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World of Warcraft Classic Vs Old School RuneScape - Feel free to Pay [Ep. 6]

È il pensiero che conta, o dalla riedizione dei classici ci si deve comunque aspettare qualcosa?

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Avatar di Marco Giannotta

a cura di Marco Giannotta

Pubblicato il 09/12/2019 alle 11:15
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Il Verdetto di SpazioGames

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I due giochi messi a confronto hanno le loro peculiarità e, nonostante siano divisi dal confine che passa tra titolo a pagamento e free-to-play, hanno entrambi altrettante valide caratteristiche da offrirvi. Sottolineiamo in particolare l'atipicità di OSRS, che potrebbe insperatamente conquistarvi con le sue meccaniche e il suo piglio.

Per questo nuovo episodio di Feel Free to Pay confrontiamo due estensioni dei due più conosciuti (e longevi) MMORPG di sempre: World of Warcraft Classic e Old School RuneScape.

World of Warcraft Classic è una riedizione del popolare MMORPG World of Warcraft (che da ora abbrevierò in WoW), sviluppato da Blizzard. WoW Classic ricrea l’universo del capitolo madre così come si presentava nella sua prima espansione, The Burning Crusade. Per giocare è necessario un abbonamento attivo a World of Warcraft o del tempo di gioco residuo sul vostro account.

Old School Runescape (da ora, OSRS) è un MMORPG sviluppato e pubblicato da Jagex e direttamente ricollegato al popolare RuneScape. Per quanto la versione completa sia a pagamento, in quest’articolo ci soffermeremo prevalentemente sulla sua versione free-to-play, per il nostro confronto. Nonostante la versione free di OSRS presenti alcune evidenti limitazioni nell’esplorazione della mappa, nel completamento delle quest e nello sviluppo delle abilità rispetto alla sua versione a pagamento, non mancano gli elementi per approcciarsi al gioco e maturare un giudizio.

Nostalgia canaglia

La prima attrattiva di entrambi i giochi salta subito all’occhio: il loro universo sotteso di malinconia. Stiamo vivendo un periodo in cui molte software house stanno puntando al revamping di IP storiche, riproponendo le avventure più epiche nelle più diverse forme (qualcuno ha detto remaster, remake, porting?), perché in fondo la tentazione di rifugiarci in un bel ricordo ce l’abbiamo un po’ tutti; non è di certo un peccato capitale, ma di sicuro rischia di sacrificare l’obiettività di chi gioca.

A vederla oggi, la grafica vecchio stile di WoW Classic fa sorridere, non per la sua antichità, quanto proprio per la nostalgia che rievoca. Blizzard ha infatti deciso di lasciare intoccato l’universo di Azeroth e di lasciare altrettanto intonse le principali meccaniche del gameplay. Il livello di sfida delle battaglie, ad esempio, resta pressoché il medesimo, al limitare fra l’incalzante e lo snervante. Tuttavia, si accentua nella versione classica la necessità di giocare in gruppo, ad esempio nelle incursioni, per completare i dungeon più impegnativi. La densità dei nemici in queste aree, infatti, è spaventosa e provare ad affrontarli in singolo è un’impresa suicida nel 99% dei casi. Peccato che spesso i tempi di attesa in coda per formare un party siano alquanto giurassici, benché il team di sviluppo stia lavorando sui server per accorciarli.

Completamente diversa è l’impronta di OSRS, imperniato su un’atipica semplicità. Grafica spartana, è un MMORPG che non possiede classi, ma solo abilità. Queste ultime possono essere raggruppate essenzialmente in abilità d’attacco, abilità di fabbricazione e abilità di raccolta, sulla base del classico meccanismo dei mestieri. L’obiettivo ideale del gioco è massimizzare tutte le abilità per potenziare il proprio eroe. Oltre alle classi, manca il consueto set di abilità disposte su barre, mancano le hotkeys, mancano i tempi di ricarica fra il lancio di un’abilità e l’altra. In più, bisogna considerato uno degli aspetti distintivi di OSRS, nel bene e nel male: un’interfaccia principalmente punta e clicca, dove l’uso della tastiera è ridotto al minimo.

Esistere in un mondo che esista

Il problema più annoso di WoW Classic sono le quest. Mancano di rilevanza, sono ridondanti e non si sforzano granché di rendere vivo l’universo nel quale traggono origine. I dialoghi sono poveri (saltarli diventa la prassi), non approfondiscono realmente qualcosa, le attività sono meccaniche, spesso noiose, ma essendo la fonte più proficua di punti esperienza non ci si può esimere dal completarle.

Sotto quest’aspetto, invece, OSRS brilla. Il mondo di gioco appare vivo, pulsante, e la scrittura è arguta e coinvolgente. Le quest s’inanellano in vere e proprie mini-storie concluse le quali la ricompensa si accompagna a un personale senso di soddisfazione. Il proprio personaggio risponde, spesso in maniera brillante, alle opzioni di dialogo selezionate dal giocatore o interagisce nei dialoghi con battute spiritose o riflessioni interessanti. Ci fa capire che Gielinor è davvero un mondo, un luogo dove accadono cose, s’intrecciano eventi. È proprio questo che rende il gioco divertente, per quanto il gameplay non sia invecchiato affatto bene.

Quando il passato è intrattenimento

In conclusione, WoW Classic è un lungo salto indietro nel tempo: ci fa rivivere dopo quindici anni le innumerevoli ore spese ad esplorare Azeroth e le sanguinose battaglie combattute contro orde di demoni intergalattici, superando i pericoli più infidi. Questo corollario di WoW ci immerge in un mondo noto, cercando di riproporcelo sotto il filtro della novità. Nonostante i lunghi tempi di attesa, la necessità di percorrere lunghe distanze a piedi per molto tempo (le cavalcature si sbloccano dal livello 40), le inclementi incursioni nei dungeon, è costruito per spronare i giocatori a cooperare fra loro; fra una coda e l’altra, ingannare il tempo chiacchierando con gli altri giocatori diventa piacevole e aiuta a costruire legami che possono trasformarsi in amicizie. Non manca, tuttavia, di risultare frustrante per le sue quest ripetitive, senza contare che ritrovarsi con una squadra impreparata significa gettare alle ortiche il tempo passato in coda per completare un dungeon.

OSRS agisce su un’altra linea. È un gioco senza campagne o senza una trama principale. È pensato per chi preferisce darsi degli obiettivi e gustarsi la soddisfazione di raggiungerli. Unisce quest che si diramano in piccole trame a enigmi da risolvere, unisce il piacere della buona scrittura all’interazione sul campo. Nonostante l’interfaccia punta e clicca, ha una sua componente strategica, che si rivela soprattutto negli scontri più ardui. Il ventaglio delle abilità degli eroi tende ad ampliarsi lentamente, ma è compensato da una mirabile varietà. Resta possibile, naturalmente, interagire con gli altri e commerciare con loro, ma esiste anche la possibilità di giocare in qualità di Ironman, dove è disattivata la possibilità di scambiare oggetti con gli altri giocatori, il che aumenta il livello di sfida e costringe ad un bel po’ di olio di gomito in più per sviluppare il proprio eroe.

Nessuno dei due giochi è disponibile in italiano. Se le barriere linguistiche non sono un problema per voi, OSRS è a nostro avviso più consigliato per iniziare una nuova avventura online, soprattutto se riuscite a cogliere le brillanti battute dei personaggi, che in più occasioni possono strappare un sorriso. Se amate i puzzle ambientali, se non fate parte del team “un gioco con una brutta grafica non vale la pena di essere giocato“, se non vi annoia l’idea di provare un MMORPG poco convenzionale che richiede poca interazione con la tastiera, vale la pena fare un tuffo nel magico mondo creato dalla Jagex. Una volta lì, potrete esplorare le lande di gioco, creare il vostro personaggio e aggiungere a Gielinor l’ingrediente più importante: tutta la vostra immaginazione.

I due giochi messi a confronto hanno le loro peculiarità e, nonostante siano divisi dal confine che passa tra titolo a pagamento e free-to-play, hanno entrambi altrettante valide caratteristiche da offrirvi. Sottolineiamo in particolare l’atipicità di OSRS, che potrebbe insperatamente conquistarvi con le sue meccaniche e il suo piglio.

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