Recensione

Darkest of Days

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a cura di donvito

Darkest of days è l’opera prima della neonata casa di produzione “Phantom EFX” che, dopo aver realizzato videogames dedicati al gioco d’azzardo si è cimentata nella creazione di un FPS.Darkest of days concettualmente parte con le migliori premesse: viaggiare nel tempo, essere protagonisti di diverse guerre del passato e rivivere momenti significativi e bui della storia bellica dell’umanità. Una scelta innovativa o azzardata? Vediamo insieme se questo titolo riuscirà a ritagliarsi un posto nella storia e nella memoria degli amanti degli sparatutto in prima persona.

Dove e quando?Protagonista della trama è Alexander Morris, un semplice soldato tra le truppe del Generale Custer, alle prese con la sanguinosa battaglia di Little Bighorn del lontano 1876. Le cose per il nostro protagonista si mettono subito male: colpito da una freccia scoccata da un arciere indiano, rimane immobilizzato al suolo. Proprio mentre un indiano sta per farci lo scalpo, qualcuno da un enorme sfera blu tremolante compare affianco a noi e ci trascina via con sé. In tutto, questo prologo dura non più di tre minuti e in un batter d’occhio ci troviamo immersi in un complotto spazio temporale del quale non sperate di capirne un gran che. Il nostro protagonista dopo un veloce briefing con il computer “Madre” della KronoteK, l’agenzia che ha scoperto e rende possibili i viaggi nel tempo, inizia il suo peregrinare tra varie epoche e relative battaglie. Motore di tutto è la scomparsa del “Padre del tempo”, tale professor Koell, fondatore della suddetta agenzia. Quindi senza un se e senza un ma, iniziamo ad affrontare due percorsi estranei tra loro per proteggere due individui, viventi l’uno durante la prima guerra mondiale e l’altro militante nella guerra contro i sudisti in America, in qualche modo connessi con la scomparsa di Koell. In sintesi noi, Alexander Morris, faremo questo per un soldato russo ed un soldato nordista, combattendo guerre non nostre, piegando linee di resistenze nemiche e scortandoli da un punto all’altro della mappa.Da subito, però, ci rendiamo conto che combattere la guerra civile americana del 1862 è terribilmente noioso, se pur storicamente accurato. Infatti utilizzare il moschetto Springfield si rivela davvero frustrante dato che, dopo ogni colpo sparato, dobbiamo mettere in conto di dover aspettare la lentissima procedura di ricarica, circa due secondi. Da qui alle divertenti e a noi note armi moderne con cui avremo a che fare nel corso dell’avventura il passo è breve, considerato che il sistema scelto per il ricaricamento delle armi è anche in questo caso tutt’altro che veloce e pratico. La barra di caricamento che appare a schermo ci mostrerà il momento esatto in cui “ricliccare” per poter nuovamente sparare, anticipato o posticipato il quale, l’arma si incepperà e dovremmo aspettare secondi preziosi per tornare ad essere operativi. Questo accade spesso nei momenti concitati, rendendo ancora più ardua l’impresa di difendersi con onore, o pianificare in modo elaborato qualsiasi tattica.Fortunatamente avremo a che fare con nemici dalla deficitaria intelligenza artificiale. In alcuni frangenti si avrà l’impressione di trovarsi allo stand del tiro al bersaglio della fiera di paese. I nemici ci gireranno in tondo a cavallo ripetitivamente in eventi scriptati, o resteranno immobili a guardarci rimanendo facili obiettivi da colpire. Per circa tre quarti dell’avventura saremo costretti a dover correre da un punto all’altro della mappa quasi del tutto indisturbati dai nemici. Sensazione generale è quella di sentirsi spettatori e poco protagonisti del controllo degli eventi. Confini invisibili ci impediranno di interagire con l’ambiente circostante, limitando molto la libertà d’azione e l’iniziativa di percorsi alternativi.

Lampi di luceUna volta esserci resi conto delle pecche di Darkesf of Days, non resta che apprezzarne i punti positivi. Dopo le battaglie sopra citate, parte più consistente di tutta l’avventura, affronteremo per quattro brevi capitoli la seconda guerra mondiale e il periodo storico del 79 d.C. a Pompei durante l’eruzione del Vesuvio. Questi ultimi due scenari offriranno un piacevole sollievo dalle lunghe corse e lenti scontri a fuoco relativi che cratterizzano la prima parte dell’avventura.Degno di nota è lo scenario di Pompei, con tanto di scosse telluriche e pioggia copiosa di cenere. Ma mentre il cielo oscurato e il denso fumo avvolge la nostra vista, scorgeremo i difetti di un design poligonale purtroppo visibilmente datato. In queste missioni saremo comunque ripagati dall’utilizzo del “fronte di fusione”, un inceneritore molecolare che fungerà da potente arma contro i nemici. Un vero peccato utilizzarlo solo nei momenti finali del gioco, data la sua immediatezza e assenza di ricaricamento, nonché del letale raggio d’azione.Il lato tecnico di Darkest of Days è esteticamente carente. Abituati agli FPS di stampo moderno, avremo l’impressione a prima vista di giocare ad un titolo di quattro o cinque anni fa. Ci sono senz’altro degli sforzi compiuti per rendere il tutto abbastanza gradevole, tuttavia è facile notare il bisogno di un più completo e profondo lavoro di rifinitura.Complessivamente l’avventura ci terrà impegnati per circa 8/9 ore, molte delle quali saranno vissute nella spola tra il 1862 e il 1914, passando ogni volta per il laboratorio della KronoteK, sempre attraverso i portali temporali aperti a compimento di ogni singola missione, per ricevere aggiornamenti sul disperso Prof. Koell.

HARDWARE

Il gioco graficamente andrà fluido su di una configurazione raccomandata di 2.0 Gb di ram e un processore di 2 Ghz e basterà anche una scheda video non di ultimissima generazione per poter avere un costante numero di framerate senza rallentamenti fastidiosi. Vivremo la nostra esperienza ludica solo leggendo i sottotitoli in italiano, fortemente in anticipo con gli interventi dei personaggi del doppiaggio originale.

MULTIPLAYER

Stranamente si rileva, la totale assenza di un comparto multigiocatore, scelta che limita di molto la longevità del titolo.Ma sarebbe stato bello poter affrontare lunghe e complicate battaglie multigiocatore a colpi di moschetto?…

– Accuratezza storica

– Fronte di fusione

– Le ultime due missioni

– Sistema di ricarica armi

– Trama sconnessa

– Intelligenza artificiale

– Scarsa caratterizzazione dei personaggi

5.8

Darkest of Days non riesce a ritagliarsi un posto nella storia e nella memoria degli amanti degli sparatutto in prima persona. Il gameplay né arcade né simulativo da luce ad un prodotto ibrido che avrebbe potuto invece regalare nuove prospettive in un mondo, quello degli FPS, spesso carente di nuove ed avvincenti ambientazioni. L’assoluta mancanza di IA elaborata riduce il gusto dell’avventura e fa sentire ancora di più la mancanza di un comparto multiplayer riducendone ulteriormente la longevità.

Tuttavia il titolo potrebbe risultare gradevole agli appassionati di viaggi nel tempo e agli amanti di accuratezza storica.

Voto Recensione di Darkest of Days - Recensione


5.8