Recensione

Depth

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a cura di JinChamp

In un tempo dove gli sparatutto e i giochi online competitivi sono per tutti i gusti e tutte le tasche, pur di ritagliarsi il proprio spazio all’interno del panorama videoludico ormai sembra chiaro a tutti – chi più e chi meno – che l’importante è essere originali e portare cose nuove, fresche ed interessanti nelle mani dei videogiocatori più temprati, pur di stuzzicare loro il palato e spillargli qualche soldino.
Da mesi ormai non si fa altro che parlare soprattutto di Evolve e del suo  sistema competitivo che vede una squadra composta da quattro cacciatori fronteggiare un unico mostro; ebbene l’idea di un gameplay asimmetrico pare aver ispirato anche altri sviluppatori oltre a quelli sotto la bandiera di 2K, e per l’esattezza stiamo parlando di Digital Confectioners e del loro primo prodotto pubblicato su Steam: Depth.
Quattro contro… Due!
Depth è un gioco interamente basato sul multiplayer, in cui mette di fronte ad una squadra di sommozzatori in cerca di tesori sommersi feroci squali pronti a cibarsi cruentemente delle loro membra.
Partiamo dalla novità, se ormai così si può definire, dell’asimmetria del gameplay. Da una parte troviamo un team di quattro sub intenti a seguire e difendere S.T.E.V.E., un piccolo sottomarino robotico in grado di rintracciare e recuperare tesori e aprire casseforti di relitti sommersi, nel mentre sarà possibile raccogliere personalmente ulteriori tesori per arricchire il proprio guadagno. Dall’altra parte, però, le acque saranno infestate da squali, sempre mossi da altri giocatori in numero limitato a due, che dovranno intercettare gli impavidi umani e fare di loro dei fantastici stuzzichini. La curiosità sta nel fatto che, a differenza della visuale in prima persona dei primi, con gli squali il gameplay passa in terza persona con una visuale da dietro.
Oltre che per il numero e per la tipologia di personaggio giocabile, le differenze sono sensibili e l’approccio alla partita cambia radicalmente a seconda della fazione. L’unica similitudine si riduce nel fatto che entrambi hanno un tetto massimo di respawn di squadra. La vittoria arriva esaurendo i respawn della controparte fino a sterminarli, oppure nel caso in cui i sub riescano a scortare S.T.E.V.E. fino al ritorno alla barca.
Compiere delle azioni come uccidere un nemico, raccogliere preziosi o distruggere alcune parti specifiche delle mappe, dà al giocatore o soldi per acquistare equipaggiamenti migliori al prossimo respawn del proprio omino, oppure punti da spendere per sbloccare delle abilità particolari per il proprio pesciolino dai denti aguzzi. Questi elementi vanno a mutare notevolmente il gioco anche a partita in corso, lasciando una prima metà più lenta per tutti i giocatori coinvolti in favore di un gameplay molto più veloce e frenetico per la seconda parte, grazie ad armi notevolmente più potenti ed abilità che aumentano esponenzialmente la pericolosità degli squali.
Feeding time!
Parlando invece dell’aspetto puramente tecnico di Depth, è impossibile non notare la palese disparità non solo numerica delle due fazioni. Giocare con un pinnato risulta nel complesso più semplice e certamente molto più divertente. Si riesce quasi ad immedesimarsi in uno dei predatori dei mari più letali e spesso si sarà portati naturalmente a ruotare intorno alla propria preda aspettando il momento propizio per addentarla e scuoterla brutalmente fino a farla letteralmente a pezzetti, senza nemmeno curarsi troppo dell’operato del proprio compagno. Di contro, vestire i panni – o per meglio dire la muta – dei sub dona al gioco quel tocco simil-horror: le difficoltà visive nei fondali riescono a suscitare quantomeno quel pizzico di ansia, aumentata anche grazie al sonoro che scandisce i battiti cardiaci come mero espediente per indicare la presenza nelle vicinanze del pericolo incombente, richiedendo un gioco di squadra tra i quattro componenti per difendersi dagli assalti e rispondere ad armi spianate ai predatori nemici.
Tutto questo però è tutt’altro che rose e fiori, o meglio alghe e stelle marine. Depth è un gioco ben lontano dalla perfezione, a cominciare da un client non dei più intuitivi e continuando con un gameplay un po’ macchinoso in generale che diventa addirittura molto legnoso se giocato come sub. Il comparto tecnico lascia molto a desiderare sia in termini di grafica, dove l’Unreal Engine proprio non ottiene giustizia (per non dire che ne esce mortificato), sia in termini di fisica. Più che nuotare in mare aperto si ha quasi la sensazione di stare galleggiando nel vuoto o nello spazio a gravità zero; l’attrito dell’acqua è assolutamente nullo e perfino come sub si riescono a fare alcuni scatti repentini a velocità disumana, mentre il comparto audio non supera la sufficienza risicata, alternando effetti buoni ad altri che rovinano purtroppo l’atmosfera generale e fanno dimenticare completamente di trovarsi sotto la superficie del mare.
La varietà è praticamente assente ed anche il numero discreto di mappe non cambia quella sensazione di déjà vù durante ogni singola partita, dal momento che tutto si svolgerà sempre nello stesso modo e ciò che cambia, neanche troppo spesso, è l’esito del match in cui per la maggior parte sono i pescecani a ballare l’inno della vittoria. Anche esteticamente la personalizzazione non rappresenta un elemento a favore. Gli umani hanno diversi modelli ma tutti fin troppo simili mentre il predatore degli abissi è soltanto uno, un semplice e grosso squalo bianco. Le uniche cose che possono essere modificate a piacimento sono le armi o le abilità da equipaggiare, ma anche qui il bilanciamento carente rende conveniente scegliere sempre le stesse, e quasi nello stesso ordine ogni volta.

– Idea di base originale

– Qualche volta, giocato con amici, potrebbe perfino divertire.

– Il netcode sembra stabile e funzionale.

– Graficamente osceno.

– Gameplay confuso e sbilanciato, ripetitivo fino alla noia.

– Contenuti scarsi, ridotti al minimo indispensabile. Forse meno.

– Non vale l’acquisto a prezzo intero.

5.0

Che cosa dire quindi del lavoro dei ragazzi di Digital Confectioners? Depth è certamente un gioco con una idea di fondo interessante ma sviluppata in modo abbastanza approssimativo, che lascia più di un dubbio non solo sulla singola produzione ma anche sull’idea del gameplay asimmetrico, rischiando che inizi a puzzare di vecchio già da ora, a causa della troppa fretta di cavalcare l’ondata di entusiasmo nata con Evolve.

Più che asimmetrico è parso un gioco abbastanza sbilanciato, troppo confuso e con scarse possibilità tattiche nel corso delle partite, tutti difetti che iniziano a pesare non poco nel bilancio qualità/prezzo. D’altro canto, se giocato in gruppo con almeno 3/4 amici – se non con una squadra di 6 al completo – nonostante i suoi limiti Depth è un gioco che può comunque divertire e diventare un’alternativa diversa dal solito per passare un’oretta in spensieratezza, tra esecuzioni splatter e mille sfottò.

Il gioco, in conclusione, è da considerare un’occasione persa, sia per aver sprecato un’idea originale e sia come biglietto da visita per questo studio indie esordiente, ma potrebbe riuscire comunque a trovare un piccolo spazio di nicchia, soprattutto in futuro, magari con qualche sconto come siamo soliti vederne su Steam.

Voto Recensione di Depth - Recensione


5