Recensione

Beat the Beat: Rhythm Paradise

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a cura di Fatum92

Nato in Giappone su Game Boy Advance, arrivato in occidente su Nintendo DS, Beat the Beat: Rhythm Paradise, dopo quasi un anno dalla pubblicazione nella terra del Sol Levante, ha finalmente raggiunto anche i nostri Nintendo Wii. La saga, con la sua vena ironica e tanti giochi da affrontare a ritmo di musica, ha saputo appassionare un buon bacino di utenza. Chiunque abbia provato l’esperienza offerta da un episodio della serie sa quanto possa essere divertente e genuinamente spassoso immergersi nel folle universo musicale del rhythm game targato Nintendo. Note positive, quindi, anche su Nintendo Wii?

Tieni il tempoImmediatezza, semplicità, praticità, divertimento. Se dovessimo descrivere con poche parole Beat the Beat: Rhythm Paradise useremmo senz’altro queste. Si infila il disco nella console e si inizia immediatamente a giocare, grazie ad un tutorial molto simpatico e senza meccaniche complesse e lunghe da assimilare: puro e sano svago. Pensate che il tutto ruota attorno ad appena due tasti del telecomando! Limitato ed eccessivamente semplicistico? Nulla di più sbagliato. Le peculiari caratteristiche di Nintendo Wii, è vero, non vengono praticamente sfruttate in nessun modo e questo potrebbe infastidire qualcuno. Vi assicuriamo, però, che non se ne sente assolutamente la necessità e non crediamo avrebbero realmente giovato all’esperienza globale. In effetti, implementandole si sarebbe probabilmente persa la precisione chirurgica tipica del gioco. Già, perché Beat the Beat: Rhythm Paradise sarà pure un titolo estremamente accessibile ed immediato, ma nasconde anche un’anima poco propensa a perdonare le imprecisioni del giocatore. Semplice e divertente, sì, ma quando c’è da fare sul serio non si tira di certo indietro. Il titolo propone una serie di minigame da affrontare con il solo ausilio del telecomando Wii. A e B rappresentano gli unici tasti da premere a ritmo di musica. Ad accompagnare ogni sessione, infatti, vi è ovviamente una variegata colonna sonora. Canzoni, brani, parole e semplici effetti audio si mescolano in un tutt’uno dando vita ad uno spettacolo ritmico minimalista, ma, proprio per questo, semplicemente perfetto. E lo spirito della produzione sta proprio qui: nel creare qualcosa di coinvolgente e divertente con pochissimo. Se quindi lo scopo di ogni minigioco, almeno sulla carta, è sempre il medesimo, ovvero seguire con assoluta precisione il ritmo musicale, aiutandosi anche grazie alle immagini visualizzate a schermo, l’ottima varietà degli stessi non permette alla noia e alla ripetitività di prendere il sopravvento. Si passa da scimmie che lanciano palline da golf ad interviste a lottatori di wrestling, da samurai che affettano demoni a balletti di istruite foche, fino ad arrivare a esibizioni di tip tap e improbabili danze di un gruppo esuberante di gamberetti (!). Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti e la demenzialità pura di alcuni stage non può che strappare più di un sorriso. L’atmosfera assurda e non-sense della saga si respira ancora alla grande. Vero è che gli affezionati potrebbero incappare in un fastidioso senso di deja-vu, accentuato dall’inevitabile mancanza di reali innovazioni, ma le trovate interessanti e fresche non mancano. Chiaramente non tutti i giochi proposti brillano per originalità o riescono a farsi notare in modo particolare, tuttavia bisogna riconoscere che, nel complesso, l’offerta generale è assolutamente soddisfacente e diversificata.

Ritmo impeccabileUno degli aspetti più riusciti di Beat the Beat: Rhythm Paradise risiede nella precisione millimetrica richiesta al giocatore. Superare uno stage non è mai una questione particolarmente difficile, benché trovare il giusto ritmo potrebbe richiedere un po’ di tempo. In questo senso, menzione d’onore va sicuramente ai remix, minigame conclusivi di ogni serie di giochi. Qui il titolo mostra tutto il suo potenziale, unendo più minigiochi in uno unico! L’azione diventa ancora più veloce e il ritmo serratissimo, costringendo l’utente a rimanere concentrato e attento ai cambi di stage, in un susseguirsi di situazioni frenetiche e ancora più divertenti. Alcuni passaggi, inoltre, richiedono veramente uno spiccato senso del ritmo, raggiungibile solo dopo tanta pratica e diversi tentativi falliti.Beat the Beat: Rhythm Paradise farà infatti la gioia di quei giocatori alla ricerca del perfezionismo ludico, del perfect score. Se già ottenere una medaglia può dimostrarsi talvolta un affare impegnativo, concludere tutti i minigiochi senza commettere alcun tipo di errore è veramente un’impresa per pochi e abili temerari, i quali, in primis, dovranno munirsi di tantissima pazienza. Il divertimento, però, è alla portata di tutti. La vera novità di questo episodio, poi, risiede in una modalità competitiva per due giocatori. Alcuni appositi minigiochi, ripresi dal single player, vanno a costituire il fulcro di tale opzione. Il multiplayer completa così l’ottima offerta riservata al giocatore singolo, affiancandosi, ma non sostituendosi, alla portata principale. In sostanza si tratta di una gradevole aggiunta, malgrado fosse legittimo sperare in un piatto più sostanzioso e curato. A conti fatti, purtroppo, rimane del tutto secondario. Ad ogni modo, non c’è bisogno di dire che l’ilarità sarà senza dubbio maggiore in compagnia, non per forza cimentandosi nel multigiocatore.A completare il pacchetto, infine, vi sono alcuni bonus e simpatici minigame extra, quest’ultimi sbloccabili racimolando medaglie. Taluni si rifanno al primissimo capitolo, mentre altri rappresentano soltanto piacevoli orpelli accessori.

Tecnica approssimativaCome abbiamo ribadito sin dalle prime righe, Beat the Beat: Rhythm Paradise è un gioco minimale, nel senso buono del termine, ovvio. Ciò si riscontra anche osservando il versante tecnico e lo stile grafico: stilizzato, semplicissimo, alle volte quasi abbozzato. Eppure tale impronta estetica è assolutamente funzionale, integrandosi con naturalezza all’atmosfera vivace e colorata del titolo. Le poche e basilari animazioni e la sgargiante paletta cromatica di colori appagano appieno, compensando le mancanze strettamente tecniche con puro e inequivocabile stile. La rappresentazione visiva dei bizzarri personaggi (alcuni ripescati dal passato) è poi un altro piccolo tocco di classe.Promosso in ugual maniera il comparto audio. Le tracce (escluse le canzoni vere e proprie) sono semplici, così come gli effetti, ma il tutto si integra alla perfezione, in una sinergia spesso geniale. Inoltre, un plauso va alla localizzazione: oltre all’inglese (sono comunque presenti i sottotitoli in italiano), è persino possibile selezionare la lingua originale, il giapponese.Positiva anche la longevità. Bisogna ammettere che arrivare a visionare i titoli di coda non richiede molto tempo, tuttavia il vero cuore del prodotto sta nella rigiocabilità, indi per cui è piuttosto inutile quantificarne la durata, estremamente soggettiva. Ad ogni modo, la presenza di minigiochi extra, la modalità multigiocatore e soprattutto il perseguimento del punteggio perfetto in ogni stage, porteranno via parecchie ore ai giocatori più volenterosi.

– Semplicemente divertente

– Audio sia inglese che giapponese

– Stilisticamente molto grazioso

– Perde un po’ di freschezza

– Il multiplayer poteva essere curato meglio

8.0

Immediato, accessibile, colorato, divertente. Beat the Beat: Rhythm Paradise è un titolo perfetto per gli amanti del genere. Tanto semplice, quanto inflessibile: chi raccoglierà la sfida dei perfect score dovrà dimostrare abilità, un innato senso del ritmo, tanta pazienza e perseveranza; alcuni minigiochi non perdonano.

Di “negativo” c’è che si incomincia a notare una mancanza di innovazione e freschezza rispetto ai capitoli precedenti, ma considerando la presenza, sul nostro suolo, di un solo altro episodio, è un fattore attualmente di poco peso. Tuttavia, la novità più sostanziale, ovvero il multiplayer, poteva essere curata maggiormente. La formula generale, però, funziona ancora alla grande, quindi perché lamentarsi?

Voto Recensione di Beat the Beat: Rhythm Paradise - Recensione


8