Anteprima

Dynasty Warriors: Gundam Reborn

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a cura di Hybr1d

Quello di Dynasty Warriors è un franchise particolarmente florido di titoli, rilasciati a stretto giro di boa l’uno dall’altro e con una struttura di fondo fondamentalmente identica. Sebbene la formula sia da anni sempre la stessa, con una sostanziale mancanza di innovazioni, soprattutto nei paesi nipponici riesce comunque a riscuotere un certo successo, forte dell’amore per il genere action musou che da sempre contraddistingue i giocatori del sol levante. In occidente i volumi di vendita sono inevitabilmente più bassi, ma non così bassi da giustificare una sospensione nella commercializzazione della serie, che ogni volta fa capolino nei negozi nostrani con versioni tradotte nei menu e nei testi di gioco. Una forte spinta dal punto di vista commerciale arriva dalle tante partnership di spessore che di volta in volta Tecmo Koei è riuscita a stringere con aziende molto famose nel campo dei manga e degli anime, portando su console casalinghe saghe del calibro di Kenshiro e One Piece. Tra questi, all’E3 2014 ha fatto capolino il quarto capitolo della serie dedicata a Gundam in arrivo nei negozi il prossimo 27 giugno, con il titolo Dynasty Warriors: Gundam Reborn
Rimpatriata di Gundam
Come detto, Tecmo Koei non è particolarmente avvezza a cambiamenti radicali o innovazioni della formula, riproponendo anche in questo caso un musou molto standard e non particolarmente accattivante. Il punto centrale della produzione, infatti, è quello di creare un titolo dedicato allo sterminato universo di Gundam che sia facilmente avvicinabile anche da chi non abbia seguito in lungo e in largo tutte le serie animate, gli spin off e i film usciti negli ultimi trent’anni. Reborn si focalizza quindi su Universal Century, ovvero l’arco narrativo originale che include le storyline di Mobile Suit Gundam, Zeta Gundam e Char’s Counterattack, ripartendo dalle radici, con la razza umana che dopo aver abbandonato la Terra ha iniziato a costruire le prime colonie nello spazio. 
Tutti gli eventi più importanti sono stati riassunti nella modalità campagna, che tocca gli scontri maggiormente significativi avvenuti nella serie principale, permettendo agli appassionati di rivivere quei momenti e ai neofiti di approfondire la creazione di Yoshiyuki Tomino senza bisogno di ulteriori informazioni. Per chi invece fosse interessato agli altri archi narrativi, nel titolo è presente un’ulteriore modalità, denominata Ultimate Mode, che permette di affrontare alcune missioni a bordo di Mobile Suit apparsi in altre saghe, per un totale di oltre cento modelli, confermando Reborn come la trasposizione videoludica più ricca a livello contenutistico di Gundam. Nella build presente in fiera abbiamo potuto provare solamente alcuni modelli di Mobile Suit, ma navigando per i menù abbiamo visto tutti quelli disponibili, ordinati in base alla serie. C’è tanta carne al fuoco quindi, quanto basta per far volare il titolo in cima a quelli prodotti fino ad ora a livello contenutistico, ma alcune scelte in termini di grafica e game design sono riuscite a smorzarne la portata, raffreddando gli animi e lasciandoci un pochino perplessi.
Inizia la battaglia

Abbiamo iniziato la nostra prova dopo una breve sequenza introduttiva con protagonista Amuro Ray, personaggio importantissimo all’interno dell’universo di Gundam per essere stato il primo pilota a condurne uno sul campo di battaglia. Niente di più che un breve preambolo per introdurci alla missione che avremmo affrontato pad alla mano, che ci ha lasciato più ombre che luci nel complesso della prova. La struttura dei livelli è rimasta pressoché invariata rispetto agli altri Dynasty Warriors o all’ultimo One Piece Pirate Warriors. Si tratta di affrontare grandi arene popolate da centinaia di nemici da eliminare con qualche colpo ben assestato, inanellando combo di semplice esecuzione basate su un sistema di combattimento piatto e ripetitivo che, come detto, non si discosta dalla classica formula dell’action musou degli ultimi anni. All’interno di ogni mappa ritroviamo obiettivi successivi da sbloccare portando a termini determinati compiti, come abbattere un nemico specifico oppure liberare l’area in un tempo limite uccidendo orde di Zaku. L’unica aggiunta degna di nota sul sistema di combattimento riguarda il Burst System, ovvero la possibilità di entrare in una sorta di modalità Rage per qualche secondo eseguendo attacchi speciali molto potenti. 
A livello tecnico, Gundam Reborn fa segnare un deciso passo indietro che non ci saremmo mai aspettati. La decisione di lasciare il riuscito cel shading del precedente capitolo per ritornare all’approccio più classico non ci ha assolutamente convinto. Il risultato è un’immagine piatta con colori monotoni, texture poco definite e un’eccessiva presenza di aliasing su ogni modello poligonale. Avremmo sicuramente preferito rivedere i colori accesi e brillanti di Dynasty Warriors Gundam 3 che, oltre a rendere l’immagine più simile a quella di un anime, mitigava sbavature e imperfezioni grafiche che invece abbiamo ritrovato abbondanti durante questa prova.

– Tantissimi modelli da pilotare

– Perfetto per i neofiti dell’universo Gundam

La nostra prima prova con Dynasty Warriors Gundam Reborn ci ha lasciato soddisfatti a metà. Se da una parte il titolo presenta decine e decine di Mobile Suit da pilotare, dall’altra la realizzazione tecnica ha fatto segnare un deciso passo indietro rispetto al primo capitolo, che ci ha lasciato interdetti e dubbiosi sulla qualità del risultato finale. Non dovremmo comunque aspettare molto per provare la versione definitiva del gioco, in uscita nei negozi il prossimo 27 giugno.