Nikon KeyMission 360 vs Samsung Gear 360 2017

Avatar

a cura di DjPralla

Con l’avanzamento tecnologico abbiamo avuto modo di vedere l’evoluzione degli smartphone, dei computer e dei gadget ad essi correlati. Ma d’altro canto c’è stato anche spazio per l’ingresso di nuove linee di prodotti, come i tanto chiacchierati tablet, che ancora oggi rimbalzano tra “dispositivo definitivo per il lavoro” e “utile solo per browsing e chat”. Un altro ambito che ha visto un’enorme evoluzione e l’introduzione di nuove linee di prodotto è sicuramente quello delle macchine fotografiche che, negli ultimi anni, sono arrivate a dare la possibilità di scattare foto e video panoramiche. Per l’arrivo sul mercato consumer di macchine in grado di riprendere a 360°, però, si è dovuto sostanzialmente aspettare il 2014 con l’arrivo in sordina di una acerba Ricoh Theta, che pur diventando pioniera di un intero settore si è dimostrata ancora acerba e incompleta. Dopo l’ingresso di LG e Samsung nel mercato durante il corso dell’anno scorso, la lotta si è fatta più accesa, tanto da richiamare altri marchi del mondo delle fotocamere. Così si arriva nel 2017 con lo scontro tra Samsung Gear 360, nella sua versione 2017, che va a sfidare addirittura Nikon con la sua KeyMission 360.
Introduzione
Tra le migliaia di prodotti creati da Samsung, c’è sempre stato posto per le macchine fotografiche, e anche i più recenti smartphone testimoniano quanto la casa coreana stia lavorando per portare avanti il mondo della fotografia. Ad ampliare invece la lineup della realtà virtuale, è così arrivato un secondo prodotto della stessa linea: questa è stata l’idea alla base della prima Gear 360, nata quasi come un esperimento e cresciuta come unica camera consumer a un prezzo contenuto a garantire immagini di buona qualità sia per quanto riguarda foto che video. Il modello 2017 vuole essere un perfezionamento conservativo, che va a ridurre gli ingombri e i costi, dal momento che la tecnologia ancora fatica a dare reali sbocchi per ulteriori miglioramenti restando in fasce di prezzo contenute.
Dall’altro lato c’è un colosso indiscusso nel mondo della fotografia come Nikon. Per movimentare un po’ il mercato l’azienda giapponese ha annunciato una nuova linea di action-cam sotto il nome di KeyMission: le prime due più classiche da montare mentre ci si dedica a sport estremi e si vuole un angolo di visione più ampio del normale, mentre l’ultima è l’oggetto della nostra sfida, ossia la 360 che, come da nome, riprende immagini e video sferici. Purtroppo però, a causa di calamità naturali che hanno danneggiato le fabbriche, . KeyMission 360 è arrivata sul mercato con un anno di ritardo, nonostante gli appassionati la bramassero sin dal primo annuncio. La macchina non ha comunque perso la sua verve e al lancio si è proposta primariamente come una action-cam resistente alla polvere e subacquea, con una dotazione ben fornita quasi a voler giustificare il prezzo più alto della concorrente.
Lo scontro
Partiamo da un po’ di dati, la Nikon è equipaggiata con due sensori da 12 megapixel che riescono a creare foto sferiche da una risoluzione massima di 21mpx, mentre per i video la risoluzione massima raggiungibile è 4K a 24 FPS, sempre tenendo conto che stiamo parlando di misurazioni piane per immagini che poi devono essere piegate in modo tale da creare un globo e lasciando così una finestra di visuale ad una risoluzione molto ridotta rispetto a quella nominale. La batteria rimovibile da 1050 mAh garantisce più di un’ora di registrazione, sempre che abbiate una microSD dalla giusta capacità per sostenere il peso del catturato. A differenziarla dalla concorrente è la caratteristica da action-cam che la rende impermeabile fino a 30 metri sott’acqua e resistere a cadute da 2 metri d’altezza. Per le riprese subacque bisogna però cambiare le coperture delle lenti con le apposite fornite nella scatola, altrimenti l’immagine sarà severamente intaccata da distorsioni nelle parti esterne. Sempre grazie a questa caratteristica è facilmente possibile cambiare queste coperture nel caso in cui si rompano o graffino, come è successo a noi appoggiandola con poca cura sulle ruvide mattonelle a bordo piscina. Sempre nella scatola sono presenti due agganci adesivi ed un attacco a vite per poter montare la camera su caschi, surf e quant’altro. La mancanza di una vera e propria stabilizzazione ottica però incide non poco sul registrato che in movimento diventa molto ballerino. Il suo punto forte sono sicuramente le foto che restituiscono delle immagini nitide e ben colorate anche in condizioni di luce scarsa. Anche i video non sono male, ma ci saremmo aspettati una qualità nettamente superiore per giustificare il salto di prezzo rispetto alla concorrente: il risultato è troppo impastato, specialmente in movimento, dove invece un’action-cam dovrebbe dare il meglio di sé. Sa da un lato c’è estrema comodità di avere i video già pronti da editare e condividere direttamente dalla SD, senza quindi dover passare obbligatoriamente per smartphone o software per PC, l’applicazione per poter gestire da remoto la camera e scaricare il catturato è probabilmente il vero tallone d’Achille: per collegarsi sono necessari molti passaggi che spesso e volentieri portano a errori che richiedono di ricominciare tutto da capo. Peccato perché è l’unico modo per andare a modificare le impostazioni, dal momento che non c’è un display né altri tasti all’infuori di quelli per scattare foto o registrare video. 
Il prezzo di listino è di €499 e per i risultati che è in grado di produrre, forse si tratta di una barriera d’ingresso ancora troppo alta per il consumatore medio.
La Samsung, invece, è già una revisione di un prodotto che l’anno scorso ha buttato le fondamenta e quest’anno viene raffinato. Come accennato in questo caso si è andati a ridurre, sia nelle dimensioni, che nelle specifiche, ma pure nel prezzo. I due sensori ora sono da 8,4 mpx che combinati riescono a produrre delle immagini fisse da 15 mpx, quindi un passo indietro rispetto al modello dell’anno scorso e significativamente di risoluzione più basse rispetto alla competitor. Per quanto riguarda i video, anche qui la risoluzione scelta è 4K a 24 FPS, e dimostrano una grande difficoltà con le luci basse e non poca incertezza sulla linea di stitch. La batteria è leggermente più capiente con 1160 mAh (nonostante non sia più rimovibile diversamente dal modello 2016) e garantisce circa un’ora e mezza di registrazione. A differenza della Nikon, sulla Gear è presente un piccolo schermino che vi darà sempre le indicazioni fondamentali, come la memoria residua o il livello della batteria. Inoltre è possibile modificare le impostazioni e muoversi tra le varie tipologie di ripresa direttamente sulla camera, senza dover passare per l’applicazione. Parlando di app, la companion sviluppata da Samsung funziona solamente con i top di gamma prodotti dalla stessa azienda oppure con iPhone (e non iPad per incomprensibili ragioni). Questa applicazione è fondamentale per l’utilizzo della camera perché lo stitch delle foto e dei video vengono fatti sul dispositivo e quindi il catturato sulla SD non è direttamente editabile. Un problema non da poco se volete alzare il livello dei vostri contenuti e magari lavorarli su Adobe Premiere Pro, anche perché il software per effettuare lo stitch direttamente da PC è estremamente limitato e produce video non compatibili con il software di editing di Adobe. La feature più interessante è quella di poter effettuare streaming in diretta su YouTube o Facebook, ma nel caso di quest’ultimo non è possibile scegliere una pagina controllata, ma esclusivamente il proprio profilo. In questo a caso la qualità crolla anche per via delle limitazioni della piattaforma, ma resta comunque una simpatica possibilità. In generale si tratta di una camera più compattata e versatile, che riesce ad essere facilmente utilizzabile in qualunque momento già solo tenendola in mano, mentre la concorrente richiede obbligatoriamente una qual si voglia supporto. Nella scatola è presente un cavo USB-C per la ricarica e il trasferimento dei dati su PC, oltre ad una piccola custodia per trasportare la camera e un ambiguo anello di gomma che dovrebbe servire per rendere più stabile la base d’appoggio. Pur essendo resistente a polvere e spruzzi, La Samsung Gear 360 resta comunque un prodotto particolarmente fragile e da trattare con cura, specialmente per le due lenti sporgenti che potrebbero facilmente rovinarsi. Il tutto però diventa più comprensibile tenuto conto che il prezzo per portasela a casa è di “soli” €250 e quindi l’esatta metà della concorrente.

In definitiva è difficile sceglierne una come vincitrice assoluta: se siete nuovi nel mondo dei video e delle foto a 360° e avete un “Samsung compatibile”, prendete la Gear 360 e fatevi le ossa cercando di capire quali siano i modi migliori per sfruttare questa nuova tecnologia, provando e riprovando. Se invece siete già dentro a questo mondo e cercate un dispositivo più robusto, ma soprattutto in grado di darvi immagini e video che non richiedono ulteriore lavoro per andare in editing, allora rivolgete la vostra attenzione alla Nikon KeyMission 360, ma potreste anche sondare il terreno per spendere qualcosa di più e passare a soluzioni veramente professionali.