Ci sono fantasmi che infestano le case, altri che abitano i cimiteri, e poi ci sono quelli che vivono nei cataloghi PlayStation. Sono spiriti dimenticati, nomi che ancora sussurrano ai fan più nostalgici, eroi che non muoiono mai del tutto, ma che restano intrappolati in un limbo digitale fatto di remake, remaster e commemorazioni.
Uno di questi è Sir Daniel Fortesque, il cavaliere zoppo e semi-mummificato che, con la sua mandibola pendente e la sua armatura cigolante, ha regalato alla prima PlayStation un’avventura gotica, ironica e irresistibilmente british. Oggi, a più di vent’anni dal secondo capitolo, c’è una domanda che torna a infestare la notte di Halloween come un mantra: perché diamine non esiste ancora un MediEvil 3?
È una domanda che non ha solo a che fare con la nostalgia, ma con un buco vero e proprio nel gaming contemporaneo. Halloween è diventato, negli anni, un appuntamento fisso per il mercato videoludico: ogni ottobre spuntano survival horror, remake di classici del terrore, e aggiornamenti stagionali pieni di zucche e streghe.
Eppure manca qualcosa. Manca quel tono ironico, beffardo e gotico che sapeva unire il macabro al comico, la paura alla risata. Manca, insomma, MediEvil.
Sir Daniel dove sei?
La saga di MediEvil, ferma ufficialmente al secondo capitolo del 2000 (escludendo il remake del 2019 su PS4), è sempre stata un caso particolare. Non era un horror, non era un action puro, non era un platform canonico. Era un ibrido, un esperimento riuscito di umorismo nero e design gotico, una fiaba di morte e redenzione raccontata attraverso il filtro di un’ironia tipicamente britannica.
Un gioco in cui si combattevano zombie a colpi di spadone, si risolvevano enigmi in cimiteri e cripte, e si scherzava costantemente sulla vita, la morte e l’eroismo. Se esiste un videogioco che incarna l’essenza stessa di Halloween (non quella dei jumpscare, ma quella del folklore, del gotico e del grottesco) quello è proprio MediEvil.
E allora viene spontaneo chiedersi: perché Sony continua a ignorare Sir Dan? Perché, in un’epoca in cui ogni franchise viene riesumato come un non-morto in cerca di gloria, la saga di MediEvil resta sotto terra, a decomporsi lentamente nel silenzio?
La risposta, ovviamente, non è semplice. Il remake del 2019, sviluppato da Other Ocean, non ha convinto tutti. Bello da vedere, rispettoso del materiale originale, ma un po’ troppo fedele. In un’epoca in cui i remake di Resident Evil e Final Fantasy VII riscrivono le regole della nostalgia, MediEvil si è limitato a lucidare le ossa. È stato un omaggio, non una rinascita. Eppure, proprio quel remake ha dimostrato una cosa: l’amore dei fan per la saga è ancora vivo.
Bastava aprire i social per trovarli lì, a chiedere un seguito, a immaginare nuove avventure, a fantasticare su un MediEvil 3 capace di unire l’anima originale del gioco a una struttura moderna. Non è un’utopia: è una possibilità concreta. E sarebbe, oggettivamente, il titolo perfetto per il periodo più spettrale dell’anno.
Halloween è ormai una festa globale, e il mercato videoludico la sfrutta a pieno. Ma ogni anno, le proposte sono sempre le stesse: l’ennesimo survival horror fotorealistico, l’ennesimo DLC stagionale pieno di skin arancioni, o l’ennesima riedizione di un classico dell’orrore. Eppure nessuno riesce più a cogliere quella dimensione fiabesca e gotica, quel gusto per il macabro giocoso che aveva MediEvil.
Un nuovo capitolo, sviluppato con consapevolezza, potrebbe essere la perfetta alternativa tra il tripla A serioso e il titolo indipendente da due ore. Un gioco che ti fa ridere e ti fa pensare, che sa essere grottesco ma mai cupo, ironico ma mai stupido. Un’esperienza capace di evocare l’atmosfera di un cimitero di cartapesta illuminato da una luna di plastica: malinconica e affascinante allo stesso tempo.
Ma come sarebbe, oggi, un MediEvil 3?
Proviamo a immaginarlo. Non un reboot, non un remake, ma un vero sequel. Sir Daniel Fortesque, risvegliato ancora una volta dal suo sonno eterno, si trova in un mondo cambiato, più oscuro e ironico che mai. Potrebbe esserci una nuova minaccia, certo, ma anche una riflessione meta-narrativa sul tempo che passa, sulla memoria e sull’oblio.
Fortesque è, dopotutto, un eroe dimenticato: un simbolo del passato che prova a restare rilevante in un’epoca che lo ha archiviato. E quale tema più attuale di questo per un videogioco moderno?
Sarebbe, paradossalmente, il modo migliore per restituire al personaggio la sua dignità. Non come reliquia, ma come riflessione viva e tagliente sull’immortalità nel medium videoludico.
Dal punto di vista artistico, poi, un nuovo MediEvil sarebbe un sogno visivo. L’estetica gotica, il design ispirato alle illustrazioni di Tim Burton e ai film in stop-motion degli anni ’90, le atmosfere da fiaba nera: tutto questo potrebbe risplendere grazie alle potenzialità grafiche attuali. Basta guardare cosa ha fatto Larian con Baldur’s Gate 3 o FromSoftware con Elden Ring: mondi densi di atmosfera, dettagli e personalità.
Ora immaginate Gallowmere con quell’attenzione alla luce, alla nebbia, alla materia. I cimiteri che si estendono all’infinito, i villaggi infestati da scheletri borghesi, le foreste animate da spiriti maligni. MediEvil 3 potrebbe diventare un piccolo capolavoro artistico, se solo qualcuno avesse il coraggio di rispolverare la bara giusta.
Il gameplay, poi, avrebbe bisogno di una modernizzazione intelligente. Non di una rivoluzione, ma di un’evoluzione. La formula originale, con i suoi combattimenti un po’ legnosi e la sua struttura a livelli, oggi potrebbe sembrare datata. Ma un sistema di combattimento fluido, con un pizzico di soulslike (senza esagerare), e un mondo semi-aperto pieno di enigmi, segreti e personaggi eccentrici, restituirebbe a MediEvil la dignità di un action-adventure contemporaneo.
Non serve copiarne le meccaniche, basta riprenderne lo spirito: quel senso di esplorazione curiosa, di pericolo fiabesco, di avventura macabra ma mai disperata.
E poi c’è la scrittura. Perché se c’è una cosa che manca ai giochi moderni, è proprio l’ironia. Quell’umorismo asciutto, tagliente, autoironico, che ti fa sorridere anche nei momenti più bui. MediEvil sapeva prendersi gioco di sé stesso, e oggi, in un’epoca in cui i videogiochi tendono a prendersi troppo sul serio, sarebbe una boccata d’aria fresca.
Un MediEvil 3 scritto con la penna giusta (magari da qualcuno che abbia letto Pratchett e Neil Gaiman) potrebbe unire satira, malinconia e umorismo nero in un equilibrio raro da trovare nel medium.
Ma, come sempre, c’è un “ma”. Sony non sembra più interessata a quel tipo di creatività. La PlayStation odierna è un brand di blockbuster: giochi giganteschi, cinematografici, costruiti su template sicuri. È la casa di The Last of Us, di Horizon, di God of War. Tutti titoli straordinari, ma anche parte di una filosofia che premia la grandezza, non l’eccentricità.
E MediEvil, diciamolo chiaramente, è tutto fuorché un gioco “mainstream”. È bizzarro, teatrale, imperfetto, profondamente british in un mercato americano-centrico. È un cavaliere stonato in un’orchestra perfettamente accordata. Ed è proprio per questo che serve.
In un’industria dove ogni protagonista sembra un modello di bellezza e moralità, Sir Dan rappresenta l’opposto: un eroe goffo, un fallito redento, un morto che prova a riscattarsi. È la parodia stessa dell’eroe moderno, e al tempo stesso un tributo al coraggio e alla perseveranza. Cosa c’è di più attuale, in un mondo dove anche l’intrattenimento è diventato iper-perfetto, levigato e prevedibile? Forse, tra un Kratos rabbioso e un Joel tormentato, ci sarebbe spazio anche per un teschio sorridente che combatte con una costola.
MediEvil 3, dunque, non sarebbe solo un titolo “adatto ad Halloween”. Sarebbe una rivincita contro la sterilità creativa, contro la standardizzazione del videogioco moderno. Sarebbe un ritorno all’imperfezione, al rischio, all’ironia. Un gioco che ride della morte e della gloria, e che ci ricorda, con un sorriso scheletrico, che a volte è meglio essere un eroe dimenticato che un’icona senz’anima.
Forse, se abbastanza fan continueranno a invocarlo, MediEvil 3 troverà il modo di risorgere ancora una volta dalle tenebre. E quando accadrà (perché, in un modo o nell’altro, accadrà) sarà il modo migliore per celebrare Halloween: con un teschio che ride, una spada che vibra, e un ricordo che finalmente torna in vita.
Perché Sir Daniel Fortesque potrebbe anche essere morto… ma non sarà mai del tutto sepolto.