Recensione

Aliens vs Predator: Requiem

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a cura di Vito302

E’ sempre la solita solfa… La domanda, quando un marchio di successo come “Alien Vs Predator” si materializza sotto forma di videogioco, è sempre la stessa: sarà rispettoso nei confronti della fonte? La questione quindi non è tanto se qualitativamente rimanga fedele all’omonima pellicola – da noi in uscita a gennaio 2008 – quanto piuttosto se realmente l’approccio del team Rebellion sia consapevole e innovativo tanto da estendere il prodotto a qualsiasi fascia di videogiocatore. Alien vs Predator: Requiem – in esclusiva su console portatile Sony – vorrebbe spronare gli appassionati puntando esclusivamente sull’immediatezza di gioco e sul fatto che due nomi famosi possano bastare a farne un buon tie-in.

The question is…Ovviamente la risposta del videogiocatore medio non tarderà ad arrivare, confermando ancora una volta l’indisposizione delle software house nel confezionamento di un buon prodotto al di là della licenza sottintesa. Il gioco mette a disposizione tre diverse strade narrative – le quali confluiscono in ogni caso allo stesso finale – per cercare di variare in qualche modo l’ambientazione, dato che ciascuna vi vedrà all’attivo in particolari e diversificati ambienti tridimensionali discretamente strutturati e coperti da texture di fattura poco pregevole. Nei panni di Predator, verrete a contatto con il suolo terrestre alla ricerca dell’astronave appartenente agli stessi precipitata per cause sconosciute. Una volta giunti nella cittadina di Gunnison, in Colorado, noterete un particolare che vi costringerà a distruggere qualsiasi forma aliena sulla terra: gli alien si sono infatti riprodotti in grosse quantità con l’intento di dominare le altre forme di vita. Trattandosi di un semplicistico action game in terza persona, il nostro compito principale sarà quello di sfondare le teste ovoidali degli Aliens senza alcuna pietà. Non sarà dunque possibile prendere il controllo di quest’ultimi, li vedrete semplicemente saltellare da un corridoio all’altro privi di una coerenza strategica ben precisa; inoltre, con molto imbarazzo, vi attaccheranno con la determinazione di un koala e la forza di una tartaruga. Se non fosse per una minima verosimiglianza con gli originali e le discrete movenze che li caratterizzano, li confonderemmo con gli irrilevanti nemici presenti nei videogiochi di fascia bassa. Cadere vittima dei loro colpi, possibilmente con un drastico Game Over, sarà un’impresa impossibile, in virtù del fatto che la nostra barra di energia si caricherà autonomamente dopo poco tempo. L’aria di sfida è perciò limitata da discrepanze in termini di gameplay che ne delimitano la presa anche da parte del fan più accanito. Di fatto le missioni (15 in totale), suddivise da checkpoint piuttosto vicini fra loro, imporranno al giocatore un approccio distaccato e unidirezionale, salvo riprendersi, parzialmente, negli scontri veri e propri. Stando all’arsenale del Predator, munito di un istinto di caccia ben saldo, potrete colpire con attacchi diretti (legnosi nelle animazioni e di fatto poco incisivi) o scegliere la strada dell’attacco a distanza, facendo uso del possente arsenale a vostra disposizione: lance, cannoni a mano, a spalla, shuriken, etc. Purtroppo la giocabilità subisce lo scarso rendimento della telecamera e spesso vi troverete a non capire quale sia la strada da percorrere o dove si trovino i nemici.

Autolesionismo gratuitoIn pratica non farete altro che sparare, correre e sparare senza alcuna variante di rilievo, visto che non reputo interessante inframmezzare l’azione con enigmi dal dubbio spessore (cercare e attivare generatori – tanto per dirne uno). Anche il multiplayer sembra voler puntare su questo no-sense videoludico, dando la possibilità a due giocatori (aventi cadauno la propria copia del gioco) di sfidarsi in ambienti stracolmi di xenoformi ma senza permettere loro di visualizzare il punteggio finale! Poco o nulla aggiunge la modalità “skirmish” alla monotonia generale: con essa infatti sarete portati a rigiocare e completare alcuni livelli entro 5 minuti. Una volta completato il singolo stage, verrete ricompensati con i “punti onore”: valori che stabiliscono la qualità e il numero di combo effettuate durante gli scontri (presenti anche nella campagna principale). Ciò si traduce in armi aggiuntive e corazze extra rilasciate in automatico dal gioco, senza perciò dare al giocatore la possibilità di scegliere. Al contrario, si dimostra un riempitivo interessante la visuale in prima persona, la possibilità di camuffarsi e i diversi visori in nostro possesso: peccato che difficilmente il gioco vi metterà in condizioni tali da utilizzarli. Il doppiaggio infine è ben diretto, nonostante sia completamente in lingua inglese (assenti per altro i sottotitoli in italiano). Il comparto sonoro, a parte qualche musica appena sussurrata, non propone nulla di eclatante. In sostanza, alla luce dei fatti, ponderate attentamente un preventivato acquisto del titolo Sierra, perché so bene come possano essere coinvolgenti le campagne promozionali perennemente volte a raggirare l’utenza di riferimento.

– Grafica discreta

– Impersonerete Predator

– IA precaria

– Meccanica di gioco monotona

– Musiche poco incisive

– Fastidiosi problemi di telecamera

5.3

“Alien Vs Predator: Requiem” non è nella fattispecie un brutto titolo, semplicemente verrebbe da etichettarlo come un “non gioco”. Graficamente dimostra di saper ben amalgamare le atmosfere oscure e opprimenti della serie, ma al tempo stesso la monotonia del gameplay e l’assenza di obiettivi realmente interessanti lo relegano nel girone degli anonimi, e questo, a mio avviso, è il difetto più grande. Nel caso foste grandi appassionati del genere, aggiungete pure mezzo punto al totale.

Voto Recensione di Aliens vs Predator: Requiem - Recensione


5.3