Recensione

Pikmin 3

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a cura di LoreSka

La vita è come una scatola di cioccolatini, diceva il buon Forrest Gump. Ma se il personaggio creato da Winston Groom avesse avuto vent’anni di meno e fosse stato un nerd, probabilmente avrebbe detto “la vita è come un esercito di Pikmin”. A pensarci bene, la metafora funziona persino meglio di quella al sapore di cacao: i nostri amici Pikmin, infatti, nascono, crescono, si moltiplicano, lottano, muoiono. E, ovviamente, “non si sa mai che cosa gli capita”. Pikmin è una grossa e colorata allegoria della vita orchestrata da Shigeru Miyamoto, e il suo terzo capitolo non è altro che l’apice di tutto questo.
Inutile girarci attorno: Pikmin 3 – come tutti sospettavamo sin dal momento del suo annuncio – è un bellissimo gioco, sia per il suo stile visivo che per le sue idee di gameplay. La serie, però, è sempre rimasta chiusa in una sua nicchia. Le ragioni sono imputabili sia alla sfortuna di Nintendo GameCube, su cui uscirono i primi due capitoli della saga, sia al fatto che la strategia in tempo reale, per quanto edulcorata da Nintendo, resta un genere certamente meno appetibile di tanti altri. Ed è un vero peccato, perché dopo le prime due o tre ore di Pikmin 3 vi verrà voglia di ripescare i vecchi giochi della serie e rigiocarli.
Episodio III: Una nuova speranza
Pikmin 3, che ci crediate o no, inizia con un fatto tragico. Il pianeta Koppai si trova nel bel mezzo di una terribile carestia, tanto da costringere gli scienziati ad inviare equipaggi su numerosi pianeti della galassia, alla ricerca di vegetali da trapiantare sul proprio mondo. Ogni missione, però, fallisce miseramente. Soltanto un equipaggio, costituito dal capitano Charlie, dal luogotenente Alph e dalla biologa Brittany, sembra aver individuato un pianeta in grado di dare qualche speranza a Koppai. A causa di un guasto nella navicella, i nostri eroi si ritrovano dispersi sulla superficie di uno splendido ma pericoloso nuovo mondo, con il cibo che inizia ben presto a scarseggiare. Alph scopre l’esistenza di alcune forme di vita capaci di interagire con l’ambiente. Grazie ad alcuni appunti trovati sul pianeta scopre che questi buffi esserini si chiamano Pikmin, e che possono essere controllati grazie al fischietto montato nella tuta spaziale.
I Pikmin si dimostrano da subito collaborativi: possono raccogliere i frutti per aumentare le scorte di cibo, ma possono anche aiutarci a sconfiggere i nemici che pullulano sul pianeta. Riescono a dissotterrare degli oggetti nascosti, possono aprire passaggi bloccati e recuperare oggetti utili per la sopravvivenza su questo mondo ostile. C’è un solo problema: i Pikmin non sanno nuotare e devono rientrare nella propria casa – una specie di cipolla volante – prima che il sole tramonti e i nemici diventino più attivi.
Alph, però, è rimasto solo sul pianeta, e la prima missione consiste nel ricongiungersi con Brittany, che si trova intrappolata. Apparentemente, Brittany è irraggiungibile, ma ben presto Alph si accorge della presenza di un nuovo tipo di Pikmin, coriaceo e roccioso, capace di distruggere dei passaggi un tempo inaccessibili. Ritrovata la compagna, il duo fa la conoscenza dei Pikmin gialli, capaci di manipolare l’elettricità. Si prosegue con la ricerca del capitano, inghiottito da un bestione, ma una volta che il trio si è ricongiunto, la missione si fa più seria: bisogna tornare a casa. Per fortuna ci sono altri Pikmin a darci una mano: dei Pikmin volanti e, infine, dei Pikmin blu. Anche se, a dire la verità, su questo strano pianeta non siamo completamente soli, e ben presto ci ritroviamo ad indagare su di un mistero più fitto.
In equilibrio perfetto
I cinque tipi di Pikmin, come intuibile, svolgono compiti diversi. O meglio, svolgono lo stesso compito ma in maniera più o meno efficace. I Pikmin rossi sono quelli combattivi: resistono al fuoco, sono temerari. Quelli gialli, invece, sono un po’ più deboli ma possono essere lanciati in luoghi piuttosto elevati e possono maneggiare gli apparecchi elettrici. I Pikmin blu, sono gli unici a poter camminare sott’acqua e se la cavano piuttosto bene con i nemici sommersi. E le sorprese potrebbero non finire qui.
È grazie all’introduzione dei due nuovi tipi di Pikmin che Nintendo è riuscita a raggiungere un equilibrio perfetto nel gameplay. I Pikmin roccioso e volante incarnano un grosso passo in avanti rispetto alle precedenti iterazioni della saga. Il primo tipo, di colore nero, non è un grande combattente, ma può abbattere muri, rompere cristalli e stordire alcuni nemici se lanciato con forza. I Pikmin volanti, infine, possono fluttuare sopra gli specchi d’acqua, sollevare frutta e oggetti e, naturalmente, attaccare i nemici alati.
La combinazione di queste cinque tipologie fornisce dei risultati eccellenti in termini di gameplay. Ogni singolo centimetro quadrato dei livelli contiene degli enigmi che possono essere risolti utilizzando un qualche tipo di Pikmin. In alcuni casi occorre combinare le diverse tipologie. Talvolta è necessario fare una cernita. E, naturalmente, in alcuni casi è obbligatorio suddividersi in tre gruppi, utilizzando ciascuno dei tre personaggi. Questa dinamica, presa in prestito dal precedente capitolo, raggiunge una nuova vetta grazie all’introduzione del terzo eroe, amplifica la portata dei puzzle e rende l’elemento esplorativo ancora più importante ed efficace che in passato.
Ad esempio, può essere necessario lanciare il proprio compagno in un luogo altrimenti irraggiungibile, quindi lanciargli qualche Pikmin e iniziare l’esplorazione separati in due diverse squadre. Purtroppo non c’è modo di controllare contemporaneamente i due personaggi, ma – probabilmente per la prima volta nella storia della console Nintendo Wii U – il gamepad dotato di schermo ci viene in aiuto. Grazie a un semplice tocco, infatti, è possibile indirizzare i personaggi non controllati verso un determinato punto della mappa, continuando a controllare il terzo personaggio. Con un pulsante possiamo rapidamente passare in rassegna i nostri eroi, intervenendo nelle varie situazioni di pericolo che possono crearsi. I nostri compagni affidati al “pilota automatico” del Gamepad, infatti, non hanno una propria intelligenza e non si difendono da eventuali attacchi. All’apparenza potrebbe sembrare un difetto (in un normale gioco strategico lo sarebbe di certo), ma Pikmin 3 lo fa a scopo di bene: vuole costantemente tenerci attivi ed evitare che tutto possa essere risolto dall’intelligenza artificiale. A conti fatti, dunque, è un bene che gli interventi dell’intelligenza artificiale siano minimi, anche se in alcuni casi abbiamo riscontrato qualche comportamento frustrante, con Pikmin che si suicidano in piccole pozzanghere o che tendono a bloccarsi da qualche parte, costringendoci a pendercene cura più del necessario.
In ogni caso, rispetto ai precedenti capitoli della saga, la presenza del gamepad di Wii U rende il tutto più fluido. Basta un colpo d’occhio per scoprire dove si trova la frutta, o quali siano le aree non ancora esplorate. Fatta eccezione per i momenti in cui si decide dove dirigere i propri personaggi non controllati, il gioco non viene mai messo in pausa, e qualunque informazione è accessibile in maniera semplice e intuitiva.
Nintendo ha saggiamente deciso di non abusare del sistema di controllo touch, affidando quasi tutto ai pulsanti e alle levette analogiche. La scelta si è rivelata provvidenziale: il gioco è intuitivo, immediatamente comprensibile ma non per questo poco profondo. Infine, il passaggio alla modalità senza televisore risulta indolore, in quanto il sistema di controllo non viene praticamente intaccato (sebbene, in questo caso, il gioco debba essere messo in pausa molto più spesso per consultare la mappa).
Ground control to major Charlie
Questa stranezza spaziale chiamata Pikmin 3 è stata realizzata con una grafica semplicemente incantevole. Nonostante Nintendo Wii U sia una console dotata di una potenza paragonabile a quella delle console di attuale generazione, l’hardware è stato sfruttato in maniera intelligente, e ricrea con sapienza l’atmosfera bucolica, quasi poetica, selvaggia ma al contempo pacata del pianeta. L’uso di un obiettivo con una profondità di campo media permette di mettere in scena degli scorci straordinariamente belli, quasi fotorealistici, e, sebbene le texture siano pensate per essere viste da una certa distanza, alcune sequenze di gioco con la camera che si sposta vicino al terreno lasciano una buona impressione, per quanto non eccezionale. Si tratta del primo vero esempio di uno stile Nintendo declinato in alta definizione e, considerando il risultato, non possiamo che vedere un futuro sempre più roseo per i franchise della console.
Le musiche, come di consueto, sono di altissima qualità, e mescolano i temi spensierati e rilassanti della saga con alcuni brani più concitati, attivi durante le battaglie e, naturalmente, nel corso delle spettacolari boss fight, che in pieno stile Nintendo si svolgono in più fasi, sulla falsariga dei boss della serie The Legend of Zelda. Il citazionismo di Pikmin nei confronti di altre serie della grande N appare a più riprese, e talvolta si nota persino nella colonna sonora e negli effetti audio, che riecheggiano altre celebri serie firmate da Shigeru Miyamoto. Si pensi inoltre che il pianeta, chiamato Koppai, si richiama al primo nome di Nintendo che, quando si occupava della produzione di carte da gioco, era nota nel Sol Levante proprio con il nome di Nintendo Koppai.
Un’avventura lunghissima
Probabilmente il pregio di Pikmin 3 è dato dalla sua capacità di sapersi ripetere senza mai annoiare. Nonostante gli ambienti siano pochi, non risultano mai ripetitivi e ogni porzione del mondo ha la sua dose di unicità. La ricerca di cibo e il desiderio di tornare a casa non sono le uniche motivazioni per il giocatore: si è costantemente spinti ad esplorare, e ben presto ci si ritroverà ad abbandonare i binari della storia per seguire il proprio istinto. O, più probabilmente, per seguire il proprio cuore.
Perché, in effetti, in Pikmin 3 si usa più il cuore che il cervello. Anche se il gioco ci presenta tante sfide, tanti enigmi cervellotici e tanti momenti in cui ci si gratta il capo, è l’empatia nei confronti di questi esserini colorati a spingerci costantemente a tornare. Quando i Pikmin sono in pericolo, la preoccupazione prende il sopravvento. Quando i nostri amici cadono in battaglia, ci si sente colpiti in fondo all’anima: sappiamo di avere perso una parte di noi, e sappiamo che dovremo dedicare del tempo a recuperare i nostri amici caduti.
Pikmin 3, dunque, è un gioco lungo, rigiocabile e, soprattutto, intriso di una profonda libertà di scelta. Tutto questo si somma a due modalità multiplayer, intuitive quanto basta per qualche breve sessione in split screen in compagnia di un amico.

– Atmosfera eccezionale

– Grafica incantevole

– Lunghissimo

– Novità brillanti

– Pathing dei Pikmin scarso

– Qualche sporadico calo di frame rate

9.0

La “Nintendo Difference”, questo concetto astratto che si usa per descrivere l’insieme delle differenze dei titoli Nintendo rispetto alla massa, è validissima in Pikmin 3. Ancora una volta, Nintendo fa la differenza proponendoci un gioco semplicemente meraviglioso. Riuscirà Pikmin 3 a cambiare le sorti di Wii U? Probabilmente no. Perché, nonostante l’evidente cura e amore riposti in questo gioco, non sarà certo facile rendere Pikmin 3 un titolo di massa. Ciononostante, questa è un’opera imperdibile su Wii U. Un titolo che, forse, non vi spingerà a comprare la console. Ma che certamente ci dimostra la ragione per cui i giochi Nintendo hanno quell’aura di magia. Un’emozione che non troverete da nessun’altra parte.

Voto Recensione di Pikmin 3 - Recensione


9