Recensione

Power and Revolution

Avatar

a cura di Daniele Spelta

Redattore

I conflitti in Iraq e Siria, l’emergenza umanitaria ed il dramma dei rifugiati, la crisi dei debiti sovrani e l’ascesa delle destre estreme sono solo alcuni degli indizi che ci fanno credere, a ragion veduta, che quelli che stiamo vivendo non siano affatto anni facili ed i tristi teatrini dove i politici e gli opinionisti nostrani ci propinano soluzioni semplici a problemi complessi, utilizzando un registro linguistico adatto forse ad una discussione da bar, non fanno altro che aumentare l’incertezza nel domani. Davanti a queste incognite, ognuno di noi, con la propria visione, elabora un’idea del momento storico e politico ed una eventuale ricetta per porre rimedio ad una situazione che sentiamo ci sta sempre più sfuggendo di mano. Salvo rari casi, nella realtà le nostre proposte politiche non superano però la porta di casa, ma questo senso di impotenza viene meno, se non altro virtualmente, grazie a Power & Revolution. Detto così, questo nome può dire poco, ma sappiate che il prodotto sviluppato da Eversim altro non è che la quarta incarnazione di Geo-Political Simulator, gioco dal titolo abbastanza autoesplicativo e che permette al giocatore di vestire i panni dei vari leader mondiali, da quelli alla testa delle superpotenze occidentali, come gli USA o la Gran Bretagna, fino alle dittature del Centro Africa, senza tralasciare i gruppi armati ribelli che minano alle fondamenta la stabilità mondiale.  
Real politik
Nella presentazione di Power & Revolution, i ragazzi francesi di Eversim hanno sottolineato come il loro gioco si basi su un attento studio delle situazione geopolitica attuale e quanto tenga fede di tutti gli scenari più caldi – come quello medio-orientale o dell’est Europa – e dei temi più scottanti sulle agende dei politici, ad esempio la gestione dei flussi migratori. L’aspetto simulativo è quindi il cuore dell’esperienza di gioco in Power & Revolution, ed il fatto che Eversim si fregi del merito di sviluppare anche i cosiddetti serious game utilizzati dalla NATO, dovrebbe rassicurare il giocatore sulla bontà del prodotto. In realtà, durante il corso di una partita, ci si accorge come non tutto sia poi così realistico e non mancano eventi piuttosto improbabili, ma certamente, i vari scenari internazionali messi a disposizione ad inizio partita ricalcano effettivamente le congiunture economiche, politiche e sociali dei vari stati. La portata principale di Power & Revolution è certamente la modalità libera, affrontabile sia come governante di un paese sia come partito di opposizione e dove non vengono dati chiari obiettivi al giocatore, a cui viene lasciata carta bianca per gestire al meglio il paese o per cercare di salire al potere. Con ogni mezzo. Power & Revolution non è infatti un gioco polically correct e real politik è il forse il termine che meglio gli si confà: basta scorrere infatti il già citato elenco degli scenari selezionabili per scoprire che non mancano all’appello la guerra civile in Siria, la quale può essere affrontata sia dal lato dell’alter ego fittizio di Bashar al Assad, della vicina Turchia, del turbolento Iran, ma anche come guida spirituale e militare di Daesh, il quale non viene mai direttamente nominata, ma la cui bandiera nera sventola sulle città occupate, da cui partono le migliaia di profughi di guerra. Per fare un altro esempio, spostando il radar leggermente più ad ovest, i drammatici eventi della Libia sono visti sia dagli occhi del democratico – in teoria – governo di Tripoli, ma anche attraverso quelli dei ribelli tuareg ed anche con lo sguardo dei gruppi jihadisti che controllano le parti più remote dello stato. Insomma, Power & Revolution non è affatto un gioco dove il bene alla fine vince sul male, ed anzi permette al giocatore stesso di compiere le peggiori efferatezze in materia di diritti umani e di utilizzare ogni mezzo, lecito o illecito, per arrivare al vertice. Anche come premier di una democrazia occidentale, non viene infatti imposto alcun limite alle scelte e se il caso lo richiedesse, il pugno di ferro e l’utilizzo della forza sono delle risorse a cui far spesso ricorso, mettendo anche a tacere i dissidenti del parlamento. Ovviamente, porre il bavaglio ai giornalisti, proibire i sindacati o incarcerare un leader politico sono delle mosse rischiose e la probabilità che il parlamento vi sfiduci è piuttosto elevata, ma mezzi come lo spionaggio, la macchina del fango o una propaganda vuota e populista sono sempre incentivati e tranquillamente utilizzabili. 
“Ho dato le mie dimissioni, ma le ho rifiutate”
Power & Revolution si differenzia sensibilmente a seconda dello stato scelto ad inizio partita e se ci trova alla sua testa, in un partito d’opposizione legale oppure in una formazione paramilitare e subalterna al potere regolare. Nel primo caso, il ventaglio di variabili da tenere sotto controllo e la rosa di azioni attuabili è molto più allargata, ma a conti fatti, proprio come nella realtà, l’elemento al centro di tutto è uno ed uno soltanto: le finanze pubbliche. L’Unione Europea, le agenzie di rating e la banca mondiale sono solo alcune delle entità sovrastatali da cui verranno vincoli al bilancio, i pericolosi giudizi sulla stabilità delle casse statali e i termini da rispettare in varie materie economiche e non solo. Per questo motivo, anche se il vostro credo politico vi spingerebbe ad attuare politiche in favore dell’istruzione o della famiglia, a detassare le assunzioni giovanili, a proibire la circolazione delle auto nei centri città, ad aumentare la spesa per la sicurezza e a prendere provvedimenti per favorire o respingere i flussi migratori, quasi tutte queste politiche e leggi presenti in Power & Revolution verranno accantonate in un angolo e la maggior parte del tempo verrà passato ad incrementare decimale dopo decimale le varie tasse, per evitare che il deficit sfori le soglie e che il pil abbia un segno negativo. Power & Revolution soffre quindi di una eccessiva micro-gestionalità e riduce la vita di capo di stato, anche quello con le migliori intenzioni, ad una misera esistenza da burocrate, i cui sogni di cambiamento fanno a pugni con i conti ed i bilanci da monitore quotidianamente. Anche i meeting con i capi di stato esteri, convenevoli a parte, ruotano attorno alla stipulazione dei contratti di compravendita, indispensabili per dare respiro alle finanze statali, che però saranno quasi sempre inesorabilmente in rosso, soprattutto a causa di UI decisamente poco chiara. La scarsa leggibilità dei menù è da sempre una delle maggiori critiche rivolte alla software house, rea di rendere i suoi prodotti, già di per sé piuttosto complessi, ancora più di difficili da digerire, e anche in questo nuovo Power & Revolution la situazione non appare affatto migliorata e capire il reale effetto di una nuova legge o di una variazione su una tassa rimane ancora una impresa. A questo va aggiunto un tutorial molto scarso, che esplora solo in minima parte le interfacce e i comandi attuabili tramite esse. Accanto alla gestione dell’economia, il secondo aspetto sul quale gli interventi si susseguono con maggiore frequenza è la sicurezza pubblica. Tralasciando il fatto che basta ridurre anche di poco i fondi ai servizi segreti per vedere esplodere sul proprio paese focolai di terroristi o di insurrezionalisti, il ricorso alla polizia e all’esercito per sedare sommosse è quasi all’ordine del giorno. Se gli scioperi o le manifestazioni anche nella realtà sono delle evenienze frequenti nei paesi democratici, bande armate che assaltano il comando della polizia a seguito di una partita di calcio oppure gruppi di riottosi che si riversano per le strade dopo un’ispezione della polizia, risultano fatti piuttosto strani da fronteggiare. In queste situazione, così come nei conflitti veri e propri, Power & Revolution, da simulatore geo-politico, si trasforma in una sorta di wargame: visualizzate sulla mappa della città o del quartiere, le forze di polizia o le truppe dell’esercito vanno mosse e comandate per bloccare gli accessi agli edifici sensibili o ai punti strategici come le piazze e, con camionette e agenti antisommossa in caso di ribellione, oppure con carri armati e militari in caso di guerra, bisogna spazzare le forze della fazione avversaria. Il lato bellico di Power & Revolution è certamente uno degli aspetti meglio riusciti ed integra tecniche e strategie fedelmente riprese dalla realtà, come i droni e i satelliti per scovare ad esempio i covi dei terroristi sulle montagne afgane. Inoltre, Power & Revolution non possiede il classico sistema di reclutamento già visto in quasi tutti gli strategici, e le nuove leve devono essere arruolate e mantenute proprio come tutte le altre voci di bilancio nel caso si tratti di un esercito regolare, oppure tramite finanziamenti delle reti terroristiche, donazioni di politici senza scrupoli e ricorrendo ai mercenari laddove ci si trovi a capo di un gruppo ribelle. 
L’uso della forza non è però sempre auspicabile e alle volte la via per diventare primo ministro è più facile da percorrere seguendo una strada fatta di democrazia, lasciando ai cittadini libera scelta alle elezioni. Proprio la campagna elettorale e la lotta alle urne è un altro degli aspetti cruciali del titolo sviluppato da Eversim. Gestendo un partito all’opposizione, la lista di azioni da compiere si riduce però sensibilmente, e l’esperienza di Power & Revolution risulta molto più scarna: ovviamente non si può agire direttamente emanando leggi o variando le voci al bilancio, e tutti gli sforzi profusi, più o meno leciti, sono volti alla conquista dell’elettorato, nella speranza di essere premiati ai seggi. Anche se non esasperata come per l’economia, anche in queste fasi emerge una spiccata micro-gestione che costringe il giocatore a ripete molteplici volte le medesime azioni, sperando che esse portino i frutti sperati.
Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza”. Queste sono le qualità chiave indicate da Max Weber nel suo “La politica come professione” come fondamenti di un vero uomo politico, ma purtroppo, gli amanti di questa materia che speravano di ritrovare tali aspetti in Power & Revolution si ritroveranno tra le mani per lo più una versione sclerotizzata e burocratizzata della politica. Esattamente come nella realtà. A meno che il vostro idolo sia Kim Jong-Un e voi vogliate essere un terribile dittatore, perché a quel punto l’unico limite sarebbe rappresentato dalla capienza delle carceri. 
Bug politik
Al netto dei suoi difetti, il gameplay di Power & Revolution risulterà comunque di gradimento agli appassionati dei gestionali e a chi si interessa in modo non superficiale alla politica, i quali saranno disposti a litigare con una user interface approssimativa pur di realizzare i propri progetti di stato. Quello su cui nessuno sarà invece disposto a soprassedere sono i numerosi bug che penalizzano pesantemente la fruizione del titolo: purtroppo non stiamo parlando solo di fastidiosi pop in e schermate che, una volta chiuse, misteriosamente si riaprono da sole, ma anche di errori che costringono la chiusura forzata di Power & Revolution. Solo per citarne alcuni che abbiamo provato sulla nostra pelle, in mezzo ai ciclici artefatti che si presentano puntali durante tutte le partite, abbiamo fatto ricorso al classico Alt+F4, in un caso perché la schermata dell’agenda non poteva essere chiusa, e nel secondo perché l’interfaccia del menù generale appariva in una posizione inconsueta che non ci permetteva di salvare e uscire dalla partita. A peggiorare la situazione interviene anche una ottimizzazione alquanto approssimativa e una componente tecnica di basso livello, che porta i capi di stato ad assomigliare a delle marionette afflitte dal morbo di aliasing, per di più non compensata da una direzione artistica degna di nota. Ci teniamo a concludere il nostro viaggio assieme a Power & Revolution con un suo pregio, vale a dire la traduzione dei testi in italiano, un aiuto non di poco conto viste la quantità e la mole delle righe da leggere, anche se va detto che la traduzione ha un lato alle volte tragicomico e gli errori grammaticali ricorrono di frequente.

HARDWARE

Requisiti minimi: – Sistema operativo: Windows 10, 8, 7 – Processore: 1.6 Ghz – Memoria: 4 GB di RAM – Scheda video: 256MB DirectX 9.0-compatible video card – Memoria: 4 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati:– Sistema operativo: Windows 10, 8, 7 – Processore: 2 Ghz , multi-core processor – Memoria: 4 GB di RAM – Scheda video: 3D Video card with 512 mb or more of dedicated VRAM – Memoria: 4 GB di spazio disponibile

– Titolo unico nel suo genere

– Contesto geopolitico internazionale ben ricostruito

– Interessante sviluppo del lato bellico

– Testi tradotti in italiano

– UI scomoda e poco chiara

– I bug e glitch sono molti e fastidiosi

– Alto rischio di ripetitività e di micro-gestione

6.0

Power & Revolution nasce come un prodotto di nicchia, adatto ad un pubblico ben preciso, alla ricerca non di un semplice gestionale politico all’acqua di rose, ma di un prodotto complesso e dalle molteplici sfaccettature, proprio come dovrebbe essere la creazione di Eversim. Il condizionale è però d’obbligo poiché, nonostante le innumerevoli politiche e leggi attuabili, nonostante siano presenti sia i mezzi leciti che quelli più sporchi, il più delle volte si entra in una sorta di loop dove si ripetono forsennatamente sempre le stesse azioni, alzando notevolmente il rischio di ripetitività. Grazie al buon numero di scenari e alla fedele riproduzione del momento geopolitico, Power & Revolution riesce comunque ad esercitare un certo fascino, ma purtroppo la sua bellezza viene rapidamente meno quando si è costretti a riavviare il gioco più volte a causa dei ripetuti bug e crash.

Voto Recensione di Power and Revolution - Recensione


6