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Recensione

Crazy Dreamz: Best Of, la recensione di un platform collettivo

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 22/04/2018 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Non è la prima volta che il concetto di crowdsourcing si avvicina a quello dei videogiochi; negli scorsi anni, infatti, sono stati diversi gli esempi di progetti nati dalla collaborazione tra giocatori, senza contare che il più noto crowdfunding, che difatti è una specifica tipologia di crowdsourcing, ha scombussolato i modelli di produzione e finanziamento di titoli più o meno indipendenti. In ogni caso, il tema della collaborazione tra appassionati torna fortemente alla ribalta nel caso dell’analisi di Crazy Dreamz: Best Of: andiamo a vedere perché.

Arriva lo stregattoPubblicato da Dreamz Studio, e disponibile su PC e Mac, Crazy Dreamz: Best Of è un platform bidimensionale che nasconde nel processo di sviluppo il suo elemento di maggiore interesse. I 100 livelli di cui si compone il gioco sono infatti sviluppati da diversi utenti che, in cambio, otterranno il 50% dei profitti generati della vendita dal titolo. Il “best Of” presente nel nome deriva dal fatto che gli stage presenti nella versione ora in vendita sono stati creati utilizzando l’edizione originale del progetto, ovvero Crazy Dreamz: MagiCats; quest’ultimo titolo, disponibile gratuitamente, permette di creare i propri livelli in maniera semplice, consentendo allo stesso tempo routine piuttosto raffinate. Dal punto di vista strutturale, Crazy Dreamz: Best Of è diviso in mondi composti da un numero variabile di mappe: superati i primi quattro stage, selezionabili peraltro in ordine sparso, sarà possibile scontrarsi con il più classico dei boss di fine livello e procedere con le sfide successive. Il filo narrativo che tiene assieme il tutto è, come da tradizione, semplice ma efficace quanto basta per dare alla vicenda un senso compiuto. I giocatori, allora, impersonano il possente MagiCat, paladino dalle sembianze feline impegnato nello sconfiggere i cattivissimi ratti, intenzionati a conquistare l’omonimo regno di MagiCat. Dobbiamo dire che oltre ai topi il gioco proporrà nemici di vario tipo come pipistrelli e orsi. In questo senso, però, dobbiamo dire che il titolo riesce a fare un po’ di confusione: in alcuni casi, infatti, quelli che in un livello risultano essere nostri nemici (come ad esempio ricci e volatili vari), diventeranno alleati nello stage successivo, indicandoci le possibili vie da seguire. Questo disordine nasce dal fatto che, evidentemente, la presenza di numerosi livelli sviluppati da persone diverse ha creato per forza di cose un certo senso di discontinuità: un aspetto, questo, che risulta ancora più evidente dall’analisi del gameplay.

Ogni salto è una conquistaLe dinamiche di gioco di Crazy Dreamz: Best Of rispondono ai classici canovacci dei platform a due dimensioni: nel corso dei vari livelli siamo stati chiamati a superare piattaforme mobili, arrampicarci su superfici verticali, evitare punte aguzze e altri tipi di ostacoli. Il grande MagiCat, da parte sua, può eliminare i nemici grazie ad uno speciale bastone magico che consente attacchi a distanza. In ogni livello, inoltre, avremo a disposizione vite infinite: dopo aver subito tre attacchi da parte dei nemici, però, il gioco riprenderà dall’inizio dello stage o dall’ultimo checkpoint raggiunto. Il fatto che i livelli siano stati ideati da appassionati risulta evidente in alcuni frangenti: molte volte, ad esempio, è possibile imbattersi in sequenze che, almeno idealmente, riprendono le idee di level design dei primi Sonic, con piattaforme che si piegano quasi fino a formare dei cerchi della morte. Il famoso porcospino blu, evidentemente, non sembra essere stata l’unica ispirazione dei creatori degli stage, visto che gli echi di Mario, Rayman e altri grandi classici del genere sembrano evidenti. A livello teorico, quindi, l’esperienza offerta dal gioco ha tutti gli elementi per essere considerata piacevole: tanti livelli, dei precisi riferimenti stilistici e un solido background che affonda le sue radici nei classici del genere. A livello pratico, invece, ecco che emergono le prime problematiche piuttosto fastidiose, relative soprattutto a sistema di controllo e livello di difficoltà. Per quanto riguarda il primo aspetto, il titolo è liberamente fruibile tramite tastiera e pad; in entrambi i casi abbiamo avvertito una evidente sensazione di imprecisione, soprattutto nei salti. Per qualche oscuro motivo, ad esempio, i salti dai muri corrispondono a degli enormi balzi nella direzione opposta a quella in cui si è rivolti, e tutto ciò rende molto difficile destreggiarsi in quelle situazioni in cui è necessario compiere movimenti precisi. I movimenti di MagiCat sembrano rispondere in maniera troppo sensibile agli input, e a tutto ciò corrisponde una velocità nei movimenti e nei salti troppo elevata. Riuscire a superare al primo colpo una sequenza costituita da sole piattaforme sospese, pertanto, è complicato proprio a causa della scarsa precisione dell’intero sistema di controllo che, a nostro avviso, appare dunque come uno dei difetti più fastidiosi della produzione. In secondo luogo, è evidente che il contributo di diversi utenti ha creato una certa disomogeneità nel livello complessivo di difficoltà: alcuni livelli appaiono molto semplici e superabili in pochi minuti (se non secondi), mentre altri riescono a dare del filo da torcere in maniera fin troppo sadica. La difficoltà elevata, infatti, alle volte è causa non di buone scelte di level design, quanto di mancanze intrinseche del gioco.

Gattini che abbaiano come pecoreDal punto di vista stilistico Crazy Dreamz: Best Of si difende in maniera più che buona: l’estetica del gioco, pur non proponendo veramente nulla di eclatante, è piacevole nella maggioranza dei suoi aspetti. C’è da dire che la grafica bidimensionale del titolo restituisce scenari anche piuttosto vari e dai colori vivaci. Una volta superato il boss di turno, inoltre, il gioco darà l’opportunità di equipaggiare alcuni oggetti speciali, come ad esempio nuovi vestiti e copricapo per il nostro MagiCat. Si tratta solo di orpelli estetici che, però, possono aiutare a movimentare un po’ l’azione. Dal punto di vista del sonoro, invece, segnaliamo alcune musiche di accompagnamento che svolgono il loro lavoro senza entusiasmare, ma soprattutto un particolare che ci ha fatto alzare qualche sopracciglio. Gli effetti sonori del gioco, infatti, sono piuttosto bizzarri: quando colpito, il buon MagiCat non si esibirà in una espressione di dolore ma in un verso che, almeno secondo il nostro giudizio, somiglia più a un belato che a un miagolio. L’azione del nostro bastone magico, inoltre, proporrà dei rumori non proprio convincenti.Concludiamo con una piccola nota sul fronte hardware: il gioco è, come prevedibile, davvero molto leggero e ben gestibile da qualsiasi tipo di configurazione.

Requisiti minimi:Sistema operativo: Windows 7Processore: AnyMemoria: 4 GB di RAMScheda video: Intel HD Graphics 4000-5000 series (game in 720p)Rete: Connessione Internet a banda largaMemoria: 1 GB di spazio disponibileRequisiti consigliati:Sistema operativo: Windows 7Processore: AnyMemoria: 4 GB di RAMScheda video: NVIDIA GeForce GTX 760Rete: Connessione Internet a banda largaMemoria: 1 GB di spazio disponibile

– Tanti livelli creati dalla comunità

– Alcuni stage rappresentano una discreta sfida…

– …mentre altri soffrono sul fronte del level design

– Difficoltà non sempre ben calibrata

– Sistema di controllo poco preciso

6.0

Giunti alla fine della recensione la domanda più pressante ci pare essere: perché mai si dovrebbe preferire Crazy Dreamz: Best Of a uno dei numerosi platform bidimensionali già presenti sul mercato? Gli appassionati del genere potrebbero gradire l’impostazione estremamente classica, la sfida proposta da alcuni livelli ben progettati, nonché la storia che si cela dietro lo sviluppo del gioco stesso. D’altra parte, in molti potrebbero puntare il dito contro un sistema di controllo non proprio perfetto, un livello di difficoltà a volte mal calibrato e un level design dalla qualità altalenante. Nel complesso, pertanto, si tratta di un progetto sufficiente, ma forse non così entusiasmante.

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