Recensione

Devil May Cry HD Collection, la recensione del ritorno di Dante

Avatar

a cura di Gottlieb

Prima di Bayonetta c’era Dante. Un cacciatore di demoni, un ragazzo aitante, sprezzante del pericolo e armato di pistole e spada capaci di stendere qualsiasi demone possibile. Dante era un personaggio unico nell’universo dei videogiochi, dal carattere incredibilmente accattivante e affascinante, dall’alto della sua boriosità e saccenza, capace di fronteggiare qualsiasi tipo di mostro con la medesima superiorità e spocchia. Per questo nel tempo, soprattutto per il lavoro svolto da Capcom con una colonna sonora heavy metal e con delle meccaniche di gioco molto frenetiche e dinamiche per quelli che erano i primi anni 2000, Devil May Cry è diventata una saga iconica per il mercato videoludico. Poterlo ritrovare a quasi vent’anni dalla sua prima release sulle console di corrente generazione è un’operazione nostalgica di grandissimo pregio, ma che non trova, in questa HD Collection, la adeguata giustizia che si richiede a un titolo del genere, o a un’operazione commerciale di tale portata.

Liberaci dai demoniSparda, un antico demone che si oppose ai suoi stessi simili in favore del genere umano, riuscì a esiliare, in tempi antecedenti alla nostra storia, i suoi simili, impedendo loro di tornare fra gli uomini e bloccando ogni passaggio tra la Terra e il mondo demoniaco. Dopo un regno di diversi anni sul nostro pianeta, Sparda ottenne il soprannome di Leggendario cavaliere nero. Diversi anni dopo la Terra, però, è di nuovo colpita dall’assalto dei demoni: a contrastare tale invasione può essere soltanto Dante, titolare di un’agenzia chiamata Devil May Cry e impegnato nella caccia ai demoni. Dante non è altri che il figlio di Sparda, rimasto solo dopo la scomparsa della madre, un’umana, e del fratello, sconfitto dalle forze demoniache: il suo compito sarà quello di emulare il padre e scacciare nuovamente gli invasori dalla Terra, per riconquistare la tranquillità del pianeta. A guidare l’intera azione scatenante è Mundus, imperatore dei demoni e nemico giurato di Sparda, risorto venti anni prima degli avvenimenti di Devil May Cry e pronto a riprendersi ciò che credeva gli spettasse. L’intera vicenda, pertanto, porterà Dante a doversi fare strada in un mondo completamente inabissato tra i demoni per arrivare all’obiettivo ultimo, ossia sconfiggere Mundus. L’intera trilogia segue il medesimo leitmotiv, con il nostro protagonista chiamato sempre a risolvere problematiche legate all’invasione di demoni sulla Terra, fino al terzo capitolo, il primo in ordine cronologico, pronto a raccontarci le origini di Dante e di come Sparda riuscì ad avere la meglio su Mundus, riportandoci fino alle vicende che avvicinano il cacciatore di demoni a suo fratello, Vergil. 

Ricordo sfocatoLa Devil May Cry HD Collection è, concettualmente, un’opera molto affascinante: per la prima volta, infatti, i tre originali titoli pubblicati da Capcom e che vedevano Hideki Kamiya a capo della direzione del capostipite della saga, arrivano in un’unica soluzione sulle console della corrente generazione; tra l’altro avere tra le proprie mani quella che fu la Special Edition del terzo capitolo è un aspetto ancora più importante, che impreziosisce, al pari del prezzo richiesto per la collection, l’offerta completa. Devil May Cry, d’altronde, come già accennato nella nostra introduzione, nel 2001, anno in cui debuttò su PlayStation 2, riuscì a ridisegnare completamente il genere action grazie al suo stile unico e all’offerta dinamica che proponeva. Se quindi i primi due capitoli sono stati riproposti in misura uguale e pedissequamente a quelli che erano gli originali, il terzo capitolo si presenta nella sua versione definitiva: non solo era, infatti, possibile prendere il controllo di Vergil per vivere l’avventura anche nei panni del fratello, sfruttando tutte le varianti di gameplay, ma era possibile anche affrontare il Bloody Palace. Tale modalità, che era stata inaugurata nel secondo capitolo della saga, inizialmente era stata tolta dall’edizione liscia, salvo poi essere riproposta nella sua Special Edition, concedendo al giocatore di affrontare una scalata verso l’ultimo gradino affrontando una vera e propria battaglia survival, senza possibilità di recuperare energia tra un piano e l’altro e dovendo fronteggiare una miriade di demoni. Scegliendo Vergil, inoltre, era – e di conseguenza sarà adesso in questa HD Collection – scoprire un gameplay leggermente diverso da quello di Dante, sfruttando tutte le capacità del fratello del protagonista, come d’altronde poi è stato proposto nel DLC di DmC, il reboot della saga. L’evoluzione della saga, dal punto di vista del gameplay, fu lampante all’epoca e lo è ancora oggi in questa collection, che ci permette di assaporare, nell’arco delle sue dieci ore per titolo circa, come Devil May Cry sia cresciuto e abbia proposto delle feature sempre più performanti dal primo al terzo capitolo: il cambio automatico dell’equipaggiamento, che nei primi capitoli era eseguibile esclusivamente dal menù di pausa e che nel terzo capitolo diventa immediato e rapido, ma anche l’utilizzo delle pistole diventa molto più immediato e anche le combo si districano al meglio. Dal punto di vista concettuale non manca davvero nulla, se non fosse che il lavoro compiuto nel riproporre questa Collection sia stato molto approssimativo e figlio di uno sforzo praticamente nullo da parte di Capcom, che si è limitata a un compito indegno per la qualità del prodotto proposto.

Impegno sbiaditoIl problema attorno al quale ruota l’intera produzione di questa HD Collection, infatti, risiede nell’aver riproposto tre titoli che non sono stati minimamente rivisti dal punto di vista tecnico. Tutte le cutscenes, dal primo al terzo capitolo, sono rimaste inalterate, accompagnate da una scarsa pulizia delle texture e un’immagine stretchata che soprattutto nei sottotitoli e in tutti i testi che supportano l’esperienza si palesa in maniera fastidiosa. Tutte le schermate d’intermezzo, tra cui quella che anticipa ogni livello oppure tutti i menù, comprese le animazioni delle armi – soprattutto quelle del primo capitolo – non hanno subito alcun tipo di modifica e sono state proposte così come erano originariamente. Il passaggio dalle scene di intermezzo, rimaste in bassa risoluzione, ai momenti di gameplay è visibile, soprattutto perché i secondi godono di una pulizia maggiore, di un tentativo di proporre una risoluzione quantomeno più gradevole: il tutto viene sicuramente supportato adeguatamente da quelli che sono gli fps che assicurano una fluidità al titolo non solo molto alta, ma anche molto stabile, aspetti che non sono da sottovalutare e che danno un valore sicuramente più alto alla saga. Dall’altro lato, però, la telecamera continua ad avere le medesime problematiche che presentavano i titoli originali, con dei ribaltamenti della visuale che nelle stanze più anguste risultano essere abbastanza fastidiosi. L’immagine, poi, resta a 4:3 quando Dante raccoglierà un oggetto, andando a contrastare i 16:9 delle scene normali con delle bande nere laterali e con un fondale opaco e sfocato. Segnaliamo, infine, che se la versione PC riesce a offrire una risoluzione in 4K, quella per console non si sposta dai 1080p, confermando che il lavoro svolto non si discosta tantissimo da quanto propostoci nel 2012, oramai sei anni fa. Insomma la riproposizione tecnica del titolo è un altalena di scelte e di decisioni che ci portano ad avere tra le mani un prodotto sì affascinante, ma soltanto in potenza: in atto è come avere in dono un qualcosa di nostalgicamente valido, ma che non riesce a darci una percezione diversa da quella che avevamo già di Devil May Cry: un action fantastico, che però appartiene inevitabilmente a quasi 20 anni fa.

Prezzo molto contenuto in digital delivery

Un’edizione completa, soprattutto per il terzo capitolo

Cutscenes di qualità non eccellente

Tecnicamente traballa in varie occasioni

Zero differenze rispetto alla remastered su Ps3 e Xbox360

6.0

La HD Collection di Devil May Cry è un lavoro molto approssimativo, che non offre nulla in più rispetto a quella HD version che venne pubblicata su PlayStation 3 e Xbox360 qualche anno fa: con i menù e l’audio che sono stati confermati e riproposti nel medesimo modo dell’originale, la rimasterizzazione si può notare in maniera fugace soltanto in alcuni modelli e poligoni sia di Dante che dei vari nemici, pur confermando tutte le problematiche che – d’altronde – erano già presenti nella versione precedente. Resta la qualità immensa dei primi tre capitoli della saga, che resta assolutamente da recuperare e da giocare, ma una proposta del genere (che in digital delivery viene comunque venduta a 29,90 euro) da parte di Capcom è abbastanza offensiva per il videogioco in toto. Bastava davvero pochissimo per ridare vita a Dante così come effettivamente meritava.

Voto Recensione di Devil May Cry HD Collection, la recensione del ritorno di Dante - Recensione


6