Anteprima

Shadow of the Tomb Raider, provata la nuova avventura di Lara Croft

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a cura di Gottlieb

Informazioni sul prodotto

Immagine di Shadow of the Tomb Raider
Shadow of the Tomb Raider
  • Sviluppatore: Eidos Montreal
  • Produttore: Square Enix
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , STADIA
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 14 settembre 2018 - 5 novembre 2019 (Definitive Edition)

Lara è cresciuta: è cambiata. Il suo percorso iniziato nel 2013, alla ricerca delle origini di un personaggio iconico per il mondo dei videogiochi, è andato avanti, ha progredito verso delle nuove mete. Shadow of the Tomb Raider parte da questo concetto: basa le proprie fondamenta sull’idea di una ragazza che seppur giovane e poco oltre i vent’anni ha già riscoperto il suo essere donna, il suo essere, a modo suo, un’eroina. Tra la spasmodica ricerca di un antagonista troppo grande per lei, che lotta da sola, e la necessità di rivendicare la morte di suo padre, Lara Croft si lancia in una nuova avventura, che il prossimo 14 settembre arriverà anche a noi. Intanto abbiamo avuto l’occasione di provare i primi 45 minuti circa del nuovo Tomb Raider, per scoprire cosa avrà da offrirci di nuovo Lara. 

Los dias de los muertosCi troviamo nell’isola delle rondini, Cozumel, in Messico, alle prese con l’ennesimo inseguimento alla Trinità. Accompagnata da Jonah Maiava, l’ex cuoco della Endurance, Lara Croft sta cercando di anticipare i passi del gruppo capitanato da Domingues, l’elemento di spicco del drappello che la Trinità ha inviato nell’America centrale. L’obiettivo è una tomba di chiara origine maya al centro di un vasto labirinto di catacombe sotto la città di Cozumel, nella quale nel frattempo si sta consumando una festa che ha spinto tutti gli abitanti e gli ospiti a indossare delle maschere a tema scheletrico.

Dopo una prima parte molto guidata, su un binario che ci ha condotto fino al primo cunicolo da attraversare, abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con una fase che ha vestito i panni principalmente di tutorial, ma anche di dimostrazione di come Lara Croft abbia subito la propria evoluzione: a livello macroscopico ci siamo trovati, almeno per la prima parte della nostra esperienza, dinanzi a un more of the same dei precedenti capitoli, con delle esplorazioni molto basilari e concentrate esclusivamente sulla scalata alle pareti scoscesi e rupestri, all’attivazione di congegni e a qualche enigma ambientale che non ha richiesto eccessiva fatica per essere risolto. Il tutto a ridosso del braccio di mare che divise l’isola di Cozumel dal resto del Messico. È stato palese, sin da subito, l’idea di volerci introdurre in qualcosa che nel tempo andrà a evolversi, ma per adesso non possiamo né averne la conferma né darvela, pertanto ci limiteremo a dire che oltre alla iniziale soddisfazione di poter esplorare un’intera catacomba sfruttando degli arpioni e dei salti cinematografici non abbiamo riscontrato nell’esplorazione un’evoluzione degna di questo termine. Allo stesso modo ci è stato spiegato – ma non abbiamo potuto constatarlo a pieno, anche qui – che la giungla in Shadow of the Tomb Raider rivestirà un ruolo molto più importante, quasi da protagonista silente: tutto ciò che ci verrà offerto dall’ambiente circostante potrà essere utilizzato in combattimento e per sopravvivere. Se quindi nel primo capitolo di questa nuova trilogia Lara Croft vestiva i panni di una sopravvissuta, adesso l’archeologa è chiamata a essere molto più aggressiva, a dominare ciò che la circonda: per questo sarà fondamentale andare a scovare tutti gli oggetti che l’ambiente potrà droppare, dalle erbe medicinali fino a qualsiasi altro oggetto che sicuramente in futuro sarebbe tornato utile. Per venirci incontro in tale situazione abbiamo abusato, in maniera forse anche eccessiva, dell’analogico destro, che alla pressione ci permetteva di mettere in risalto tutti gli oggetti che potevamo raccogliere, il loot generato dall’ambiente insomma: sfruttando una visuale in bianco e nero che metteva in risalto tutti gli oggetti con una forte luce gialla, tale meccanica ci ha permesso anche di tenere sempre sott’occhio dove fosse l’obiettivo e, soprattutto, quale fosse. Un modo abbastanza immediato per non perdere mai la giusta direzione e per non vagare a vuoto in un ambiente che, in ogni caso, non si è presentato come eccessivamente vasto né aperto, per ora, all’open world.

Lo sparo del sepolcroDopo la prima fase esplorativa, nella quale ci siamo ritrovati anche a stabilire record di apnea durante le esplorazioni sott’acqua, siamo capitati dinanzi ai primi scontri, tra stealth e sparatorie in stile TPS. Per quanto gli assalti alle spalle abbiano effettivamente funzionato sia dal punto di vista scenico che del gameplay, permettendoci di sfruttare molto la vegetazione e alcuni anfratti all’interno dei quali nasconderci, è stata la fase da sparatoria che non ci ha per niente convinto. A nostra disposizione avevamo un arco – che potete ben capire quanto inutile possa essere in uno scontro a fuoco vis-a-vis e una realtà che non si chiami Horizon -, un fucile a canne mozze per colpire a distanza ravvicinata, una pistola e una sorta di fucile d’assalto: il feeling con le armi non è stato di prim’ordine, ma con una sola sparatoria non è stato di certo possibile elaborare una critica completa. C’è da dire che, in ogni caso, la copertura automatica che viene offerta all’avvicinarsi di qualche oggetto va necessariamente compresa e ben sfruttata, perché non sempre risulta congrua alle vostre necessità. In sintesi Tomb Raider riesce a offrire più soddisfazione nella fase esplorativa, che in quella di combattimento. Non abbiamo potuto, invece, analizzare tutto ciò che ci è stato detto riguardante l’aspetto survival: sappiamo che Lara dovrà necessariamente badare alla sopravvivenza e a quelle che sono le nostre necessità fisiche; se durante la sparatoria abbiamo dovuto curarci delle ferite semplicemente sfruttando dei bendaggi recuperati in giro per la giungla, andando avanti nell’avventura confidiamo nel fatto di doverci adoperare per qualcosa di più complesso. Ugualmente ci è stato anche spiegato che presentarsi dinanzi a una catacomba avrà tutt’altro effetto rispetto al passato: adesso Lara le assalirà, le aggredirà con la voglia di conoscere e di sapere cosa vi si nasconde all’interno. Il loro design, come visto anche solo dai primi cunicoli affrontati, è pensato per ucciderci e per impedirci di avanzare: in questo abbiamo apprezzato anche lo slowmo propostoci all’attivazione di una trappola, realizzato per offrirci un secondo e non più per indovinare il QTE e deviare gli spuntoni del caso. Una scelta registica molto cinematografica, che però non stona in un’ambientazione del genere. Il nostro viaggio è terminato, infine, con un altro binario, stavolta però interamente in acqua, affrontando lo tsunami che colpisce la città di Cozumel e ci costringe a una fuga molto disordinata per salvare la pelle. Proprio quest’ultima vicenda ci metterà dinanzi a un elemento narrativo molto più grande di quanto ci si aspettasse: non sempre le azioni di Lara riescono a essere a favore del mondo. A volte anche i Croft possono sbagliare.

– L’esplorazione è sempre molto cinematografica e avvincente

– Narrativamente può offrire spunti interessanti

Shadow of the Tomb Raider ripropone senza sostanziali innovazioni la formula che abbiamo conosciuto negli episodi precedenti. L’affetto per un’eroina come Lara Croft potrebbe essere determinante per farci immergere in questa nuova avventura, soprattutto se si dovesse considerare tale capitolo come un entry level per chi ha scoperto adesso il franchise di Tomb Raider grazie alla pellicola cinematografica. Per il resto aver affrontato un tutorial di 45 minuti circa non ci ha aiutato a tracciare una linea ben precisa, ma solo a porci nuovi quesiti sulla bontà del prodotto, che avremo sicuramente modo di testare nei prossimi mesi, in attesa della release di settembre.