Anteprima

Okamiden

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a cura di Krauron

Emozionante, poetico e suggestivo. Tre semplici parole per definire una delle produzioni più riuscite dell’ultimo arco di vita di Playstation 2, quell’Okami che ammaliò critica e (un po’ meno) pubblico con uno stile grafico (è il caso di dirlo) da favola, una storia interessante ed un gameplay solido. Un’ennesima dimostrazione di talento dai (mai abbastanza rimpianti) Clover Studio che, dopo aver messo a segno un colpo dietro l’altro, trovano la loro massima maturazione in un vero e proprio quadro in movimento, capace di ammaliare e stupire da molteplici prospettive anche coloro che non sono avvezzi a questa particolare tipologia di avventura. Tuttavia, fin dalla sua prima apparizione sulle nostre console, la peculiarità del titolo che verteva sull’originale uso di un particolare pennello, già solo idealmente si confaceva di più a qualcosa di diverso di un pad. Ecco allora sopraggiungere una versione per Wii e questo sequel per Nintendo DS, pronto a sfruttare appieno (e magicamente) il nostro amato pennino.

Piccole ma grandi emozioniQuando fu annunciato questo titolo per la piccola di casa Nintendo e cominciarono ad essere distribuite le prime immagini, iniziarono a rincorrersi numerose voci sull’identità della protagonista, un cucciolo di lupo del tutto lontano dai tratti di Amaterasu. Prima si pensò ad un prequel, con quest’ultima nei panni di sé stessa da “piccola”; in seguito si ipotizzò una reincarnazione della dea in un animale più giovane; in realtà vestiremo i panni di Chibiterasu, che ha con l’eroina del capitolo originario uno stretto rapporto di parentela e andrà a delinearsi con maggiore dovizia di particolari durante lo svolgimento della trama. La fisionomia del cucciolo stringe davvero il cuore anche ai più indifferenti tra voi e, state pur certi, che già solo con questa scelta di design, Capcom si è aggraziata l’interesse del gentil sesso. Discorso di poco analogo anche per quanto riguarda il gameplay, leggermente semplificato rispetto alla sua formula iniziale, ma comunque rispettosa del tandem “button-mashing e celestial brush”. Insomma, ogni avversario che vi si presenterà davanti dovrà essere sconfitto mediante queste due azioni, anche se converrete con noi che destreggiarsi col pennino a mò di pennello darà tutt’altro effetto all’azione. Sullo schermo superiore sarà possibile muovere Chibiterasu tramite l’ausilio del D-pad, mentre su quello inferiore ci sarà una comoda mappa sempre a portata d’occhio. Quando invece si vorrà interagire con l’ambiente, basterà premere i tasti dorsali per usare il touch screen a seconda dell’evenienza. Ancora una volta, in questi casi, sarà fondamentale usare la materia grigia per venire a capo di molteplici situazioni, dalle più variegate sfumature: riparare ponti, far rifiorire alberi secchi, eliminare ostacoli di varia natura e cose di questo genere. L’effetto è ancora una volta incredibilmente sorprendente, ed anche con un hardware meno performante il risultato stupisce per colori ed effetti sgargianti. Tuttavia alcuni di voi potrebbero rimanere delusi da quello che sembra una versione ridotta del capitolo originario. In realtà le novità iniziano proprio da qui.

Un amico a portata di toccoNel plot che arricchisce la produzione, c’è spazio per una nuova potente figura oscura che ha nuovamente riempito di malvagità le (mai abbastanza) bistrattate terre orientali. Il vero fattore innovativo riguarda la presenza di un ragazzino, Kuninushi (per gli amici Kuni), figlio del noto guerriero Susano già visionato in passato, che monterà sulla nostra giovane protagonista, seguendola in ogni suo spostamento. Ecco come il gioco assume dunque una nuova prospettiva, decisamente “duale”: in maniera leggermente simile ad altre produzioni che si basano sull’utilizzo in simultanea di due personaggi, il giovane ragazzo sarà fondamentale tanto per la risoluzioni di enigmi quanto per l’uccisione degli avversari. In ambo i casi non avremo il controllo di Kuni, ma solamente della guida del suo incedere in determinati passaggi, lasciando il resto alla sua intelligenza artificiale. Ad esempio in un puzzle dovevamo far muovere il nostro fido amico su di un ponte pericolante, che non avrebbe retto il peso di due esseri viventi; ecco, dunque, una linea (più o meno precisa) tracciata lungo il percorso: et voilà, il gioco è fatto. Oppure in un altro frangente Kuni e il lupacchiotto hanno dovuto, nello stesso arco di tempo, premere due determinati interruttori per aprirsi un varco. Notevole anche il suo contributo nelle battaglie, dove il giovincello a suon di fendenti si è fatto valere tra un discreto numero di nemici. Se tutto questo vi sa di già visto, non temete perché nella versione finale l’interazione sarà molto più ragionata e soddisfacente. Tecnicamente invece, è ancora un tripudio di colori pastellossi, effetti simil cel-shading e conflitti cromatici tra luci ed ombre. Non a caso a Chibiterasu sarà richiesto, come ad Amaterasu, di ridare luce e splendore al territorio, con tutte le positive conseguenze grafiche di circostanza.

– Tecnicamente emozionante

– Gameplay collaudato ma rinfrescato

– E’ il seguito di Okami!

Colorato, sfavillante e stilisticamente al top, Okamiden sembra proprio in procinto di fare breccia nuovamente nei cuori degli appassionati e non degli adventure. Con una (sublime) grafica da cartoon, effetti sonori azzeccati, ed un gameplay vestito a nuovo per l’occasione, non vediamo l’ora di immergerci per la seconda volta in questo mondo onirico, fatto di pennelli, magia e tanta, tanta classe. Restate sintonizzati con noi.