Recensione

The War of the Worlds

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a cura di U MastrU

I ragazzi the Other Ocean si iscrivono con questo titolo nel novero degli artisti che hanno tentato di sfruttare un immaginario, quello dell’opera più nota del fondatore del genere letterario fantascientifico, ossia La Guerra dei Mondi. Byron Haskin e Steven Spielberg, ossia gli autori dei due noti adattamenti cinematografici del romanzo, sono riusciti nell’intento di far rivivere allo spettatore, se pur in salsa americana, lo sgomento e il terrore di fronte all’invasione aliena che minaccia di mettere fine alla storia dell’umanità. Qui, tuttavia, non parliamo di una pellicola cinematografica, bensì di un videogioco. Per la precisione di un titolo scaricabile che si potrebbe definire, senza paura di essere smentiti, come un platform con elementi da stealth game. Vediamo se gli sviluppatori sono riusciti nell’intento di trasformare il loro titolo dalla forte vocazione alla narrazione e all’atmosfera in un buon videogioco.

Il mio nome è Arthur ClarkLa storia, ad onta degli adattamenti cinematografici è riportata nella vecchia Inghilterra, e vede protagonista Arthur Clark. Miracolosamente sopravvissuto al deragliamento del treno su cui viaggia, vive il dramma di essere separato dalla fidanzata e dal fratello. L’orrore e la devastazione portati dall’attacco dei marziani su una Londra ridotta in breve ad un cumulo di macerie fumanti non gli impediscono di imbarcarsi in un avventura, che a dispetto delle intenzioni di Arthur si tramuterà in una lotta per la sopravvivenza, mentre l’intento di salvare e riabbracciare i suoi cari rimarrà sempre sullo sfondo, come meta lontana che le terribili macchine aliene fanno apparire al giocatore come ad Arthur stesso un’utopia.Il ritmo del gioco è dal punto di vista della trama abbastanza incostante: alle parti giocate si alternano sequenze narrate in prima persona dall’ottimo Patrick Stewart, che interpreta Arthur, mentre a schermo l’azione diviene tranquilla e bellissimi scorci si susseguono alla vista del giocatore. Nella seconda metà del gioco la narrazione si fa però più debole e queste sequenze più rare e il titolo diventa più “gioco” offrendo il fianco alle critiche di cui sotto.Meritevole è l’utilizzo di alcuni aspetti della trama poco sfruttati o addirittura assenti nei film, sia dal punto di vista narrativo che ludico: uno su tutti il venefico fumo nero che i marziani spargono sulla superficie terrestre, o l’efficace sequenza all’interno di un’abitazione in cui Arthur deve destreggiarsi per sfuggire ai periscopi alieni che sbucano dai fori nelle pareti. Giusto per fare un paio di esempi. La storia vi porterà in giro per Londra per circa 5/6 ore (a seconda della vostra abilità ce ne potreste mettere meno o molte di più) e la modalità disponibile è una sola. Peccato per l’impossibilità di giocare separatamente ciascuno degli undici capitoli di cui consta la storia.Menzione d’onore per l’efficacissima scelta stilistica di proporre a schermo non solo il piano bidimensionale su cui si svolge effettivamente l’azione di gioco, ma accanto ad esso altri due, un primissimo piano e uno sfondo. La potenza visiva di questo stratagemma è indubbia: le scene di devastazione sullo sfondo informano meglio di qualunque parola sul potere e sulla stazza dei tripodi che devastano il mondo intorno a voi, raggiungendo l’acme quando i suddetti tripodi si avvicineranno pericolosamente al vostro alter-ego così come all’occhio della telecamera che segue l’azione, svelandosi in tutta la loro enormità. Vi rimandiamo alla gallery fotografica così che possiate giudicare per conto vostro.

Occhio ai raggi di calore!Il titolo, lo si è detto in apertura, è sostanzialmente un platformer in 2D. Lo scopo sarà semplicemente quello di superare indenni ciascuno degli undici livelli disponibili, andando dal punto A al punto B. Mille ostacoli si frapporranno però tra Arthur e il suo obbiettivo. Se inizialmente sarà solo qualche spietata sentinella a rallentare il vostro incedere, avrete ben presto a che fare con l’intero repertorio di strumenti di morte che gli abitanti di Marte sono in grado di escogitare. Le idee non mancano ai ragazzi di Other Ocean: si passerà senza soluzione di continuità dall’evitare i micidiali raggi di calore di un tripode al fuggire usando il cervello da un vicolo cieco, da una folle corsa sui tetti di palazzi che collassano su se stessi ad una fuga dal mortale fumo nero. Le soluzioni trovate dagli sviluppatori non peccano certo di varietà e anche qualche puzzle ambientale trova il suo posto nel calderone.Non tutto è però riuscito come avrebbe dovuto. Si muore spesso e volentieri in The War of the Worlds; non sempre però a causa della scarsa abilità del giocatore. Purtroppo è il titolo ad essere scorretto, più spesso di quanto sarebbe lecito. I controlli sono decisamente poco reattivi, ad esempio, né aiutano le legnosissime animazioni del nostro beneamato Arthur (sembrano prese di peso dall’originale Prince of Persia). I nemici fra i più insidiosi, le sentinelle, i confronti con le quali danno vita alle ampie sezioni stealth del gioco, seguono routine che li portano a perlustrare con insistenza i posti dove andrete a nascondervi, di modo che l’unica soluzione sia a volte il suicidio intenzionale o l’approccio non ragionato per uscire da qualche situazione. Capiterà di rado di sentirsi gratificati per averla fatta in barba ai nemici in virtù della propria astuzia.A volte le trovate degli sviluppatori sono davvero infelici: il superamento di una sezione prevedeva che si invogliasse una sentinella a far fuoco sul povero Arthur nella speranza, remota, di schivare il micidiale raggio e approfittare nell’apertura nel muro provocata dall’arma aliena laddove per tutto il resto del gioco non farete altro che fare in modo di passare assolutamente inosservati alle sentinelle. In sintesi, delle meccaniche di gioco non cristalline viziate oltretutto da un comparto animazioni non all’altezza e da controlli non abbastanza reattivi minano in maniera a tratti pesante le parti “giocate” del titolo.Non propriamente esaltante è inoltre il level design. Tutto si svolge in maniera piuttosto lineare: sezioni all’aperto si alternano ad altre all’interno di edifici, il percorso da seguire è però sempre e solo uno, anche se è apprezzabile lo sviluppo in verticale di alcune sezioni, tanto verso l’alto quanto nel sottosuolo.

La devastazione è bella, a volteIl giudizio sul comparto audiovisivo di The War of the Worlds è tutto sommato positivo. Qualche pecca è ritracciabile nel comparto animazioni e in altri aspetti quali la carenza di dettaglio nei modelli (imperdonabile quando il discorso coinvolge quello del protagonista) e soprattutto la povertà dal punto di vista della rifinitura del fondale bidimensionale su cui si svolge l’azione di gioco; veramente poco curati se messi a paragone con i fondali o con i primissimi piani. Impressionante invece la resa visiva di alcune aree molto scenografiche, come una collina cui arriverete nelle fasi finali dell’avventura o la sequenza nella residenza Clark. Il sonoro è riuscitissimo: dalle musiche che accompagnano l’azione all’interpretazione di spessore di un attore come Patrick Stewart non si può chiedere davvero di più a The War of the Worlds.

– Grande atmosfera

– Gameplay vario

– Patrick Stewart voce narrante

– Controlli e animazioni macchinosi

– Meccaniche di gioco a volte non rifinite

– Graficamente migliorabile

7.0

The War of the Worlds si presenta come un titolo curato sotto certi aspetti ma che presenta difetti capaci di rovinare l’esperienza seriamente se non si è pazienti abbastanza da chiudere un occhio. L’atmosfera è sicuramente uno dei punti forti del titolo e la voce narrante di Patrick Stewart non fa che giovare. Un comparto audiovisivo a tratti eccelso e in altri frangenti invece più modesto, unito ad una buona varietà delle situazioni di gioco appesantite da controlli e da meccaniche non oliate a dovere non ci consentono di consigliare l’acquisto ad occhi chiusi. Il titolo rimane comunque una valida proposta, ai lettori la scelta se passare oltre le imprecisioni e dare una chance a The War of the Worlds.

Voto Recensione di The War of the Worlds - Recensione


7