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Xbox Game Pass

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Avatar di Paolo Sirio

a cura di Paolo Sirio

Pubblicato il 07/06/2017 alle 00:00

Alla fine è arrivato, prima per i soli abbonati a Xbox Live Gold, con una prova di 14 giorni, poi anche per il resto della ciurmaglia che smanetta giorno e notte su Xbox One. Xbox Game Pass è la grande novità pre-Project Scorpio del gaming di casa Microsoft, e chissà che non sia soltanto una boutade estiva volta a contrastare la sfrontatezza di una Sony che sventola accordi di marketing e dati di vendita a destra e a manca. Per i meno informati sugli affari di Redmond, Xbox Game Pass è una corposa libreria di titoli per Xbox 360 e Xbox One cui è possibile accedere – a patto di possedere quest’ultima, e solo quest’ultima – previo pagamento di un canone mensile di €9,99. I giochi in questione ruoteranno su base mensile, anche se non è stato fornito un numero fisso di prodotti oggetto della rotazione, e resteranno disponibili fino alla durata della sottoscrizione. Il meccanismo, com’è stato sottolineato a più riprese su queste pagine, ricorda molto quello di Netflix, con la sola, e assai rilevante per i 20 mega-muniti del Bel Paese, differenza che Xbox Game Pass non è un servizio di streaming. I giochi vengono infatti scaricati sul disco rigido di Xbox One, esattamente come si farebbe con tutti gli altri contenuti dello store Microsoft: ultimato il download, insomma, non resta che accomodarsi in poltrona e premere il tasto play. Pardon, il pulsante “A”.
Il catalogo
Già ad un primissimo sguardo è possibile notare come, salvo eccezioni quali Gears of War: Ultimate Edition, Microsoft si sia attenuta ad una lineup datata 2015 per la partenza del nuovo servizio in abbonamento. Gli sportivi sono un indicatore facile facile in tal senso (NBA 2K16, WWE 2K16), ma anche Halo 5: Guardians, innegabilmente il pezzo forte dell’offerta, insieme a Mad Max e poche altre produzioni Xbox One dal taglio tripla-A la dicono lunga sulla composizione della libreria di debutto. Si poteva sperare in qualcosa di più recente? Sì e no. Sì perché chi ben comincia è a metà dell’opera: il platform holder è nella posizione dell’inseguitore in questa generazione, e partire subito a razzo con un catalogo dall’alto impatto – sia “visivo” che ludico – avrebbe innegabilmente giovato all’iniziativa. No perché persino un gigante come Netflix ha annaspato, in una fase embrionale, e (senza andare a scomodare l’epoca dei DVD spediti a casa negli Stati Uniti) rischiato di finire sommerso dai pareri titubanti degli early adopter all’arrivo in Italia. Su questo tema, pertanto, la parola d’ordine è “pazienza”: godersi, per quanto possibile, la comunque apprezzabile lineup schierata da Microsoft nell’attesa che Xbox Game Pass decolli e diventi, peraltro come auspicato dal boss di Xbox Phil Spencer, una realtà consolidata al punto da avere produzioni originali in stile, rieccolo, Netflix. Ad oggi, comunque, è positivo vedere come si sia pensato di dare un senso compiuto al programma. I titoli offerti non sembrano disposti lì per caso, ma sono stati piazzati con un equilibrio preciso ben in mente: un certo numero di indie, un certo numero di picchiaduro, un certo numero di produzioni vintage, e via discorrendo. Fin da adesso ce n’è per tutti i gusti e, a prescindere dal fatto che questo o quel titolo lo si abbia già giocato, innegabilmente ognuno avrà qualcosa sullo schermo capace di attirare la sua attenzione almeno per alcune ore. Nel mio caso, il primo bottino comprende principalmente Xbox Live Arcade e giochi retrocompatibili dall’era Xbox 360, un po’ per la nostalgia, un po’ perché – col senno di poi – a quei tempi c’era un’abbondanza pazzesca di piccole e grandi perle. Questo fa tuttavia saltare all’occhio anche una disparità di produzioni old gen al confronto con quelle della generazione corrente, assai in minoranza, e l’assenza di un comando all’interno dell’applicazione per ordinare i giochi in base alla piattaforma nativa di lancio. Una mossa comprensibile, ma che comunque non è simpaticissima e dà l’impressione di una Microsoft impegnata ad evitare che si notasse troppo lo sbilanciamento. Sempre riguardo al contenuto offerto alla sottoscrizione, non mi aspetterei stravolgimenti dalle rotazioni mensili. Certo, sarà interessante capire – sin dall’imminente E3 2017 – l’entità qualitativa e quantitativa delle new entry, dal momento che parliamo di un abbonamento da €9,99 e che con un buon gioco (o uno che incontri particolarmente i propri gusti) la spesa viene de facto ammortizzata già in un’unica soluzione. In egual misura, sono curioso di vedere come verranno gestiti gli annunci stessi, se verrà data loro una rilevanza simile a quella dei Games With Gold o si procederà un filo più sommessamente com’è, con cadenza irregolare, per la retrocompatibilità. 
Il futuro
Ma a chi è rivolto questo contenuto? Qualora possedeste la console dal day one del 2013 e foste frequentatori assidui dei lidi Xbox, Game Pass sarà piuttosto avaro di primizie per voi: difficile pensare ad un utente Xbox One che non abbia messo le mani su Halo 5: Guardians, come dicevamo la punta di diamante del catalogo. A Redmond probabilmente lo sanno ed è per questo che lo sparattutto di 343 Industries l’hanno messo lì un po’ come specchietto per le allodole, costruendo dietro il suo scudo una libreria che punta invece ai nuovi acquirenti e al consumatore di stampo più casual. Mettendoci nei loro panni, questi prendono oggi una Xbox One e con 9,99 euro possono giocarsi oltre 100 titoli di fattura medio alta, tra cui collane come quelle di Gears of War (dal primo a Judgment ci sono tutti) a costruire solidissime fondamenta per il servizio. Non sarei sorpreso di vedere, nel prossimo futuro, bundle con la console e un mese d’abbonamento a Xbox Game Pass, in modo da far conoscere il prodotto e accumulare adesioni su adesioni per renderlo più corposo. In quest’ottica, assume una sfumatura diversa l’annuncio quasi anonimo di poche settimane fa e l’uscita ufficiale dell’1 giugno, in mezzo al deserto sahariano che è il mondo dei videogiochi ad un passo dall’E3 annuale. L’intenzione è far arrivare Xbox Game Pass al lancio di Project Scorpio, piattaforma prevista per fine anno che avrà bisogno di un ricco supporto first-party, nella sua miglior forma possibile. Se avete seguito i fatti videoludici degli ultimi mesi, e avete colto la frecciatina d’inizio articolo, saprete che Microsoft sta optando per una strategia marcatamente isolazionista, per non dire volgarmente al risparmio, attraverso la quale sta scommettendo tutto sullo sviluppo della sua “piattaforma” gaming a metà tra Windows e Xbox. Del disegno ideale fanno parte il concetto di famiglia di console – Xbox One, Xbox One S, Project Scorpio -, in cui ognuna riveste un suo ruolo specifico, un Games With Gold forte che offre tripla-A in luogo degli indie di PlayStation Plus, Xbox Play Anywhere e in ultimo, almeno per ora, gli autarchici 6 teraflop di cui tanto si parla da un anno pressoché esatto. Ad un certo punto del suo ciclo vitale e di programmazione, l’Xbox di Phil Spencer ha capito che era tardi per affidarsi agli altri – troppo allettante la userbase di PS4 e ingiustificatamente grande la spesa perché una Electronic Arts potesse venire convinta ad associare FIFA 18 alla console a stelle e strisce -. Che, appurato il ruolo di comprimario di lusso in questa generazione, si lavorasse duramente alla base per un futuro non troppo lontano, e non troppo sfumato per rispetto di un’utenza comunque numerosa e fedele, pur fiaccata dai recenti avvenimenti. Che si pensasse, appunto, allo sviluppo della piattaforma. 

Scorpio dovrà essere la portata principale quando ci siederemo a tavola verso fine ottobre, inizio novembre. Ma, se tutto andrà secondo i piani, Xbox Game Pass non resterà un semplice condimento, o l’oggetto esotico che suscita curiosità in un paio di calde sere d’inizio estate.

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