Anteprima

The Long Journey Home

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a cura di Matteo Bussani

Tornare a casa è uno dei primi motivi del sentimento nostalgico dell’uomo. Quante storie, quanti racconti sono iniziati proprio da questo semplice input, ma soprattutto quanti giochi. A proposito di giochi, questo è proprio lo spirito del terzo titolo targato Daedalic che abbiamo potuto vedere durante la nostra trasferta di Amburgo oltre a State of Mind e Pillars of The Earth dal nome The Long Journey Home
Stavolta, però, dimentichiamoci un titolo guidato da una forte vena narrativa e riformuliamo le nostre aspettative su un gestionale/strategico, in parte procedurale, che riunisce sotto un unico tetto Faster Than Light, una versione 2D di Elite Dangerous, per quanto riguarda la componente esplorativa, e una gestione dei rapporti alieni, simile a quella di uno strategico a turni. 
Se siete riusciti a figurarvi nella vostra testa una qualunque immagine, probabilmente siete più vicini alla realtà di quanto possiate immaginare, se invece vi sembra che stiamo parlando arabo, questo gioco potrebbe non essere il più adatto ai vostri gusti. In ogni caso ci addentreremo nell’analisi dei trenta minuti che abbiamo passato in compagnia del titolo, il quale al netto di qualche improperio e una certa confusione di fondo è comunque riuscito a divertirci.
Lo spazio è immenso.
Il nuovo gioco ha inizio con la scelta della nave, del lander e dell’equipaggio, che potrà contare ben 4 membri. Ognuno ha caratteristiche diverse che gli permettono di adattarsi in maniera altrettanto differente alle tre diverse fasi del gioco. La nave entrerà in gioco nell’esplorazione dello spazio, con parametri come la manovrabilità, la velocità, il range dell’iperguida e la capacità di cargo; il lander invece sarà utile una volta nell’orbita del pianeta, per recuperare risorse sufficienti a riparare la nave o rabbocare il serbatoio della benzina; l’equipaggio, infine, andrà a definire particolari boost o abilità consumabili da utilizzare durante il corso dell’avventura, come per esempio una riparazione totale della nave gratuita.
Una opportuna valutazione iniziale, in questi tre campi, ci aiuterà nell’affrontare le prime fasi di gioco che, per un forte senso di spaesamento, complice anche la scarsezza contenutistica del tutorial,  potrebbero apparire alquanto ostiche. Prendere confidenza con lo stato della nave o semplicemente il come spostarsi efficacemente attraverso la mappa dell’Universo (ben più grande di quanto immaginavamo) è stato tutto fuorchè banale, tanto che la rapida distruzione della navicella è stata una fine praticamente obbligata.
Una prova rapida ma intensa
Cercare di provare tutte le attività possibili nel giro di mezz’ora si è rivelata una scelta saggia ai fini della comprensione del gioco, ma ben poco lungimirante se avessimo voluto affrontare una run completa. Dopo una prima fase passata ad allenarci nell’entrare dell’orbita dei pianeti, spostarsi fra i diversi sistemi o superare indenni un campo di asteroidi, abbiamo cercato disperatamente un posto dove commerciare le risorse ottenute e svolgere qualche missione. Senza che ci muovessimo più di tanto, siamo stati raggiunti da una razza aliena, che ci ha chiesto supporto nelle sue attività mercantili. Affrontata una prima consegna, ce ne siamo fatti affidare un’altra e abbiamo continuato imperterriti nel nostro viaggio. Purtroppo ad ogni deviazione sul cammino, gli alieni ci hanno chiesto come mai non stessimo andando al punto di ritrovo, e abbiamo iniziato a provare tutte le opzioni di dialogo possibili tra quelle a disposizione (non certo poche).
Insultare gli alieni a bordo di una fregata dalle dimensioni imponenti, dopo aver fallito nel recapitare un pacco per la seconda missione da loro affidataci, si è rivelata una pessima scelta, così come anche rispondere al fuoco delle quattro navi che ci hanno circondato poco dopo le nostre offese.
I risultati sono stati due: il primo, ritrovarci lo scafo distrutto, il secondo, l’essere venuto a contatto in pochi minuti con le fasi di combattimento, con le missioni e infine con i dialoghi con le razze aliene, che sebbene scalfiti solo in superficie, ci sono sembrati sufficientemente logici e amalgamati fra loro.
Come ogni rogue-like, una volta terminata una partita se ne inizierà subito un’altra e l’universo che si dipanerà di fronte a noi sarà ogni volta diverso, grazie alla sua generazione procedurale. A migliorare, però, non sarà il nostro equipaggiamento ma la nostra consapevolezza delle meccaniche, dell’utilizzo delle risorse e delle abilità di manovra, difficilmente padroneggiabili in poco meno di un’ora. Il tempo che dedicheremo alla run, infatti, fino al successo o alla disfatta, continuerà a migliorare fino ad arrivare alle 6-7 ore totali una volta che saremo entrati in confidenza con il gioco.

– Analizza diverse facce dell’esplorazione

– Alta rigiocabilità

The Long Journey Home è un titolo molto particolare, perchè riunisce sotto un’unica bandiera meccaniche prese da titoli molto diversi fra loro. Nella struttura del gioco non mancano all’appello una marcata vena esplorativa, e un’altrettanto importante vena gestionale; non manca neppure un aspetto ruolistico, che sviluppa le relazioni fra noi e gli alieni.

Il titolo non è facile e per la sua natura procedurale andrà rigiocato parecchie volte così da riuscire a padroneggiare tutte le meccaniche e infine tornare alla tanto desiderata casa. Il tempo a disposizione, però, ci ha permesso di scalfire soltanto la superficie di Long Journey Home, di cui parleremo più approfonditamente in sede di review.