Recensione

Twin Peaks 3x16, recensione del sedicesimo episodio

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a cura di Antron93

Penultimo appuntamento con il revival di Twin Peaks. Dopo puntate concettuali, puntate visionarie ed episodi astratti, David Lynch torna all’essenza più pura di Twin Peaks, in vista del gran finale della prossima settimana.

Bene e male
Mentre Bad Coop uccide, indirettamente, Richard Horne dopo aver raggiunto le coordinate indicategli da Jeffries, a Las Vegas, Dougie Jones si risveglia dal coma, rivelando così il ritorno di Dale Cooper che comprende perfettamente la sua missione: fermare BOB. Con l’aiuto dei fratelli Mitchum e Bushnell, l’agente dell’FBI si dirige a Twin Peaks, non prima di aver detto arrivederci a Janey-E e Sonny Jim. Cole e Albert, invece, hanno la rivelazione finale che aspettavano: Bad Coop ha stuprato Diane prima di darsi alla fuga, inoltre la donna non è quello che sembra. Lei è l’ennesimo doppione, creato ad arte da qualcuno. Intanto, a Twin Peaks, Audrey raggiunge il Roadhouse col marito, lasciandosi andare.
Io sono l’FBI
Finalmente, Dale Cooper. Fin dal primo momento, in questa terza stagione di Twin Peaks, ne avevamo sentito la mancanza. Ce lo sentivamo dentro, nelle ossa, che mancava qualcosa. L’agente dell’FBI era stato l’anima e il cuore della serie di David Lynch e Mark Frost, un personaggio amato da tutti, morale, integerrimo e vero protagonista della serie che rivoluzionò l’industria del piccolo schermo negli anni ’90. Dale Cooper torna esattamente come lo conoscevamo: risoluto, scattante e calcolatore. E, in tutto questo, l’agente dell’FBI era rimasto intrappolato nel suo stesso corpo, vittima del tempo passato nella Loggia Nera. Prevede tutto, dalla chiamata futura di Cole, all’arrivo dell’FBI, conservando anche i ricordi di Dougie Jones, ennesimo tulpa fabbricato da qualcuno e rimasto nel mondo esterno troppo a lungo. E inoltre, come l’aveva per l’omicidio di Laura Palmer, Dale ha una missione, scandita chiaramente da Mike, nella loggia nera: Bad Coop non è rientrato, è ancora lì fuori e tocca allo stesso Cooper riportarlo all’ovile. 
Doppelganger
La stessa Diane non è quello che ci aspettavamo. Anche lei è un doppione, probabilmente originato dallo stupro di Bad Coop ai danni della Diane originale. Tutto questo non fa altro che mettere in evidenza ancora una cosa: Coop/Bob altri non è che il male assoluto. Un qualcosa che si muove per il mondo di Twin Peaks per fare del male, a chiunque, indistantemente. Il BOB di Leland Palmer era diverso, quello che c’è dentro Cooper vuole estendere i suoi piani oltre la piccola cittadina dello stato di Washington. E, indirettamente, Evil Cooper conferma la teoria di molti: dopo gli eventi della serie originale, il doppione malvagio ha continuato ad avere rapporti un po’ con tutti, prima di sparire nel nulla. Ha visitato Diane e, soprattutto, pare che abbia avuto un figlio da Audrey. Non per nulla, dopo aver condotto alla morte il povero Richard, lo saluta con un “goobye, my son”. E non poteva che essere altrimenti, Richard era malvagio, cinico e spietato e proprio queste sue caratteristiche avevano fatto saltare la mosca al naso a tantissime persone. Per una volta, uno delle pochissime volte, David Lynch si è dimostrato prevedibile.
Ma a riportarci indietro nel tempo non è stato solo il ritorno di Dale Cooper ma, in realtà, è stata la scena dedicata ad Audrey e alla sua danza sensuale. Il ritorno del tema della figlia di Ben Horne, il suo lasciarsi trasportare dalla musica e dal ballo. Ma, anche qui, David Lynch ci tiene a ribadire una cosa: non tutto è come sembra. Audrey potrebbe non essere mai stata al Roadhouse. Audrey potrebbe essere da qualche parte, sola, magari impazzita dopo la relazione avuta con Bad Cooper. E se, invece, la Audrey che abbiamo visto è l’ennesimo doppione creato da Cooper? Se la pompa di benzina vista più di una volta, altro non fosse che una vera e propria fabbrica di doppelganger?

– Il ritorno di Dale Cooper

– Il colpo di scena su Diane

– La danza di Audrey

– La chiusura un po’ sbrigativa dei subplot di alcuni personaggi secondari

9

Parte 16 chiude molte storyline secondarie, per arrivare così al finale di stagione con il duello finale tra Bad Cooper e Good Cooper. La questione Dougie Jones è conclusa, una volta per tutte. L’avevamo aspettato per mesi, il caro vecchio Dale Cooper. Ma David Lynch ha voluto giocare con lo spettatore, sfinendolo e restituendo il protagonista solo a due puntate dalla conclusione. Eppure, per ora, questo Twin Peaks è riuscito, nel suo piccolo, a rivoluzionare ancora una volta la televisione americana e mondiale. Dopo mesi di sperimentazione, Lynch ritorna alla vera essenza di Twin Peaks, riportandoci alle atmosfere classiche della serie degli anni ’90. Tutto questo non fa altro che confermare quanto l’operazione revival sia stata un azzardo da parte di Showtime ma, allo stesso tempo, un enorme successo di fan e di critica. Però, per tirare le fila e dare un giudizio finale al revival, non ci resta che aspettare la prossima settimana che, con l’ultimo doppio appuntamento, metterà fine, per sempre, alla storia di Twin Peaks.

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9