comparto online valido e divertente, ma ci sembra che siano stati un po’ troppo superficiali. Sicuramente avrebbero potuto fare molto meglio, visto che comunque la campagna servirà solamente a prendere confidenza con i controlli e a poco più, anche se le inquadrature panoramiche all’inizio di ogni sessione sono davvero suggestive. Il vero fulcro del gioco, come abbiamo accennato, è senza dubbio il multiplayer online, che regala divertimento e varietà mettendo le toppe a quanto di poco buono abbiamo visto finora. Saranno solamente due le modalità che potremo scegliere, il classico deathmatch a squadre e quella in cui avremo il compito di occupare alcune postazioni. Tuttavia la buona caratterizzazione di un gameplay valido e la possibilità di dare vita a guerre con altri utenti, è appagante. Insomma, vedere una vera e propria “palla” di giocatori intenti a massacrarsi a vicenda non è cosa di tutti i giorni, specie se pensiamo di poter giocare fino a 64 utenti contemporaneamente. Per questa volta abbandoniamo mitra e fucili automatici, tutto ciò che dovremo fare sarà usare armi bianche e scudi. Il sistema dei livelli è strutturato decisamente bene, sono molte le cose da sbloccare e conta l’abilità del giocatore in battaglia per aver successo. Inizialmente si potrà scegliere tra quattro classi: fanteria leggera, pesante, arciere e balestriere. Non è stata esclusa la possibilità di personalizzarci a nostro piacimento, avendo a disposizione quattro slot ai quale assegnare l’equipaggiamento che meglio si adatta al nostro stile di gioco. Così potremo vedere il nostro arciere a cavallo, oppure il nostro balestriere con scudo alla mano.

Abbiamo detto che conta molto l’abilità di combattimento del giocatore stesso, infatti non è escluso che un semplice fante possa avere la meglio contro un cavaliere sul suo destriero. Ogni classe ha caratteristiche specifiche: ad esempio il balestriere infligge danni più ingenti dell’arciere, che a sua volta è più rapido nello scoccare una freccia, avendo anche dalla sua una maggiore libertà di movimento. La fisica è decisamente buona e, nonostante le collisioni siano spesso un tantino forzate, i combattimenti sono sempre molto tecnici. Insomma, studiare l’avversario che abbiamo davanti è cosa essenziale, soprattutto se è più esperto di noi e quindi più abile. Indiscutibile vantaggio sarà dato dal cavallo, sia per la velocità che per la libertà di movimento, nonostante sia facile cadere a terra. Gli scontri tra cavalieri sono comunque i più spettacolari, su questo non abbiamo alcun dubbio. Lo scudo è davvero utile e parare i colpi degli avversari è divertente, dovendo intuire la direzione da cui arrivano. Sono stati studiati bene alcuni espedienti innovativi, come ad esempio la cura che avviene applicando delle bende sulle ferite, o la corsa, in automatico. Per muoverci più rapidamente, infatti, basterà procedere nella direzione desiderata senza svolgere nessun’altra azione e vedremo così il nostro personaggio accelerare sempre di più. La profondità è senza dubbio data dal divertimento innegabile del multiplayer, soprattutto per merito di combattimenti fluidi e cali di framerate quasi assenti anche nella mischia.

La verde Inghilterra, bella come non mai
A livello tecnico di sviluppatori hanno svolto un buon lavoro. La grafica è ben dettagliata, i personaggi sono animati discretamente bene nonostante non siano perfetti i movimenti. I poligoni sono di buona qualità e di buon numero, rendendo piacevole l’impatto visivo. Ciò che maggiormente colpisce sono senza dubbio le ambientazioni, ricreare un’Inghilterra medievale non è affatto semplice, soprattutto se si vuole essere fedeli a quanto riportato dalla storia. Le campagne, le distese d’erba e gli altipiani verdeggianti sono davvero evocativi, così come i castelli diroccati e le roccheforti. Anche a livello climatico viene offerta una buona varietà di condizioni meteorologiche, che rendono il tutto più epico. Il sonoro è forse troppo chiassoso, problema facilmente risolvibile abbassando il volume nelle opzioni. Unica vera pecca è, come abbiamo lasciato intuire, la longevità: i presupposti per dare vita ad un vero è proprio colpo videoludico, c’erano, eccome. La mancanza di idee è ciò che induce maggiormente il videogiocatore ad abbandonare presto il titolo, nonostante quelle poche modalità presenti siano ben godibili. Insomma, giocare online ci intrattiene senza dubbio, ma fare e rifare sempre le stesse cose diventa ovviamente noioso. Apprezziamo quello che il titolo ci offre, sì, ma accontentarsi è un vero peccato perché le potenzialità di War of the Roses erano evidenti.

+ Online appagante

+ Atmosfere ricreate a dovere

+ Gameplay riuscito

– Poca varietà

– Single player poco convincente

– Poche modalità multiplayer

7.0

Fatshark ci è andata vicino questa volta. Invece del solito gioco online sparatutto che ormai sta diventando quotidianità, gli sviluppatori hanno avuto un’idea brillante. O meglio, un’idea a cui sono mancate le idee. Forte di una meccanica di gioco alternativa e di una modalità online veramente divertente e ben strutturata, War of the Roses pecca di varietà. È vero che il deathmatch a squadre intratterrà il pubblico a dovere, ma poi? Forse se avessero aggiunto ulteriori modalità e aggiustato la campagna in singolo, le cose sarebbero andate diversamente. Non dare il 100% di quello che si può offrire è sempre un peccato, ma ne esce fuori un titolo comunque discreto, che fa dell’online il vero cuore del gioco.

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