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Recensione

Paper Mario Color Splash

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Pubblicato il 05/10/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Pochi titoli hanno l’infausto compito di traghettare Wii U fino al suo definitivo pensionamento, che coinciderà, verosimilmente, con il lancio di NX a marzo: tra questi, uno dei più attesi è sicuramente Paper Mario Color Splash, nuovo episodio di una delle saghe più amate dai fan Nintendo, che, tra alti (molti) e bassi (qualcuno), propone avventure a base di carta dai tempi del Nintendo 64.
Quest’ultimo episodio promette di essere non solo il più bello da vedere, come evidente da uno qualunque dei numerosi trailer rilasciati nei mesi scorsi, ma anche una sorta di onnicomprensivo best of, che incorpora meccaniche prese da alcuni degli episodi più recenti, anche in ambito portatile.
Vediamo, allora, se la sfortunata console Nintendo intende accomiatarsi con un titolo di primo piano o meno.
Che mondo sarebbe senza colori
In una notte buia e tempestosa, inusuale per il regno dei Funghi, Mario riceve la visita della principessa Peach, scortata da un Toad e latrice di pessime notizie: una lettera anonima, inviata da Porto Prisma, ridente località balneare, è indirizzata al nostro idraulico baffuto…ma più che una lettera, si rivela essere un Toad accartocciato e privato di tutti i suoi colori.
Inorridito (in un mondo di carta, essere accartocciati e spediti non dev’essere piacevole), Mario parte subito per l’isola Prisma, unica pista percorribile, e, al suo arrivo al porto, capisce subito che qualcosa non va: la cittadina è silente e la fontana della piazza principale prosciugata delle sue Vernistelle, famose in tutto il mondo per essere la fonte dei colori dell’isola.
Un altro giorno di lavoro per il nostro eroe baffuto, insomma.
Nonostante gli sforzi narrativi siano maggiori rispetto alla bozza di plot che Nintendo ci propina con i giochi a piattaforme aventi come protagonista Mario, la storia è ancora un coacervo di cliché e situazioni buffe, amplificate dal consueto, eccellente lavoro di localizzazione italiana, che riesce a giocare con le parole senza perdere molto del senso originale, indugiando su espressioni gergali e battute che non mancheranno di strappare un sorriso, anche ai giocatori più navigati.
In compagnia di un inusuale compagno d’avventura che ricorda tanto Navi di Zelda (anche per l’insistenza!), i giocatori saranno chiamati a riportare l’ordine ed il colore lungo una trentina di livelli, visitabili tramite una mappa con vista dall’alto che sembra un palese omaggio a quella dell’indimenticabile Super Mario World.
Con gli anni, e particolarmente negli ultimi episodi, la serie Paper Mario si è progressivamente allontanata dai canoni tipici dei giochi di ruolo che ne avevano caratterizzato gli esordi, configurandosi, piuttosto, come un peculiare miscuglio di generi e quest’ultimo episodio non si discosta da questa strada, proponendo elementi avventurosi, fasi in cui prevalgono le piattaforme e una sottile vena ruolistica, che di certo non guasta.
Fortunatamente per Intelligent Systems, e per noi giocatori, la miscela è sapiente e gli ingredienti sono dosati in maniera equilibrata, anche se, personalmente, non avrei disdegnato un maggiore peso delle dinamiche tipiche da gioco di ruolo.
Su e giù per l’Isola Prisma
Le dinamiche di gioco che conducono il giocatore dallo sbarco a Porto Prisma fino ai titoli di coda pendono decisamente dalla parte del classico gioco d’avventura, con una grande importanza data all’esplorazione dei livelli, sorretta da un level design intelligente, che nasconde alla vista numerosi segreti e cela gustose scorciatoie.
Grazie ad esso, il backtracking, dal peso specifico notevole nell’economia di gioco, non si rivela mai tedioso, e anzi porta a scoprire zone nuove di livelli già visitati, oggetti segreti ed aree da ricolorare inizialmente invisibili, essenziali per ottenere il completamento di ogni area al cento per cento.
Mario impugna da subito un martello, con la possibilità di portare due diversi attacchi: alla pressione del tasto B corrisponde un colpo secco, utile ad interagire con l’ambiente e ad attaccare i nemici in anticipo, mentre con il tasto X lancia un getto di colore sugli oggetti, riportandoli alla vita o restituendo semplicemente la loro forma originaria.
L’interazione con l’ambiente è continua e stimolante, passa attraverso semplici puzzle ambientali e sprona sempre a guardarsi intorno, valorizzando l’esplorazione e premiando i giocatori più curiosi, che vorranno esplorare l’isola senza fretta.
I nemici sono visibili su schermo, e, al contatto con Mario, danno vita a scontri a turni che offrirebbero anche diverse opzioni tattiche, se non fosse per lo scarso livello di difficoltà, che ne mortifica un  po’ le velleità: ogni nemico risponde diversamente alle carte a disposizione del giocatore, rispondendo a determinati attacchi e soffrendone altri, così da spingere a differenziare la propria strategia a seconda dell’avversario.
Saltare su un Tipo Timido che indossa un caschetto appuntito non è una gran mossa, così come prendere a martellate nemici di carta che possono tornare a stendersi dopo aver passato un turno stropicciati: peccato che il target trasversale cui il prodotto si dirige non abbia consentito di innalzare un po’ la difficoltà generale, davvero troppo bassa per un giocatore con un minimo di esperienza.
Il combat system in sé, poi, rappresenta una novità sostanziale rispetto a Sticker Star, e uno degli aspetti più riusciti della produzione: sfruttando il doppio schermo, ed ovviando alla costante penuria di carte che caratterizzava l’episodio portatile, Intelligent System ha dato vita a meccaniche intuitive e divertenti, che partono dal GamePad.
Iniziato uno scontro, il giocatore sposta gli occhi sul piccolo schermo, dove può scegliere le carte che intende impiegare e se aggiungere ad esse del colore o meno: le carte bianche risultano meno efficaci, ma contro nemici deboli possono essere utili a risparmiare colore (che comunque non mancherà mai al giocatore).
Terminata la fase di preparazione, il giocatore lancia letteralmente le carte verso lo schermo con uno swipe all’insù, ed è solo allora che lo scontro vero e proprio ha inizio, con la consueta attenzione al tempismo, utile a massimizzare gli attacchi portati e a parare quelli subiti.
Combattere è un piacere, anche se non porta benefici sostanziali al giocatore, che non sale di livello e non diventa più forte con il progredire dell’avventura: il senso di progressione ne risente non poco, con il solo incremento della capienza del Martellobaleno e dei punti vita totali che non riescono a sopperire a questa mancanza.
Il team di sviluppo aveva  sì preannunciato un adventure “con elementi RPG”, ma qui siamo davvero al minimo sindacale per quanto concerne il versante ruolistico.
Cionondimeno, la miscela di combattimenti godibili, puzzle ambientali, fasi esplorative stimolanti e dialoghi ilari riesce ad intrattenere piacevolmente, e Paper Mario Color Splash intrattiene senza difficoltà grandi e piccini. 
Over the rainbow
Impossibile muovere critiche al comparto tecnico ed artistico della produzione: siamo dinanzi ad uno dei titoli più belli da vedere su Wii U (e parliamo di una console che contava già su piccoli gioielli visivi come Yoshi’s Woolly World e Kirby ed il pennello arcobaleno), che gioca con la fisicità data dalla carta e con una marea di colori vivi, brillanti, che porteranno vita anche nella più cupa delle serate autunnali.
La fisica del Martellobaleno e dei colori è ripresa da quella di Splatoon, ma ulteriormente raffinata, mentre il comparto animazioni si avvale di movenze sempre ben collegate tra loro, naturali, che danno vita ai modelli dei personaggi a schermo, invidiabili per dettaglio e brillantezza.
I modelli tridimensionali degli oggetti rinvenibili nel corso dell’avventura (estintori, limoni, ventilatori, sturalavandini e tanto altro) fuoriescono letteralmente dallo schermo e strizzano l’occhio al fotorealismo, inserendosi comunque nella continuità visiva del prodotto, che alterna sfondi in due dimensioni a fasi in cui il giocatore può intervenire direttamente sul mondo di gioco, tagliandone delle parti e aprendosi così dei passaggi apparentemente inesistenti.
L’estetica di Paper Mario Color Splash va oltre l’età del fruitore ed i suoi gusti in ambito videoludico, regalando scorci davvero meravigliosi e confermando quanto una direzione artistica ispirata ed una palette di colori azzeccata riescano a compiacere l’occhio quanto (se non di più)  la forza bruta di motori poligonali particolarmente complessi.
Nintendo sembra averlo capito, e crediamo proseguirà su questa strada anche in futuro con NX.
Personalmente, la bellezza di quest’ultima produzione della grande N ha un sapore agrodolce, perché, insieme all’entusiasmo per i risultati raggiunti, permangono i rimpianti per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato per questa console.
Chiosa finale per la longevità complessiva, molto soggettiva (ci sono dozzine di segreti da sbloccare e moltissimo backtracking facoltativo) ma comunque in linea con i precedenti titoli della serie.

– Divertente da subito, ed a tutti i livelli

– Combat system sfizioso

– Ottimo level design

– Visivamente strabiliante

– Sempre meno elementi RPG

– Un po’ troppo facile

8.0

Paper Mario Color Splash rappresenta un altro centro (speriamo non l’ultimo) per Nintendo su Wii U, soprattutto grazie alla cura per i dettagli, all’accessibilità del gameplay, all’eccellente level design, all’incantevole aspetto grafico.

Certo, si potrebbe obiettare che la serie si discosti sempre più dalle origini da gioco di ruolo, che la difficoltà risulti insufficiente per i veterani del genere o, volendo trovare un altro pelo nell’uovo, che ci sia un certo riciclo di idee rispetto a Sticker Star, uscito su 3DS quattro anni or sono, ma il pacchetto funziona alla grande, e l’esperienza di gioco offerta saprà soddisfare diverse tipologie di pubblico.

Se cercate un titolo spiritoso, scanzonato, longevo e divertente da giocare, potete anche fermarvi qui: Paper Mario Color Splash non vi deluderà.

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