Recensione

Tomodachi Life

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Tanti anni di lavoro in ambito videoludico mi hanno portato a confrontarmi con titoli difficili da recensire, quando a causa di meccaniche spesso più difficili da descrivere in un articolo che da imparare sulla propria pelle, quando semplicemente a causa di concept eccentrici, maledettamente difficili da inquadrare nel consolidato, e rassicurante, gioco dei generi videoludici.Beh, se pensavate di aver visto e letto tutto, preparatevi a ricredervi: Tomodachi Life è quanto di più strambo, insensato e delirante si sia visto finora su Nintendo 3DS. E non solo.

The Sims ubriaco di sakèSpentasi l’eco della sterile polemica che ha coinvolto il titolo Nintendo, documentata in una puntata di Occhio Critico che potete leggere QUI, è arrivato il momento di provare a farvi entrare nel mondo partorito dalle menti malate dei ragazzi di SPD Group 1, uno dei team interni di mamma Nintendo: per facilitarmi il compito, vi inviterei a partire dall’idea alla base di The Sims, ovvero un simulatore di vita virtuale in cui non si ha il controllo diretto sui personaggi di gioco, ma li si può comunque indirizzare verso un hobby, piuttosto che verso un altro personaggio.Aggiungete quel tocco di follia nipponica che trent’anni di videogiochi provenienti dal Sol Levante dovrebbero avervi fatto conoscere, e uno humour che vi causerà, alternativamente, riso incontrollato e confuse grattatine di capo, e avrete, su per giù, Tomodachi Life.Il giocatore è chiamato, per prima cosa, ad inserire il proprio Mii, e ad inaugurare la propria isola trovandole un nome; per popolarla, poi, potrà percorrere varie strade: creare da zero gli abitanti, tramite l’ottimo editor del gioco, importare tutti i Mii dalla piazza Mii del proprio 3DS o scansionare il QR code di amici e conoscenti per vederli poi materializzarsi in uno degli appartamenti del grande condominio.In rete circolano poi una marea di Mii creati dagli utenti di tutto il mondo, che ritraggono personaggi noti, volti dell’industria videoludica e anche figure passate alla storia, come Albert Einstein o Abraham Lincoln: insomma, mai come stavolta, l’unico limite sarà costituito dalla vostra fantasia e dalla vostra voglia di popolare l’isola di parenti, amici, fidanzati (ed ex…) e star di Hollywood, a creare degli stranissimi compagni di letto.Sulla mia isola, giusto per fare un esempio, Reggie Fils-Aime (con tanto di maglietta grunge) è il migliore amico di mia sorella , mentre l’attore Sacha Baron Cohen, negli immortali panni di Borat, è da settimane l’uomo più desiderato dalle donne.E no, non ho fumato detersivo per pavimenti in polvere. Dico sul serio.

Mi aiuteresti a starnutire?All’incremento demografico degli abitanti dell’isola corrisponderà la nascita di tutta una serie di strutture che vanno ad ampliare il gameplay, che altrimenti risulterebbe abbastanza povero: già dopo pochi minuti di gioco ecco che potremo assistere alla prima di decine di edizioni del telegiornale Mii, condotto di volta in volta da un abitante diverso, e non tarderanno ad arrivare una tavola calda, dove i pettegolezzi saranno di casa, la piazzetta della fontana, teatro di epiche sfide rap, e persino il banco dei pegni, dove racimolare un gruzzoletto rivendendo i regali che i Mii del gioco elargiranno ogni qual volta li aiuteremo.Eh sì, perché è proprio questo il focus centrale delle dinamiche di gioco: ognuna delle personalità (che potremo tratteggiare in fase di inserimento del Mii) avrà bisogno di complimenti, pareri, di qualcuno che aiuti con uno starnuto o con il dare un tono nuovo all’arredamento di casa.Ogni sessione di gioco sarà quindi una sessione di problem solving, in cui cercare di soddisfare tutti i bisogni degli abitanti dell’isola, dalla fame, decisamente il più comune, alla voglia di fare un viaggio, piuttosto che un rilassante bagno caldo: nonostante una certa indipendenza di fondo, i Mii si rivolgeranno al giocatore anche per gestire le loro relazioni sociali, di amicizia quanto amorose, rendendolo responsabile della riuscita o del fallimento dei loro rapporti.In quasi un mese di frequentazione assidua dell’isola, ho visto coppie (perlopiù improbabili) sposarsi ed avere figli, pretendenti scannarsi per una donna solo per scoprire che la pulzella preferiva stare da sola, migliori amici pugnalarsi alle spalle pur di uscire con la regina Elisabetta II. Sì, sulla mia isola c’è anche lei, e la costringo a girare in tuta.Sfido chiunque a non sbellicarsi dinanzi a scenette inverosimili, non solo per i contenuti ma anche, e soprattutto, per il fatto che i nostri cari e i nostri amici possono vivere una vita indipendente, spesso diametralmente opposta a quella che conducono nella realtà.Eppure, un po’ come per Animal Crossing, altro titolo intrinsecamente giapponese, è vivamente consigliata una fruizione quotidiana, con sessioni brevi e ravvicinate, perché la ripetitività dei minigiochi proposti (i Mii vogliono anche giocare, che credete?!?) finirebbe con l’appesantire un intero pomeriggio passato tutto sulla vostra isola.Il fulcro dell’esperienza offerta da Tomodachi Life, come per altri titoli apparentemente “senza scopo”, non è nell’interazione in sé, quanto nella personalizzazione e nella godibilità delle vicende raccontate, che vanno ben oltre la semplice raccolta di minigiochi, genere in cui peraltro Nintendo ha più volte dimostrato di essere maestra (da Wario Ware a Nintendo Land).Questa sua natura, questa essenza fortemente giapponese nella rappresentazione dei rapporti interpersonali e nel tipo di comicità proposti rappresenta, al contempo, il più grande punto di forza di questa originale produzione e il limite più grande al successo che potrebbe riscuotere in occidente.Personalmente, ne ho tratto almeno una trentina di ore di divertimento spensierato e di risate, coadiuvato da chi, solitamente, rimane del tutto indifferente alla mia passione per i videogiochi, ma, mai come in questo caso, i gusti personali e la propria inclinazione verso tutto ciò che è giapponese possono distorcere significativamente la percezione e il godimento dell’ultima fatica della grande N.

Kawaii!!A questo punto in una recensione normale di un gioco normale, mi appresterei ad analizzare il versante tecnico.Come avrete capito, però, Tomodachi Life è tutto fuorché un gioco normale, e allora, più che soffermarmi sulle cinque ambientazioni in croce del titolo e sul fatto che è interamente basato sui Mii, preferisco spendere due parole per l’eccellente lavoro di localizzazione, che è riuscito nel non facile compito di addolcire i lati più estremi e le battute che noi italiani non avremmo compreso senza per questo snaturare il peculiare sense of humour originario.Il sintetizzatore vocale di cui il titolo è dotato è complice nel suscitare risate a ripetizione, e, nonostante il range sia per forza di cose limitato, l’averlo incluso in un download di poche centinaia di mega è indice della bontà del lavoro fatto all’epoca dell’uscita nipponica.Se proprio dovessi lamentarmi di qualcosa, potrei citare la censura un po’ troppo stringente applicata alle frasi da mettere in bocca ai propri Mii, ma d’altronde il PEGI rating del gioco è 3, e insomma, ci sta.Difficile quantificare la longevità totale, che dipenderà fortemente dal numero di abitanti che manderete ad abitare sulla vostra isola e da quanto un concept così insolito possa far presa su di voi: io la mia trentina di ore l’ho diluita in un mese scarso, giocando un’oretta al giorno o poco più, evitando così lo spettro della ripetitività.

– Si ride come non mai…

– Potenzialmente infinito

– Eccellente lavoro di localizzazione

– Non ha paura di osare

– …anche se a volte ci si ritrova a grattarsi la testa

– Meglio fruirlo in sessioni brevi

8.0

Quando aprite una finestra in un giorno ventoso, qualcuno degli occupanti della stanza dove siete gradirà la ventata di aria fresca, mentre qualcun altro penserà a coprirsi o a chiedervi di richiuderla solo pochi minuti dopo. Nessuno dei due è nel torto.

Similmente, con Tomodachi Life, Nintendo si arrischia a portare qualcosa di totalmente giapponese in un mercato profondamente diverso come il nostro, confezionando, nel farlo, un prodotto curato e pieno di spunti originali e spassosissimi.

Nonostante lo spettro della ripetitività, mi sento di consigliarlo a quanti, davanti ad una brezza fresca, inspirano a pieni polmoni, senza per questo biasimare coloro che si lasceranno spaventare dalla mancanza di un reale scopo o da una certa passività del gameplay.

Voto Recensione di Tomodachi Life - Recensione


8