Recensione

Football Manager 2018: mettete la tuta, la recensione è qui

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Anno nuovo, Football Manager nuovo. Come Fifa, come il campionato di calcio, come la Champions League. La vita degli appassionati del gioco più bello del mondo è scandita da avvenimenti con cadenza annuale, e quello di Sports Interactive è il più atteso del lotto da quanti mangiano pane e statistiche, che poi sono gli stessi che non si accontentano di fare gli allenatori solo al bar, con gli amici, davanti a cornetto e cappuccino.
No, i giocatori di Football Manager vogliono decidere tutto, dalla tattica in campo agli acquisti, dall’ingaggio dell’ultimo magazziniere ai rapporti con stampa e tifosi. Football Manager 2018 consente tutto questo, e tanto altro, come d’altronde ricordato anche durante l’evento di lancio del nuovo titolo SEGA, avvenuto presso il Museo Internazionale del Calcio “Milano Football Museum”, a Milano. 
Centro medico, odi et amo
Le tre principali novità di questa edizione del manageriale calcistico per eccellenza riguardano la parte di analisi e prevenzione degli infortuni, quella di scouting di nuovi talenti in giro per il globo e le dinamiche dello spogliatoio, quanto mai delicate se si vogliono ottenere risultati degni di nota.
Partiamo dalla prima, con la quale si scatena da subito un rapporto di odio ed amore: se, da un lato, l’eccessiva propensione dei giocatori agli infortuni (tanto muscolari quanto traumatici) non è stata corretta, costringendo gli allenatori con aspirazioni di vertice ad allestire rose molto ampie (con tutto ciò che ne consegue in termini di budget e di lamentele dei giocatori meno utilizzati), dall’altro, quantomeno, il centro medico offre un strumento discretamente affidabile per ottimizzare i tempi di recupero e prevenire gli infortuni derivati dal sovraccarico di lavoro. Tramite un paio di clic, accedendo ad una schermata chiara e onnicomprensiva, è possibile avere un quadro chiaro della situazione degli infortunati, che comprende i tempi di recupero per i degenti ma anche il rischio di infortuni per i giocatori ancora sani, magari perché sovra utilizzati nelle ultime settimane o appesantiti da carichi di lavoro consistenti durante le sedute di allenamento.
Schierare comunque un giocatore segnalato come ad alto rischio infortunio porta, nel cinquanta per cento dei casi, a doverne poi fare a meno per un periodo di tempo variabile: è bene quindi tenere a mente i consigli dello staff medico ed operare rotazioni sensate e misurate quando possibile.
L’intera fase di ricerca di giocatori adatti all’inserimento in squadra è stata potenziata, tanto da aggiungere la possibilità di dedicare una parte del budget per i trasferimenti a questa branca: più fondi si destinano alla ricerca di nuovi talenti e maggiore è la possibilità di arrivare prima sulle migliori promesse a livello internazionale, soprattutto avendo la costanza di coprire, con viaggi costosi ma necessari, le zone del globo delle quali il team di osservatori non vanta una conoscenza capillare: mandare un paio dei migliori scout a libro paga per un mese in America latina, ad esempio, può rivelarsi un’ottima idea se si intende puntare sulla qualità (i brasiliani) o sulla cosiddetta “garra” (argentini ed uruguaiani).
I rapporti degli scout sono più completi rispetto al passato, anche se richiedono mediamente più tempo per essere portati a termine: quando però la conoscenza di un giocatore è completa, oltre a visualizzarne tutti i valori, l’osservatore fornirà una votazione in centesimi che  simboleggia non solo la qualità intrinseca del calciatore in sé ma anche l’adattabilità al campionato scelto e al modulo utilizzato: anche se andare a scovare in prima persona i giovani sconosciuti rimane un’attività sempre gustosa, insomma, i miglioramenti alla fase di scouting sono evidenti e consentono di impostare una politica societaria basata sui giovani.
Per coloro i quali volessero intraprendere questa strada, consigliamo di “rubare” qualche osservatore a società storicamente attente ai vivai, come Borussia Dortmund, Atalanta, Ajax, Porto.
Last but not least, l’introduzione delle dinamiche di spogliatoio rafforza considerevolmente l’aspetto sociale del gioco e pone l’accento sulla qualità dei rapporti umani tra giocatori e tra il gruppo ed il mister: nella schermata dedicata, accessibile dalla colonna sulla sinistra, è possibile, già con un rapido colpo d’occhio, verificare se le cose vanno come sperato o se ci sono problemi tra gruppi di giocatori.
Una piramide rappresenta efficacemente le gerarchie nello spogliatoio: al vertice ci sono i giocatori più carismatici, come il capitano, il vice capitano ed i veterani del gruppo, mentre alla base ci sono in genere i nuovi arrivati, i giovani promossi dal vivaio o i giocatori più schivi, che faticano ad entrare in sintonia col gruppo.
Comprare un giocatore dalle grandi potenzialità tecniche ma dal carattere difficile potrebbe alterare gli equilibri dello spogliatoio, e questa valutazione aggiunge peso alle scelte del giocatore.
Tenere in pugno lo spogliatoio
La capacità di tenere in pugno lo spogliatoio, dimostrando capacità di comando oltre che tattiche, si dimostra da subito ancora più pesante nell’economia di gioco di Football Manager 2018 di quanto non fosse nelle passate edizioni: le lamentele da parte dei giocatori sono ancora numerose, probabilmente più di quelle che realmente avvengono in uno spogliatoio di un team professionistico, e saperle gestire in maniera adeguata segna spesso al differenza tra un gruppo coeso ed uno spaccato.
In particolare, abbiamo notato minori lamentele per lo scarso utilizzo (a meno di non aver fatto firmare contratti in cui si certificava la titolarità del giocatore…) e maggiori, invece, riguardo alla situazione contrattuale: bastano tre partite di file ben giocate per far sì che i procuratori battano cassa, con il risultato che, accontentando tutti i giocatori, le casse della società si svuoteranno in un batter d’occhio. D’altronde, negare un aumento salariale ad un giocatore capace di vincere da solo partite importanti può essere controproducente sul medio periodo…
Con la consueta praticità, il team di sviluppo ha deciso di condensare in tre valori fondamentali la fiducia dello spogliatoio nei confronti del mister e dei suoi metodi di lavoro: coesione di squadra, atmosfera spogliatoio e supporto all’allenatore.
Il primo valore è relativo alla capacità dei giocatori di fare gruppo, e migliora consistentemente con il tempo e mantenendo un nucleo solido di giocatori anche con il passare delle stagioni: abbiamo visto calare drasticamente questo coefficiente mandando via tre giocatori di lungo corso in una sola sessione di mercato, e quindi oculatezza e diplomazia sono sempre consigliati.
L’atmosfera spogliatoio è inevitabilmente legata a due fattori come i risultati ottenuti sul campo e l’atteggiamento del giocatore nei confronti della sua squadra: siate troppo accondiscendenti e fioccheranno comportamenti poco professionali, espulsioni e prestazioni insufficienti, ma d’altronde giocatori di lungo corso mal sopportano sergenti di ferro che non lasciano spazio alla loro esperienza.
La cosa, che, come sempre, lascia piacevolmente sorpresi è il realismo di certe dinamiche: capire i momenti della stagione e gli umori dei propri giocatori può davvero fare la differenza: spronarli dopo una vittoria risicata contro una neopromossa può servire molto di più che rinchiuderli nello spogliatoio dopo una sconfitta immeritata in un big match.
Chiude il cerchio il valore corrispondente al supporto allenatore: dopo anni di militanza (se si riesce a non farsi esonerare) questo valore schizza alle stelle, ma conquistare la fiducia del gruppo appena giunti su una panchina non è affatto un’impresa semplice.
Il supporto va conquistato giorno dopo giorno, modificando i metodi di allenamento, mantenendo le promesse fatte in sede di rinnovo contrattuale, proteggendo i giocatori dalle critiche della stampa e facendo rispettare le regole interne dello spogliatoio: avere un capitano dalla propria parte aiuta tremendamente, perché molte delle lamentele di giocatori non appartenenti al gruppo più influente dello spogliatoio potranno essere gestite dal capitano senza che nemmeno il mister si sporchi le mani.
In vista dell’inevitabile Football Manager 2019, allora, speriamo vivamente che i ragazzi di Miles Jacobson mettano mano alla sezione dedicata alla stampa (conferenze stampa pre e post partita, interviste nel tunnel e domande assortite), ormai obsoleta, e pongano un freno alla frequenza degli infortuni, davvero irrealistica in certi frangenti: due problematiche fastidiose, certo, ma che nulla tolgono alla grandezza del disegno più ampio.
This is the moment
In ultimo, il comparto tecnico, da sempre poco più che accessorio in un prodotto come Football Manager: questa versione 2018 si presenta con menu puliti ed intuitivi, ed anche coloro che hanno saltato la scorsa edizione si troveranno immediatamente a loro agio tra tendine, menu a scomparsa e contestuali.
Il motore che gestisce la visualizzazione dei match ha goduto, come ogni anno, dell’aggiunta di nuove animazioni e di una maggiore cura e pulizia generali, ma rimane un’opzione in più piuttosto che il cuore delle partite: soprattutto in situazioni in cui si ha solo un’oretta per giocare, optare per la consueta visualizzazione testuale consentirà di guadagnare parecchio tempo.
Sonoro, come sempre, non pervenuto: al di là di una canzone introduttiva molto ben realizzata (intitolata “The Moment”), i cori da stadio e i rumori di sottofondo verranno probabilmente silenziati dopo qualche ora di gioco, com’è sempre stato per questa serie.
Dove, invece, il prodotto è migliorato notevolmente è nella velocità generale dei caricamenti, anche caricando database imponenti e non possedendo un PC di prima fascia (abbiamo avuto modo di testare il prodotto anche su un i3 con 8 gb di ram DDR3): i tempi di attesa sono sensibilmente inferiori rispetto alle ultime due edizioni del gioco. Nota a margine per la maggiore pulizia del codice di gioco, nonostante tutte le ore di test siano avvenute su una versione beta: in oltre centoquaranta ore siamo stati costretti a riavviare il programma una sola volta, quando, nel bel mezzo di una partita (che stavamo perdendo, fortunatamente) lo schermo è improvvisamente diventato nero. I valori di longevità, infine, sfiorano l’infinito come da consuetudine per questo franchise: siamo sicuri che investiremo almeno il doppio delle ore fin qui passate con il gioco nelle prossime settimane, come facciamo da anni ad ogni iterazione. Almeno fino a quella dell’anno successivo.

Tante novità come mai negli ultimi anni

Database immenso, come sempre

Rete osservatori più utile che mai

Quotazioni, trasferimenti e situazioni sempre più vicini alla realtà

Rapporto con la stampa e social network completamente da rifare

Eccessiva frequenza degli infortuni

8.5

Essendo rimasta praticamente senza concorrenza da diversi anni a questa parte, e complice un successo notevole tanto di critica quanto di pubblico, Sports Interactive continua ad evolvere la sua creatura senza rivoluzionarla, aggiungendo features di anno in anno ed aggiustando pian piano il tiro su dettagli affatto secondari come le quotazioni dei calciatori, il realismo di certe situazioni e dei possibili trasferimenti.

Tra le novità di quest’anno, quelle relative alla fase di scouting dei potenziali talenti ci hanno colpito, ma, d’altro canto, quelle dei rapporti con la stampa e dei social network andrebbero ripensate da zero.

In ogni caso, Football Manager 2018 è una sicurezza, granitico nelle sue dinamiche di gameplay e affamato delle ore della vita sociale dei suoi giocatori più affezionati: rapporti umani e gite fuori porta sono a rischio, come l’anno scorso e anche quello precedente.

Poi non dite che non vi avevamo avvisati.

Voto Recensione di Football Manager 2018: mettete la tuta, la recensione è qui - Recensione


8.5