Silent Hills

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Silent Hill era una serie in caduta libera, quasi abbandonata a se stessa, depressa e schiava di un passato talmente fulgido da accecare e mandare letteralmente in confusione chiunque provasse a tenere alto un nome che col tempo si andava pian piano arrugginendo e dissanguando, come le pareti pulsanti di quell’Otherworld che è metafora di punizione perenne e tortura dell’anima. Per Konami non era più il momento di soluzioni intermedie o di subappaltare nuovamente uno dei suoi franchise più di rilievo a studi di sviluppo emergenti e dalle discutibili capacità; era il momento del rilancio in grande stile, di puntare tutto sul suo uomo più rappresentativo, quello su cui – adesso possiamo dirlo – poggia l’intero peso dell’azienda: Hideo Kojima. Sebbene il padre di Snake sia ormai sinonimo di assoluta qualità, la domanda che sta tormentando i fan della Collina Silenziosa non può che essere la seguente: Kojima ha i mezzi per fare un altro grandissimo gioco dagli spropositati valori produttivi, ma è davvero in grado di creare anche un degno Silent Hill?

Trinità
Sono bastati tre nomi di gran richiamo per mandare tutti in visibilio, a dimostrazione del fatto che almeno inizialmente, per assicurarsi milioni di occhi avidi e curiosi addosso, viene tutto basato sul notevole ritorno di immagine che una simile operazione comporta. Hideo Kojima sentiva già da tempo il fisiologico bisogno di lavorare a qualcosa di nuovo e stimolante, che potesse farlo distaccare dalla serie che lo ha reso celebre; voleva essere coinvolto in altri progetti, ma l’inconciliabilità degli impegni non glielo ha mai permesso. D’altra parte – come ha spiegato durante un Q & A alla Gamescom – tutti i giorni sente il bisogno di guardare tre film e riesce a dormire appena quattro ore a notte: è un uomo molto impegnato, un perfezionista ossessivo. Probabilmente si costringerà anche a guardare molti film horror, magari proprio di quel Guillermo del Toro che si affiancherà alla produzione del nuovo Silent Hill. Se Kojima avrà la possibilità di imporsi anche in questo genere, e stabilire magari nuovi standard in quest’ambito, per Del Toro è il momento di dimostrare quanto fino in fondo voleva approcciarsi ai videogiochi. InSANE, annunciato nel 2010 ai VGA e sparito nel nulla dopo il fallimento di THQ, era un progetto ambizioso da sviluppare in tre episodi. L’ex boss della compagnia americana voleva riesumarlo dopo la cancellazione avvenuta nel 2012, ma Del Toro lo aveva del tutto accantonato, come fa spesso con molti dei suoi lavori, evidentemente non considerati così formidabili come quelli che porta a compimento. Quando l’accordo sfumò, il regista messicano dichiarò di essere in trattativa con una grande compagnia: dopo l’annuncio criptico di P.T. alla conferenza Sony, reso chiaro in appena mezza giornata da una ragazza festante che urlava la sua gioia su Twitch, tutti i tasselli sono andati al loro posto. E se n’è aggiunto anche un altro, forse più inaspettato: Norman Reedus, uno degli attori più in vista del momento e amatissimo personaggio della serie zombie The Walking Dead. Dimenticatevi però il suo modo di fare spavaldo, perché in Silent Hills difficilmente lo sarà, e il suo volto serioso alla fine del trailer, con quella luce negli occhi totalmente diversa e un po’ tormentata, sembra confermarlo. 
Dopo Metal Gear Solid V, scegliere un vero attore per interpretare il personaggio principale è diventata per Kojima una necessità dalla quale non è più stato possibile prescindere: dona ancora più autenticità all’opera ed è potenzialmente in grado di veicolare emozioni in modo più efficace, soprattutto quando dietro c’è un lavoro di sceneggiatura sicuramente molto ambizioso, attento e sfaccettato, che i due pezzi da novanta stanno curando per filo e per segno. Silent Hills ha bisogno anche di questo.

P.layable T.easer
Su PSN c’è un teaser giocabile chiamato P.T., che alla “conferenza” di Konami è stato fatto rivedere aggiungendo le reazioni terrorizzate di alcune persone che lo hanno provato in anteprima. Il fatto è che a noi non importa nulla di vedere la gente che salta dalla sedia perché ha paura, e non ci interessa per il semplice fatto che non è questo che ci aspettiamo da un Silent Hill. I cosiddetti jumpscare, quando decontestualizzati dalle dinamiche di gioco e persino dalla trama, appartengono spesso agli horror privi di contenuti e a quel modo di spaventare molto spicciolo e superficiale, che funziona solo nell’immediato, ma che alla lunga si rivela impalpabile e fumoso. Silent Hill, fino al quarto capitolo, è stata una mano che stringeva forte le budella senza mai lasciarle libere; era una tortura psicologica che si perpetrava in modo quasi sardonico, una lenta e inesorabile discesa nell’inferno personale dei protagonisti. Quell’orrore è sempre stato più potente di qualsiasi mostro abbiate mai visto in vita vostra, perché era puro malessere umano frammisto a un degrado mentale ormai irrecuperabile; era una continua esalazione tossica e maligna che si respirava a pieni polmoni, mentre tutto intorno continuava a peggiorare, sfaldarsi e ammalarsi irrimediabilmente.
Konami sa bene che gli utenti rivogliono tutto questo, e in fondo lo sa anche Kojima, ma trovare un equilibrio stabile tra una nuova visione modernizzata e la pesantissima eredità lasciata da quelle pietre miliari dell’horror videoludico, non sarà per niente facile. Eppure, quel teaser giocabile messo a disposizione, è praticamente perfetto: intenso, dannatamente terrorizzante e con una storia davvero malsana. Tuttavia, viene specificato che P.T. non ha nessuna correlazione con quello che sarà Silent Hills, pertanto potrebbe trattarsi solo di una breve dimostrazione di ciò che le menti dietro al progetto possono partorire. Qualche parola sulla breve demo giocabile, però, si può spendere, soprattutto per capire in che direzione potrebbe spingersi Konami con questo nuovo – e a questo punto attesissimo – capitolo.

New terror
La demo vi è sembrata magnifica anche tecnicamente? Bene, sappiate allora che Silent Hills sarà decisamente migliore di P.T., perché Kojima ha spiegato che per mantenere il mistero fino alla fine, ha dovuto abbassare di molto la qualità grafica della build, in modo tale da non far percepire subito che ci fosse dietro un grande studio di sviluppo. Oltre al downgrade volontario, anche i controlli sono stati resi meno fluidi e più “impacciati”, ma nonostante ciò P.T. è apparso ugualmente un esperimento di grande impatto. L’atmosfera asfittica, la sensazione di essere continuamente braccati da qualcosa in quel corridoio angolare che si ripete in un loop costante, l’orrore tentacolare e così bramoso di manifestarsi, sono frutto di un lavoro attentissimo, dove la cura dei particolari è davvero pazzesca. La paura era strisciante e sibilante, e il senso di disagio era persistente, crudo. Rimane pur sempre un corridoio e una dimostrazione ben architettata, però, quindi bisogna frenare (e anche di parecchio) i facili entusiasmi: un conto è soggiogare il giocatore in pochi metri quadrati, un altro conto è tenerlo costantemente in tensione come solo i primi Silent Hill sapevano fare. L’impostazione adottata in P.T. è vicina a quella vista in The Room, con una visuale in prima persona da cui il protagonista può osservare ciò che accade nell’appartamento. Con ogni probabilità il prodotto finale sarà in terza persona, soprattutto per dare un senso alla performance di Norman Reedus e per far concretizzare quel senso di continuità che la serie deve assolutamente avere. Non paiono esserci, almeno fino a ora, collegamenti coi vecchi capitoli, e quel “Perdonami Lisa, c’è un mostro dentro di me” che campeggia sopra una porta, non è affatto un richiamo a Lisa Garland – l’infermiera apparsa nel capostipite, datato 1999. Tutto ciò, diventa chiaro quasi subito, in particolar modo nel momento in cui si comprende come la portata della tragedia sia circoscritta nell’ambito familiare e in un contesto molto diverso rispetto a quello visto nell’indimenticabile opera di Keiichiro Toyama. Analizzando ulteriormente gli stralci narrativi di P.T., salta all’occhio anche una fortissima critica sociale verso la condizione economica dei nostri tempi, con uomini che uccidono brutalmente le loro famiglie per disperazione, scatenando una reazione a catena intrisa di delirio collettivo, che ha reso quell’angolo di Terra un incubo a occhi aperti. Ed è soprattutto qui che si vede il tanto discusso “tocco” di Kojima, che sarà accompagnato da un regista molto aperto alle tematiche forti e controverse (guardatevi La Spina del Diavolo). Ancora una volta, ci saranno peccati da espiare, drammi da vivere e pene terribili da scontare. Benvenuti a Silent Hills.

L’annuncio “a tradimento” del nuovo Silent Hill diretto da Kojima e Guillermo del Toro è stata la vera bomba di questa Gamescom, sia per la portata del progetto, sia per come è stata annunciata. Ci sono fan che attendono un vero Silent Hill da troppi anni, e ormai quasi non ci speravano più in un ritorno in grande stile. Se effettivamente lo sarà, non lo sappiamo ancora, ma quello che abbiamo visto in P.T. era davvero terribile e angosciante.

Erano anni che non si sentivano addosso sensazioni simili.