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Immagine di Untitled Goose Game, proprio quel gioco dell'oca - Recensione
Recensione

Untitled Goose Game, proprio quel gioco dell'oca - Recensione

A Hideo Honkjima Game

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 16/10/2019 alle 16:56
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  • Pro
    • Fa ridere, senza scadere in cliché
    • Il gameplay emergente stimola la fantasia
    • Audio e video azzeccati
    • C'è un oca figlia del diavolo
  • Contro
    • Un paio di ambienti in più non avrebbero guastato
    • Qualche incertezza grafica, fra compenetrazioni e piccoli glitch

Il Verdetto di SpazioGames

8
Untitled Goose Game è un gioco meno ingenuo di quanto possa sembrare. Se si guardano solo i trailer si scambia il lavoro di House House per l'ennesimo titolo demenziale utile solo per qualche view in più Twitch, ma sotto quelle candide piume l'oca nasconde schemi di gioco originali e creativi, da sfruttare a proprio piacimento per dar vita a situazioni comiche inaspettate e anche sorprendentemente intelligenti. Resta comunque un gioco con dei limiti, ravvisabili soprattutto in una durata esigua - ma onesta - e in qualche sbavatura tecnica di troppo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Untitled Goose Game
Untitled Goose Game
  • Sviluppatore: House House
  • Produttore: Panic
  • Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
  • Generi: Puzzle game , Stealth game
  • Data di uscita: 20 settembre 2019 - 17 dicembre 2019 (PS4)

Da piccolo sono stato violentemente aggredito da un’oca. Almeno credo, avrò avuto sì e no sei anni e quel ricordo si perde in un passato ingiallito, frammenti di memoria che ancora mi tengono sveglio la notte e si ripresentano nella mia mente come ad un reduce del Vietnam. Non so quanto avrei resistito prima di sprofondare nella pazzia ed è solo grazie ad Untitled Goose Game che sono riuscito a rielaborare il trauma e a capire e giustificare il punto di vista di quell’essere pennuto col becco giallo: se inizi a rincorrere un’oca stai pronto a pagarne le conseguenze. Ma anche se stai fermo, come hanno imparato sulla loro pelle gli ignari cittadini di un idilliaco paesino rurale inglese che vivono nei confini tratteggiati da questo improbabile stealth game.

100 modi e più per rovinare una giornata

Inutile dilungarsi troppo sul cosa sia Untitled Goose Game, è sulla bocca – o becco – di tutti quanti da un paio di settimane ed è uno dei titoli più attesi dell’anno, anche senza che l’animale da cortile abbia le sembianze di Norman Reedus. Il che sarebbe comunque stato molto figo. In poche parole, in questa assurda opera creata da House House si pensa come un’oca e si agisce come un’oca. Cosa fa un’oca? I miei vecchi fascicoli di Airone mi dicono che questi strani uccelli corrono, starnazzano ogni due secondi e sbattono le ali per fare sgraziati svolazzi, ma non trovo tracce di attività criminose. La fedina penale del crudele protagonista è invece piena di queste azioni malvagie, per lo più compiute tramite il suo becco e agendo nell’ombra.

Snake? Snake? Snaaaaaaaaaake? HONK

Dal punto di vista ludico tutte queste azioni sono inserite in un sistema di comandi semplice ed intuitivo, comunque sufficiente a rendere un inferno la vita degli incolpevoli umani. Per quanto si cerchi di rovinare le loro esistenze in modo silenzioso e invisibile, un’oca non ha però la grazia dell’Agente 47 o di Solid Snake e può così capitare che le animazioni producano movimenti decisamente grezzi e tagliati con l’accetta, che si interagisca con l’oggetto sbagliato o che si resti incastrati nella ringhiera di qualche villetta.

In molti altri casi avrei inserito le valutazioni qua sopra tra gli aspetti negativi ma, visto che le regole sono totalmente capovolte, in Untitled Goose Game anche questi piccoli glitch non fanno altro che accentuare la resa comica. Siamo comunque agli antipodi rispetto allo stereotipato senso dell’umorismo basato sulla fisica assurda, come per Goat Simulator o Getting Over It with Bennett Foddy. Gli sviluppatori australiani sono infatti riusciti a creare un gioco capace di far ridere senza ricorrere a forzature o a gag già predisposte, dove è il giocatore ad inserirsi in modo genuino e organico nel normale scorrere delle giornate per stravolgere le routine ordinarie delle sue vittime. La struttura si presta alla perfezione con quanto appena detto: la placida cittadina è infatti ideata come un sandbox che si apre poco alla volta mano a mano che vengono portati a termine dei compiti annotati su un taccuino. Inutile dire come anche queste missioni siano totalmente fuori di testa e scritte in modo ancora più no sense.

Licenza di non-uccidere

Giusto nei primi istanti viene ad esempio richiesto di bagnare un povero giardiniere, di rubare il suo cibo per fare un pic-nic e di gettare il suo rastrello nel lago. Accanto a queste indicazioni non è però riportato alcun suggerimento. Il cortile dell’anziano signore è puntellato di oggetti con cui interagire, privi però dei soliti indicatori o spiegazioni. Ho rubato una radio, ma cosa me ne faccio? Come collego un cartello e un martello per far sì che quel martire involontario si schiacci il pollice? Le soluzioni sono innumerevoli e danno vita a siparietti diabolici che rendono Untitled Goose Game la quintessenza del gameplay emergente.

Più che uno stealth game ci si trova quindi davanti ad una serie di puzzle dall’alto valore creativo, in cui l’ambiente reagisce in modo attivo agli stimoli. Uomini, donne e bambini – ovviamente il mio bersaglio preferito – esisterebbero infatti anche senza l’oca, non sono messi lì solo come punchball in attesa della mossa del giocatore, ma interagiscono e si comportano in modo conforme al proprio ruolo e hanno dei caratteri chiari e precisi, che nel mio caso sono diventati lampanti quando sono riuscito a far litigare la commessa del negozietto con il già citato giardiniere mescolando i loro strumenti. La quiete viene continuamente interrotta da starnazzi, da furti di occhiali e da fughe disperate dentro una siepe per non essere scoperti, azioni che creano una nuova serie di eventi del tutto inaspettata.

Quello che più sorprende di Untitled Goose Game sono la sua complessità e la sua eleganza. Non fraintendetemi, se si trovano immediatamente le risposte i titoli di coda arrivano dopo nemmeno un paio di ore e le aree di gioco sono solamente cinque, ma questi ambienti soddisfano appieno i requisti minimi per creare puzzle complessi, con i tasselli che hanno la forma di pennelli, campanelle, chiavi, cestini, reggiseni e altre decine di oggetti da combinare in modo fantasioso. E pure molto perverso.

Evil for dummies

La raffinatezza passa anche attraverso uno stile grafico da cartone animato semplice ed efficace, che trasmette con i tratti dei personaggi e le animazioni ancora più senso del ridicolo, dichiarando inoltre fin da subito la sua anima “pacifista”. In Untitled Goose Game non c’è game over e non si può essere uccisi, il che rende il titolo perfetto anche per un pubblico infantile, che magari ignorerà le richieste imposte dai vari obiettivi e si divertirà semplicemente a creare caos e fastidi di ogni tipo. La colonna sonora è invece un vero e proprio tocco di classe. Le musiche composte da Dan Golding riarrangiando circa 400 sezioni estrapolate dal Minstrels di Claude Debussy vengono suonate in modo dinamico accompagnando i passi dell’oca, dal silenzio totale quando il pennuto si muove nell’ombra per arrivare alle note incalzanti di un pianoforte quando ci si dà alla fuga.

+ Fa ridere, senza scadere in cliché

+ Il gameplay emergente stimola la fantasia

+ Audio e video azzeccati

+ C'è un oca figlia del diavolo

- Un paio di ambienti in più non avrebbero guastato

- Qualche incertezza grafica, fra compenetrazioni e piccoli glitch

8.0

Untitled Goose Game è un gioco meno ingenuo di quanto possa sembrare. Se si guardano solo i trailer si scambia il lavoro di House House per l’ennesimo titolo demenziale utile solo per qualche view in più Twitch, ma sotto quelle candide piume l’oca nasconde schemi di gioco originali e creativi, da sfruttare a proprio piacimento per dar vita a situazioni comiche inaspettate e anche sorprendentemente intelligenti. Resta comunque un gioco con dei limiti, ravvisabili soprattutto in una durata esigua – ma onesta – e in qualche sbavatura tecnica di troppo.

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