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Recensione

Shadow Warrior 2

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 31/05/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Dopo l’infelice destino cui è andato incontro Duke Nukem, la scena videoludica è rimasta a lungo orfana di una figura sboccata, dal pessimo senso dell’umorismo e dal grilletto facile, almeno finché sulla scena non è giunto Lo Wang, protagonista del reboot di Shadow Warrior firmato da Flying Wild Hog.
Dopo aver ottenuto pollici in alto nella versione PC anche su queste pagine, come potete leggere voi stessi, Shadow Warrior 2 giunge finalmente anche su PS4 (versione da noi provata) e Xbox One, con tutto il suo carico di battute monotematiche, viscere volanti e azione adrenalinica in prima persona.
Wang in da house
Nulla è cambiato a livello narrativo, e, ci viene da dire, nulla si sarebbe potuto cambiare: Lo Wang ha una personalità impressa a fuoco dopo il reboot del 2013, e il tono dato alla serie da Flying Wild Hog è ben preciso.
A regnare sovrani, ancora una volta, sono il cattivo gusto, le battute trash, gli “one-liner” più scorretti politicamente: Shadow Warrior 2 balla sempre tra lo spassoso e lo stucchevole, ma sicuramente non deluderà i fan del primo episodio, tra riferimenti continui agli organi genitali maschili e scherzi di grana grossa.
A giustificare l’ennesima carneficina demoniaca c’è stavolta un interesse parzialmente personale, visto che Lo Wang si trova, suo malgrado, ad ospitare l’anima perduta di Kamiko, figlia di un pericolosissimo boss della Yakuza giapponese, che, dopo un esperimento dai risultati inattesi, si è trovata fuori dal suo corpo, consumato da un’entità demoniaca. Immaginate, quindi, di avere perennemente nella testa l’insopportabile vocina di una semi sconosciuta viziata, pungente e sarcastica, che minaccia di mettersi comoda all’interno del vostro lobo frontale: anche noi, al posto di Lo Wang, faremmo di tutto per liberarcene, anche falciare migliaia di nemici tra mafiosi, demoni, entità robotiche e numerose altre mostruosità assortite.
Al di là del turpiloquio e dei continui doppi sensi, l’intreccio e lo spessore dei personaggi sono pericolosamente vicini al nulla cosmico, eppure non neghiamo di aver sorriso in più di una circostanza di fronte alle battutacce sessiste del protagonista e di alcuni degli NPC, sebbene questo sia avvenuto soprattutto durante le prime ore di gioco, perché la comicità grezza di cui Shadow Warrior 2 si fa latore viene a noia già attorno alla metà dell’avventura.
Il passaggio ad una struttura più libera, con diversi elementi da gioco di ruolo in prima persona, avrebbe permesso uno sviluppo maggiore del versante narrativo, ma il team di sviluppo polacco ha puntato tutto sul gameplay e sull’aumento di sangue, budella, armi e missioni.
Pioggia di proiettili
Gli ingredienti di questa versione console di Shadow Warrior 2 sono i medesimi già visti lo scorso ottobre su PC, il che vuol dire un’estrema mobilità del personaggio, una tonnellata di armi differenti, peraltro personalizzabili, mostri come se piovesse e un hub centrale da cui partire per ognuna delle missioni da intraprendere, in netto contrasto con la struttura lineare del primo episodio.
Flying Wild Hog ha provato a colmare la distanza che separava il suo prodotto da titoli come Destiny e Borderlands, non tanto, ovviamente, a livello di valori produttivi, quanto piuttosto in termini di quantità di contenuti e di non linearità dell’azione, strizzando l’occhio alla generazione casuale tanto dei livelli di gioco quanto del loot, che riveste qui un’importanza decisamente superiore rispetto al passato.
La corsa, il doppio salto, la possibilità di effettuare repentine schivate laterali e la grande importanza data alle armi bianche, che spesso si rivelano assai più letali di quelle a distanza, rendono Shadow Warrior 2 un peculiare ibrido tra uno sparatutto in prima persona e una versione “light” di un gioco di ruolo in stile Bethesda, con i combattimenti ravvicinati in tempo reale, caratterizzati dalla frenesia e da una certa imprecisione delle hitbox.
Come se già tutto questo non bastasse, Lo Wang potrà servirsi anche di quattro differenti incantesimi, anche se ci siamo trovati ad utilizzarli assai di rado, ad eccezione di quello che consente di recuperare parte dell’energia vitale perduta: gli altri tre consentono, rispettivamente, di evocare tentacoli demoniaci che trafiggono i malcapitati nemici, di rendersi invisibili per una manciata di secondi e di spingere indietro i nemici, il cui atteggiamento aggressivo porta il giocatore ad essere spesso circondato.
Le bocche da fuoco, dal canto loro, non si fanno pregare, spaziando dal sempreverde fucile da cecchino ai fucili a pompa, passando per i lanciarazzi, le mitragliette e le pistole, ma molte soddisfazioni provengono anche da armi meno convenzionali come archi, balestre e perfino motoseghe, ognuna delle quali può essere potenziata o imbevuta con un elemento  al fine di renderle sempre più letali e distruttive.
La frequenza con cui si rinvengono nuove armi, però, unita alla grande quantità di esse, rende difficile affezionarsi ad uno strumento di morte in particolare, perché nel giro di poche missioni è molto probabile che si rinvenga un gingillo maggiormente potente di quello di cui ci si sta servendo, e di conseguenza in pochissime occasioni abbiamo trovato utile utilizzare uno dei tre slot per il potenziamento delle armi, che rimane comunque una feature gradita.
Cotanta abbondanza si paga in termini di precisione degli scontri a fuoco e di ripetitività tanto dei nemici quanto delle mappe, che, come tutte quelle generate in maniera procedurale, perdono freschezza dopo un certo quantitativo di ore.
Dispiace anche che il team di sviluppo non abbia sfruttato gli oltre sette mesi intercorsi dal lancio su PC per aggiungere contenuti: Shadow Warrior 2 su PS4 non porta in dote nulla che non si fosse già visto nell’incarnazione PC.
Un passo indietro
Dove le versioni console (abbiamo avuto modo di provare anche quella per Xbox One, e la situazione non è affatto migliore…) perdono colpi rispetto a quella PC è, come si poteva immaginare, sotto il punto di vista prettamente tecnico: la rinuncia più dolorosa è quella relativa ai sessanta frame per secondo, fondamentali per un gioco così adrenalinico e rapido.
Su entrambe le console sul mercato, invece, il frame rate è bloccato a trenta frame per secondo, anche se particolarmente stabili.
Il risultato è un titolo meno veloce e frenetico dell’originale, e certamente meno mozzafiato di quanto non fosse Doom, giusto per fare un esempio.
La risoluzione su PS4 è a 1080p, quantomeno, ma manca totalmente il supporto tanto per l’opzione HDR quanto per la versione Pro dell’ammiraglia Sony, su cui, quindi, non si nota alcun miglioramento rispetto alla versione base.
Non fraintendeteci: su PS4 Shadow Warrior 2 gira più che bene: la veste grafica non era uno dei punti di forza della produzione già ai tempi dell’uscita originaria, ma si difende discretamente su console, al netto di qualche livello e qualche nemico meno ispirati degli altri (ci riferiamo soprattutto alle sezioni futuristiche, popolate di avversari robotici), e, come detto, non abbiamo notato tentennamenti nel framerate, che è sì bloccato a trenta frame ma non perde colpi nemmeno in situazioni di estremo caos, con una decina di nemici contemporaneamente a schermo.
Da questo punto di vista, la scelta del team di sviluppo di dimezzare la conta degli FPS pur di offrire un’esperienza solida e compatta è più che condivisibile, ma rimane comunque l’amaro in bocca per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, soprattutto su PS4 Pro.
A questo si aggiunge il fatto che il loot non venga collezionato automaticamente, ma sia necessario raccogliere pezzo per pezzo ciò che vogliamo portare con noi: in mancanza del mouse, questa pratica diventa spesso frustrante ed oltremodo rigorosa nella rilevazione del puntatore.
Per il resto, almeno, l’adattamento al Dual Shock 4 è di qualità, e, sebbene mouse e tastiera rimangano la configurazione consigliata per questo genere di giochi, l’ultima fatica di Flying Wild Hog si lascia giocare tranquillamente anche via pad.

– Più vasto e longevo del predecessore

– Non potrà non strapparvi due risate…

– Frenetico e divertente

– Tantissime armi

– Tecnicamente due passi indietro rispetto alla controparte PC

– …ma l’umorismo potrebbe venire presto a noia

– Nessun contenuto inedito rispetto all’anno scorso

7.5

Shadow Warrior 2 su console non è lo sparatutto scoppiettante di cui abbiamo goduto qualche mese fa su PC, principalmente a causa di un comparto tecnico azzoppato e della totale assenza di contenuti inediti.

Se, però, non avete altro modo di giocarlo o vi è piaciuto particolarmente il primo episodio, di cui questo seguito rappresenta un’evoluzione più che convincente, i trenta frame per secondo, l’aliasing e la minor precisione del Dual Shock 4 rispetto a mouse e tastiera non dovrebbero impedirvi di dargli una possibilità.

Parliamo, comunque, di un titolo divertente, frenetico e discretamente longevo per il genere di riferimento, perfetto per una serata di smembramenti senza troppo impegno e un’abbuffata di battutacce della lega più bassa: il compagno ideale di pizza e birra, insomma.

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