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Berserk: dall'epopea videoludica (incompiuta) all'influenza di Miura sui videogiochi

Dopo la prematura scomparsa di Kentaro Miura, andiamo alla ricerca delle tracce silenziose che Berserk ha lasciato nella videoludica di oggi.

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a cura di Adriano Di Medio

Redattore

Pubblicato il 21/05/2021 alle 11:58

Il 20 maggio 2021 è stata resa pubblica la morte del fumettista Kentaro Miura. Scomparso il 6 maggio 2021 a soli 54 anni, il mangaka era famoso in tutto il mondo per Berserk, manga dark fantasy che, nonostante la pubblicazione discontinua, aveva segnato buona parte del mondo nerd contemporaneo. Un’influenza che ha saputo germogliare dalla carta stampata per invadere prima il piccolo e grande schermo, e poi il videogioco.

Il più recente prodotto basato sull’epopea di Kentaro Miura è Berserk and the Band of the Hawk, uscito nel 2017 su settima generazione e tra i primi ad avere una distribuzione internazionale. Ma come mai Berserk ha lasciato una ferita aperta anche in un settore dove, storicamente, non ha più di tanto messo piede? Cerchiamo di capirlo insieme.

Berserk e la riflessione sul male

La storia, il background e il contesto narrativo di Berserk sono così vasti, articolati ed amati che sarebbe riduttivo riportarli in questa sede. Il viaggio di vendetta di Gatsu (o Guts), solitario guerriero in armatura nera che maneggia una spada molto più grande di lui, è entrato nell’immaginario collettivo degli anni Novanta grazie alla ricercatezza visiva che si fondeva con la cruda violenza di un dark-fantasy medievale di ispirazione occidentale.

Tra i vari pregi di Berserk vi è tuttora il suo essere la dimostrazione di come la “lontananza” culturale sfoci per forza in rappresentazioni ingenue, mitologiche o iconiche. Anzi, è la prova che la vicenda umana, specialmente nelle sue pieghe più oscure, segue sempre il medesimo sporco canovaccio.

Tra le ispirazioni dichiarate di Miura c’erano i romanzi Guin Saga di Kaoru Kurimoto (iniziati nel 1979 e ancora in corso) e film come L’Amore e il sangue (Paul Verhoeven) e Ladyhawke (Richard Donner), entrambi del 1985.

Da quest’ultimo in particolare Miura potrebbe aver ripreso i due animali simbolo della saga di Berserk, ovvero il falco e il lupo, nonché il nodo narrativo del patto diabolico, da lui estremizzato nella cruenta cerimonia dell’Eclissi, tra le sequenze più celebri e simboliche di tutto Berserk.

Al netto delle sue radici horror ed “esplicite”, l’epica di Kentaro Miura scalpellava via la superficialità attraverso un’attenta riflessione sulla natura umana. Una natura umana che segue l’egoismo e lo traveste da ambizione, che riflette sul male e sulle sue astuzie, nonché sugli eccessi che porta a tollerare.

Kentaro Miura

Abbandonata la definizione di “eroe”, Berserk non mette in campo nessun personaggio veramente positivo, anzi denuda brutalmente quanto proprio coloro che sono detti “combattere” il male spesso sono coloro che ne sono più imbevuti.

Leggi anche Kentaro Miura, autore di Berserk, muore a 54 anni

Il mondo prima di Berserk and the Band of the Hawk

Prima dell’ottava generazione di console, Berserk aveva avuto solo altre due trasposizioni videoludiche. La prima si intitolava Sword of the Berserk: Guts’ Rage ed era uscita nel 1999 su Dreamcast: si configurava come un action a scorrimento in cui Guts doveva classicamente farsi largo tra i nemici in un tripudio di effetti splatter.

A dare al gioco quel qualcosa “in più” rispetto al solo tie-in era il coinvolgimento proprio di Miura. Il papà di Gatsu aveva scritto una trama che, pur se autoconclusiva, si inseriva organicamente all’interno della cronologia del fumetto.

La seconda trasposizione di Berserk avvenne su PlayStation 2 cinque anni dopo, con il titolo (tradotto dal giapponese) di Berserk Millennium Empire Arc: Chapter of the Holy Demon War.

A sua volta, questo si configurava come un videogioco action tutto sommato nei canoni, concentrato sull’adattare a videogioco quelle che all’epoca erano le vicende più recenti della storia. A differenza del suo “predecessore” questo adattamento videoludico non venne distribuito fuori dal Giappone, anche se in Rete circolano delle patch amatoriali che ne localizzano i testi in lingua inglese.

Infine, Berserk and the Band of the Hawk è stato distribuito in Giappone a fine 2016, mentre in America ed Europa a febbraio dell’anno successivo. A metà tra il fanservice e l’enciclopedia, ha raccontato la storia di Berserk dalle origini fino ai giorni nostri, attingendo anche al progetto cinematografico de L’Epoca d’Oro.

La fusione delle meccaniche dei videogiochi precedenti con la struttura dei Dynasty Warriors ha fruttato al titolo un’accoglienza contrastata, tra chi lo ha bollato come il “solito Musou senza cervello” a chi ne ha lodato la fedeltà all’opera originale. Certo è che Berserk and the Band of the Hawk era ai tempi la trasposizione più completa e fedele dell’epica di Miura: un primato che, dopo la notizia della morte di quest’ultimo, è destinato a rimanere tristemente eterno.

Quella volta che Gatsu andò a Lordran

Tuttavia, se c’è una serie videoludica di successo che deve molto a Berserk quella è la saga dei Souls. Fin dai tempi di Demon’s Souls la creatura dei FromSoftware ha tratto molta ispirazione dall’opera di Kentaro Miura, senza mai farne mistero.

Dai concept artist fino allo stesso regista Hidetaka Miyazaki, certo è che senza Berserk i Souls non sarebbero stati gli stessi. Un tributo che si estende fino a Bloodborne, dove la runa che identifica i Cacciatori è quasi uguale al simbolo che, nel manga Berserk, viene inciso sulla pelle di coloro che vengono sacrificati alla Mano di Dio.

Tuttavia è nel primo Dark Souls che si concentra la maggior parte delle citazioni grafiche a Berserk. Al di fuori degli scontati spadoni realizzati a foggia dell’Ammazzadraghi del Guerriero Nero, gli Spettri Oscuri di Kaathe portano un’armatura nera con una maschera a teschio che ricorda molto il Cavaliere del Teschio del manga; il loro Globo dell’Occhio Rosso Incrinato ricorda molto il Bejelit, così come molti equipaggiamenti indossabili nei Souls sono simili alle mise di Gatsu e Casca.

Un tributo che si spinge fino al concettuale: l’androgino ed evanescente Gwyndolin si sovrappone a Grifis, altrettanto femmineo e manipolatore; per chiudere con la più ovvia del cavaliere Artorias, che è ritratto sulla copertina di Dark Souls Prepare to Die Edition in una posa identica a quella di Gatsu quando indossa l’Armatura del Berserk.

Ma se FromSoftware l’ha ammesso candidamente, un po’ tutto il gaming deve qualcosa a Kentaro Miura e alla sua visione. Forse una delle più evidenti e diffuse è il fatto di aver fatto conoscere all’immaginario collettivo lo spadone a due mani, nella variante nipponica detta “zanbato”.

Tra gli altri, quest’arma è divenuta una delle caratteristiche distintive di Cloud Strife di Final Fantasy VII. Inoltre, nello stesso giorno in cui la morte di Miura è stata resa pubblica, i fan si sono riuniti nel mondo persistente di Final Fantasy XIV per rendergli omaggio: molti erano di classe Dark Knight, la cui estetica guarda caso ricorda moltissimo il buon Gatsu quando indossa l’Armatura del Berserk.

Conclusione: un triste viaggio senza fine

A “causa” della sua cura artistica e della sua profondità, quasi mai Berserk aveva avuto una pubblicazione regolare. Anzi, Miura era ormai tristemente famoso per le sue tempistiche di lavoro sempre più dilatate, che portavano a volte a far passare anni tra un volume e l’altro. Un meme nato quasi a esorcizzare il timore che non riuscissimo a vedere la fine di una saga così amata e influente.

Ora che quella paura è diventata triste realtà, il destino di Berserk è sprofondato in una notte così buia da essere quasi tangibile. Lo spirito di alcuni fan già si interroga sulla possibilità che venga continuato, magari come lavoro di gruppo dei numerosi assistenti che aiutavano Miura.

Ma, forse, è inutile lambiccarsi se Berserk avrà tale destino oppure no; questo perché in qualche modo, il suo “dovere” lo ha già fatto. Grazie a lui altre grandi menti creative, dentro e fuori dalla videoludica, hanno avuto lo stimolo e il coraggio di sviluppare le loro visioni. Una cosa che Berserk continuerà a fare, perché tale è il destino di tutte le grandi opere.

Se volete recuperare la saga di Gatsu, potete trovare facilmente sia i tre film de L'Epoca d'Oro in cofanetto che Berserk and the Band of the Hawk!
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