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Recensione

Uncharted: L'Eredità Perduta, recensione dello spin-off con Chloe e Nadine

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 17/08/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.5

Dopo il sontuoso La Fine di un Ladro, che chiudeva di fatto la lunga epopea di Nathan Drake, Naughty Dog ha deciso che il franchise aveva ancora la forza necessaria per poter raccontare un’altra storia. Ne L’eredità Perduta – da non considerare un semplice DLC, ma un vero e proprio spin-off della serie principale – viene dunque dato spazio a Chloe, cacciatrice di tesori accompagnata per l’occasione da Nadine, la mercenaria che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo capitolo. 
Donne al Potere
Uncharted: L’Eredità Perduta dimostra – se mai ce ne fosse ancora bisogno – tutta la maestria di Naughty Dog nel saper coinvolgere il giocatore e farlo sentire sin da subito al centro delle vicende narrate, che metteno stavolta in primo piano la protagonista indiscussa della storia, Chloe, mentre intraprende il suo viaggio alla ricerca di un antico manufatto indiano. Per entrarne in possesso e contrastare lo speculatore di guerra Asav, si unisce alla mercenaria Nadine Ross, dando vita a un duo al femminile ben assortito e che funziona alla grande. Insieme, Chloe e Nadine si avventureranno tra i monti Ghati occidentali dell’India per trovare le rovine dell’antico Impero Hoysala e recuperare la mitica Zanna d’Oro di Ganesha; il tutto, mentre la storia principale si alternerà a dei dialoghi che metteranno in luce alcune vicende personali che contribuiscono ad approfondire ulteriormente le due personalità. 
Sebbene manchi qualcosa rispetto ad altri personaggi più in vista, soprattutto per quanto riguarda dei tratti monodimensionali di Nadine o il passato appena abbozzato di Chloe, la coppia garantisce un’ottima tenuta per tutto l’arco delle circa otto ore che servono per portare a termine l’avventura. Avventura che tra l’altro dà il meglio di sé proprio nella sezione conclusiva, ad eccezione dell’ultimo scontro sottotono e del finale un po’ sbrigativo.
Con inseguimenti rocamboleschi, una buona dose di esplorazione, scene d’azione registicamente perfette e un ritmo ben calcolato tra enigmi, sparatorie e le classiche arrampicate su maestosi edifici e formazioni rocciose, la qualità globale è assicurata e la cura riposta ne L’Eredità Perduta non è di certo inferiore agli episodi principali della saga. Riteniamo anzi che questo possa essere un primo passo per tastare il terreno e capire quanto spazio potrà esserci per il futuro di Uncharted; e al contempo, come sembra auspicabile, se il franchise potrà davvero continuare ad espandersi anche senza Nathan Drake.
Indian Trip
L’eredità Perduta ospita al suo interno il livello aperto più grande della serie, da affrontare in maniera libera e senza subire la sostanziale linearità vista invece in Madagascar. Per una buona parte dell’avventura dovrete attraversare l’area a bordo della vostra quattro per quattro alla ricerca delle zone d’interesse, da raggiungere decidendo l’ordine che più vi aggrada. Qualora decidiate di prolungare la durata complessiva di gioco, a un certo punto dell’avventura potrete anche lanciarvi alla ricerca di alcune grandi monete che potrete far vostre aumentando l’affiatamento con Nadine. A tal proposito, l’unico vero elemento nuovo (sebbene appena abbozzato) è il modo in cui la nostra partner ci aiuta o tende a disinteressarsi a seconda di quanto proficua è stata la cooperazione.
Questa sezione in particolare mette però in luce due criticità: la prima, già presente in The Last of Us, è la sostanziale invisibilità che Nadine avrà agli occhi dei nemici nel momento in cui sgattaiolerà via; la seconda, meno perdonabile e già presente ne La Fine di un Ladro, è l’intelligenza artificiale poco reattiva e facilmente aggirabile. Se nel primo caso si tratta più di una questione di credibilità, comunque “tamponata” dal dinamismo a dalla capacità di reazione della nostra partner, nel secondo caso abbiamo di fronte un problema già conclamato, messo ancora più a nudo dall’ampiezza maggiore dell’area in questione. Sfruttare ampissime porzioni di erba alta e poter pianificare i prossimi spostamenti senza grossi problemi, usufruire della verticalità offerta dal sempre ottimo design dei livelli, o ritrovarsi talvolta in situazioni non troppo diverse dal passato, ci è sembrato a tratti un aiuto non da poco, che mantiene bassa l’asticella della difficoltà anche selezionando la sfida più ardua.
Al di la di ciò, non esistono davvero ulteriori motivi per puntare il dito contro uno spin-off che cementifica ancora di più il sistema di gioco e le sue enormi qualità, inserendo inoltre la meccanica dello scassinamento e proponendo finalmente dei puzzle più complessi e meglio congegnati rispetto a quelli sin troppo elementari visti in passato. 
L’eredità perduta, in fondo, non mostra niente di nuovo né tantomeno vuole farlo, perché Naughty Dog sa bene qual è la formula per un ennesimo successo già assicurato, che qui ritroviamo in una versione appena ridotta.
Ladri D’Oriente
In sostanza, L’Eredità Perduta è un insieme dei migliori elementi visti nella saga, un riuscito mix mai disorganico a supporto della narrazione. Il modo in cui questa viene diluita, amalgamata e proposta è l’ennesima riprova dell’abilità del team di sviluppo, capace di mostrare altre prospettive all’interno dello stesso universo con grande disinvoltura e maestria. 
Artisticamente il gioco è davvero molto ispirato e presenta degli enormi siti archeologici e degli scorci naturalistici da mozzare il fiato. Tra radure che si restringono in piccole gole montuose e si spalancano in orizzonti sconfinati, antiche e monumentali costruzioni disposte su più livelli, la rappresentazione sempre molto realistica dei luoghi e la composizione delle scene, è dura trovare qualche défaillance in questa splendida rappresentazione dell’India e della Belur più mistica e segreta.
Tecnicamente L’eredità Perduta non ha punti deboli e sfrutta con successo lo stesso motore di gioco usato per La Fine di un Ladro, che dimostra di non avere tentennamenti nemmeno durante le fasi in cui su schermo si assiste a scene in cui la mole poligonale raggiunge picchi importanti.
È inoltre da segnalare la possibilità di poter accedere alle modalità multiplayer senza dover obbligatoriamente possedere l’ultimo capitolo della serie principale, scelta molto apprezzabile che potrebbe rivitalizzare tanto l’online, quanto allargare il bacino d’utenza e far avvicinare ad Uncharted anche chi prima d’ora non lo aveva mai fatto.

– Avventura entusiasmante e dai ritmi perfetti

– Artisticamente molto ispirato, con scorci visivi mozzafiato

– Prende il meglio della serie e lo ripropone con successo

– Enigmi ben congegnati e maggiore libertà d’approccio al gioco

– IA facilmente aggirabile negli spazi molto ampi

– Come in The Last of Us, il partner non viene visto dai nemici

– Combattimento finale deludente e chiusura un po’ sbrigativa

– Nadine ha molto meno da dire rispetto a Chloe

8.5

L’avventura di Chloe e Nadine dimostra in maniera evidente quanto il mondo di Uncharted possa ancora raccontare molte altre storie anche senza l’iconico personaggio di Nathan Drake. Per questo riuscito spin-off, Naughty Dog ha deciso di non rischiare nulla e di mescolare gli elementi migliori della saga e offrire un punto di vista tutto nuovo, con un personaggio che funziona molto bene e che potrebbe essere approfondito ulteriormente, aprendo magari una nuova fase per la serie.

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