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Recensione

Battleborn

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Avatar di Matteo Bussani

a cura di Matteo Bussani

Pubblicato il 09/05/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Per questa recensione, qui a Spaziogames, abbiamo deciso di invertire l’abituale modus operandi per cui prima si trattava la versione console del gioco e solo successivamente si passava ad analizzare quella PC, concentrandosi per larga parte sulle differenze tecniche. In questo caso si cercherà di farne un approfondimento, considerando la novità apportata dal gioco nel panorama attuale dei titoli console. La scelta, infatti, è nata tenendo bene in considerazione le nature che, fuse insieme, creano il nucleo di Battleborn: la prima e più forte, quella MOBA, che sorregge la progressione di gioco e le dinamiche del “team play” e la seconda, quella sparatutto, che coinvolge il giocatore governando le meccaniche base del combattimento. Inutile dire che entrambi i generi siano originari del mondo PC e proprio lì abbiano avuto i loro massimi esponenti, soprattutto considerando la componente FPS come naturale evoluzione degli Arena-Shooter, che hanno dominato la scena negli anni novanta e che solo adesso stanno tornando alla ribalta. Dota e League of Legends come Quake e Unreal Tournament sono titoli che, a loro modo, hanno segnato e segnano generazioni di giocatori, rappresentando in questi generi il presente e il passato del videogioco competitivo.

Se volete entrare nel dettaglio della recensione completa del gioco, ne lasciamo qui il link. 
Battleborn: esperimento riuscito!
Dato il grande successo recente di questi titoli, era inevitabile che, nel corso del tempo, sempre più MOBA alternativi approdassero anche su console con l’intento di iniziare parte del pubblico a questo genere. Con l’obiettivo di non spaesare il giocatore novizio, si è vista nell’ibridazione il mezzo più immediato per semplificare la curva di apprendimento caratteristica del genere, spesso molto ripida. Già solo il controllo punta e clicca di uno strategico o l’estrema microgestione dei personaggi sono elementi troppo lontani dalla mentalità del giocatore console, che preferirebbe uno sparatutto più veloce, un platform o in ogni caso un gioco con poche meccaniche, ma facilmente padroneggiabili. Battleborn sotto questi aspetti centra l’obiettivo che si era prefissato e riesce ad essere un MOBA dalla gestione facile ed immediata. Lo sviluppo del personaggio HELIX e il tipo di struttura delle abilità speciali (tre solamente, ma ben integrate fra di loro) riescono a non sconvolgere il giocatore e lo guidano passo a passo nella progressione della partita. Alcune semplificazioni nel gioco offline, come l’interruzione dell’azione durante la scelta delle abilità, permettono anche ai meno esperti di iniziare a padroneggiare i vari personaggi senza fare i conti con situazioni particolarmente crudeli o frustranti. 
Anche per il punto ibridazione non si può negare che Battleborn sia un successo. La componente sparatutto è veloce, divertente e pad alla mano dà enormi soddisfazioni. Il sistema di mira è davvero ben fatto e gestibile anche disattivando i vari aiuti, cosa non scontata anche per gli FPS puri. La configurazione dei tasti è molto comoda e viene naturale dopo poche partite destreggiarsi in combinazioni particolari e giocate un po’ più complesse.
Meglio in team, che soli o male accompagnati
Quanto detto dovrebbe prospettare uno scenario di gioco idilliaco con partite divertenti e gratificanti, ma la dura realtà è che perlomeno in questa fase non è quasi mai così. Il gioco sì, ha meccaniche facilmente comprensibili e ancor più facilmente attuabili, ma come ogni MOBA richiede grandi dosi di strategia e gioco di squadra. Se da una parte infatti ci vogliono veramente poche ore a padroneggiare un personaggio e le sue meccaniche, dall’altra, in battaglia, queste hanno un impatto molto relativo sulla partita rispetto al gioco di squadra. In Battleborn sarà quasi impossibile portare a casa la vittoria se in squadra avremo gente abituata a fare delle killstreak l’unico obiettivo del match o squadre con configurazioni eccessivamente sbilanciate, prive di tank o personaggi di supporto. Per quanto questo aspetto risulti fondamentale soprattutto nel multiplayer, ha un suo peso anche per quanto riguarda le missioni della campagna dove, in concomitanza di alcuni picchi di difficoltà, il gioco di squadra può essere l’unica speranza di successo. 
Purtroppo, su numerose partite giocate, solo una è risultata davvero combattuta fino alla fine, mentre le altre hanno visto risultati schiaccianti in un verso o nell’altro, con una percentuale di partite finite per resa, del 50%. I numeri purtroppo non sono a favore del titolo, ma questo solamente perché è la mentalità dei giocatori a non favorirne la giocabilità.  
La speranza che la community cresca sia in numero sia in maturità è grande, date le qualità indubbie di Battleborn ed è un peccato che, subito dopo il lancio, ovvero nel momento in cui prende forma la community, il gioco e le aspettative di gran parte dei giocatori siano così distanti fra loro.
Una tavolozza di colori
Per fortuna, in termini visivi, il gioco anche su console porta la stessa forza espressiva che abbiamo trovato su PC. Colori accesi e saturi, e un art-direction cartoonesca e volutamente stereotipata regalano personaggi, ambientazioni e intermezzi che sembrano uscire proprio dalle pagine di un fumetto. La semplicità dei modelli poligonali di nemici e personaggi, oltre ad essere una caratteristica propria di questo genere, permette al motore grafico di non mostrare particolari tentennamenti se non in poche e circoscritte situazioni. C’è anche da dire che il titolo gira a 30FPS, cosa che, data la velocità del gameplay, potrebbe infastidire, ma dal canto nostro non penalizza eccessivamente le partite, che proseguono fluide senza grossi intoppi. Parlando di bug, a parte rari problemi di compenetrazione poligonale, il titolo è apparso complessivamente ben rifinito e ottimizzato.
Una situazione meno rosea è quella che interessa il netcode (abbiamo giocato il titolo su PS4) che ha grossi problemi di matchmaking, forse anche dovuti alla durata delle partite e al numero di giocatori online. Il risultato è che ci vogliono parecchi minuti prima di trovare compagni e avversari per una partita e può anche capitare che, una volta trovati, questi vengano disconnessi facendo ripartire da capo la ricerca. Una volta in-game la situazione si è rivelata decisamente migliore con disconnessioni molto più rare e lag abbastanza contenuto, anche nei momenti di maggiore traffico della rete. Di sicuro verranno pubblicate patch per migliorare una situazione, che al momento è tutto fuorchè perfetta.

– Struttura solida e divertente

– Esalta il gioco di squadra

– Perfetta fusione tra MOBA e sparatutto

– Un tripudio di colori

– Community ancora poco MOBA-oriented

– Matchmaking a volte molto lento

7.0

Battleborn su console è quel tipo di gioco che propone buone idee e una struttura solida, ma è stato dato in pasto ad un pubblico console per la maggior parte non ancora pronto ad accogliere il titolo. D’altro canto se avete chiaro in mente come approcciare un MOBA e avete un gruppo di amici con cui giocare, questo titolo potrebbe essere davvero quello che cercate, rivelandosi ben più solido di quanto ci aspettassimo all’annuncio. Giocato pad alla mano, diverte senza riserve e tecnicamente non ha grossi problemi a parte i lunghi tempi di attesa che affliggono il matchmaking.

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