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Recensione

Faeria

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Avatar di Valentino Cinefra

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Pubblicato il 14/04/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Chi, come me, è appassionato anche di giochi “analogici”, avrà notato da un po’ di tempo a questa parte una tendenza a contaminarsi tra il mondo dei videogiochi e quello dei giochi da tavolo. In particolare per meccaniche di gioco che vengono rubate o prese in prestito da entrambi i lati in particolare, tra giochi da tavolo roguelike e videogiochi di carte, giusto per fare un paio di esempi.Proprio in quest’ultimo caso, lo scenario videoludico si sta affollando parecchio ultimamente. Sono lontani infatti i tempi in cui Hearthstone era l’unico esponente di questa categoria. Tra le tante produzioni “minori” che affollano Steam e soci negli ultimi tempi è uscito The Elder Scrolls: Legends, tra poco arriverà il Gwent di peso da The Witcher 3, e Faeria, che esce finalmente dall’early access dopo una campagna di crowdfunding di successo e un lungo periodo in fase embrionale in early access.Il titolo dello studio belga Abrakam prova ad offrire qualcosa di diverso, aggiungendo alle ormai consolidate meccaniche dei card game una nuova dimensione, quella dei giochi da tavolo più tradizionali, strizzando l’occhio ai wargame skirmish.

Videogioco da tavolaPartiamo dalle basi: Faeria è un gioco di carte come tanti, per buona parte. Si costruisce un mazzo con le canoniche trenta carte (in triplice copia), suddivise in creature e magie (qui chiamate Eventi), divise per colori a raggruppare alcune dinamiche di gioco similari, e via così. Ciò che fa la differenza è il tavolo da gioco, per così dire. Non si tratta di una plancia unica su una o più file, ma di una scacchiera suddivisa a esagoni, un layout familiare ai “wargamisti” da tavolo.Le carte, le creature che rimangono in gioco, vanno giocate all’interno di uno di questi esagoni, e su di esse si spostano con lo scopo di mandare a zero i punti vita dell’avversario. Le evocazioni possono essere fatte solo sui propri esagoni, ma la creatura in questione si può muovere poi in qualsiasi direzione. Faeria si inserisce a metà tra il concetto classico di un Magic: The Gathering e il wargame da tavolo in un modo molto interessante, perché diventano molto importanti i “colori” dei mazzi che si costruiscono, ovvero i tipi di terreno che andrete a gestire tra le vostre carte. I terreni possono essere infatti neutrali, acquatici, desertici, di montagna, o foreste. Le carte “colorate” oltre al costo di mana (qui chiamato faeria), hanno un requisito di terreni costruiti di un certo tipo per potere essere giocate, e le carte più potenti addirittura di due tipi di terreni. In fase di deckbuilding questo è un elemento molto importante che dona una nuova complessità a questo genere, perché li avvicina molto al già citato Magic. È possibile fare mazzi a due colori, o anche di più visto che durante la partita è possibile costruire in ogni momento qualsiasi terreno.Un altro elemento strategico, infatti, è l’azione che viene concessa al giocatore, che può scegliere tra: costruire due esagoni neutrali, costruire un esagono colorato, pescare una carta, ottenere un faeria. Il mana, per altro, viene accumulato di turno in turno contrariamente al solito.Le variabili strategiche sono quindi molte, e a queste aggiungiamo il fatto di poter estrarre faeria aggiuntiva ai tre che vengono ottenuti ad ogni turno. Nella mappa ci sono infatti quattro pozzi, uno per angolo, due per lato del “tavolo”, che vengono svuotati se una unità è vicina ad essi, oppure se durante il turno ci si affianca.Le unità stesse hanno una grande varietà di abilità e sinergie, alcune tipiche dei giochi cartacei che ritroviamo con piacere in chiave digitale. Ci sono creature che possono volare ignorando qualsiasi ostacolo, altre che balzano di due caselle per volta, alcune che sono acquatiche e in quanto tali possono muoversi sugli esagoni d’acqua ma anche sul terreno vergine, visto che la plancia è piazzata su un oceano, oltre alle classiche abilità già viste e riviste come rapidità, protezione dal primo attacco, e così via. In generale, durante la mia prova di gioco ho trovato tantissime variabili sinergiche tra tante carte, molte di più di quante se ne trovino solitamente nella concorrenza. In questo senso, Abrakam ha colto pienamente nel centro nel voler dare un’alternativa reale ai vari Hearthstone e soci in termini di offerta ludica e strategica. I deckbuilder possono sbizzarrirsi sebbene, come prevedibile, ci sono alcune carte notevolmente più forte delle altre (e non sempre sono super rare), ma questo fa parte del gioco, in fondo.

Gemme, oro, craftingDicevamo che Faeria è un “normale” gioco di carte per buona parte della sua struttura. Questo significa che è un free-to-play, e in quanto tale i ragazzi di Abrakam gradirebbero molto che voi sborsiate più euro possibili, con dei distinguo. Intanto c’è la modalità singolo giocatore che vi aiuta a sbloccare carte, liste precompilate di mazzi (che, finalmente, mostrano il costo medio di lancio delle carte), e forzieri da cui ottenere nuove carte e altri elementi cosmetici. La modalità singolo giocatore presenta peraltro dei livelli molto particolari chiamati “puzzle” in cui, neanche a dirlo, dovrete vincere risolvendo un enigma. Si tratta il più delle volte di vincere in un singolo turno, o con un numero di mosse, partendo da condizioni particolari. Oltre a essere divertenti da risolvere, sono ovviamente una serie di occhiolini al giocatore per suggerire mosse, combo, o sinergie particolari che possono sfuggire durante le prime partite, da usare poi nella costruzione dei propri mazzi e per risolvere particolari situazioni nelle partite contro i giocatori umani.I costi, poi, non ci sono sembrati esageratamente alti per la media. Gli sviluppatori mi hanno regalato 7500 gemme (il corrispettivo di venti euro in-game), con le quali ho potuto sbloccare: qualcosa come quasi venti forzieri normali (le buste, per intederci); cinque di quelli mitici che contengono solo elementi cosmetici per il profilo e per l’avatar; carte con bordi particolari e così via; e Gorki (1000 gemme solo lui), un assistente che farma oro (la valuta del gioco) e ve lo regala di tanto in tanto.Per il resto, l’oro si guadagna anche con le classiche missioni giornaliere, completando i tutorial e le missioni della campagna, e le carte si possono anche craftare con un sistema del tutto simile a quello di Hearthstone. Si riesce a giocare in maniera relativamente facile a Faeria senza sborsare soldi perché il gioco vi viene incontro in molte maniere anche con elementi come l’assistente Gorki (che si paga, ma è un investimento in un certo senso), ma se un giorno vorrete fare il salto di qualità vi ritroverete gioco forza a dover mettere mano al portafoglio per accelerare la vostra collezione o semplicemente craftarvi le carte necessarie.

Carte fatateOltre ad essere divertente da giocare e stimolante da “costruire”, Faeria è anche bello da vedere. Il lavoro del reparto artistico del team di sviluppo mi ha convinto moltissimo. Si discosta pesantemente dalla concorrenza con uno stile da fiaba, che ricorda quasi il franchise di Rayman. Le illustrazioni delle carte sono davvero belle, così come i temi e le creature che, sebbene a volte non siano l’emblema dell’originalità più pura (le rane del colore blu sono molto simili ai Murloc per game design), riescono comunque a creare un folklore unico e peculiare. Un piccolo appunto va fatto alla traduzione italiana dei testi, presente non ovunque e a volte con qualche strafalcione, per fortuna avulso dalle meccaniche di gioco e dal wording, ma solo nei nomi delle carte o di alcuni elementi accessori.Per chiudere, Faeria ha già un suo futuro nel gioco organizzato, perché sono già stati organizzati tornei durante la fase di accesso anticipato, con premi anche di 30mila dollari. Per il futuro, il team di sviluppo ha giù pronta un’avventura che uscirà in estate ed espanderà la collezione di carte, una modalità cooperativa inedita e nuovi livelli per il giocatore singolo.

– Meccaniche originali ed appaganti

– Esteticamente pregevole

– Il paradiso del deckbuilding

– Non eccessivamente costoso…

– Il single player è poco più che un tutorial

– …ma resta comunque un free to play, nel bene e nel male

8.0

Devo delle scuse ad Abrakam, perché quando mi è stata assegnata la recensione di Faeria credevo di dover giocare il solito card game fotocopia. Sono stato clamorosamente smentito, invece, perché il titolo è forse l’unica vera alternativa a tutta la produzione odierna di genere, in termini di meccaniche di gioco. Se siete stanchi del solito carrozzone di Hearthstone e compagnia bella, dovete dare una possibilità a Faeria. Se poi siete tra quelli che amano costruire mazzi e odiate il netdecking, il titolo di Abrakam vi appagherà come nessun altro.

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