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Uncharted 4

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 07/12/2015 alle 00:00

Durante la PlayStation Experience, Naughty Dog ha dimostrato di avere parecchia fiducia nei propri mezzi. Presentare un titolo di punta come Uncharted 4, senza le scene d’azione che sono ormai un marchio di fabbrica per la serie, significa essere assolutamente convinti di poter uscire dalla propria “comfort zone” per mostrare finalmente qualcosa di diverso, per certi versi curioso e inaspettato. Stop dunque alle sparatorie furibonde, agli inseguimenti adrenalinici e a ciò che i fan si aspettano da un titolo del genere; Naughty Dog abbassa i ritmi, li cala nella dimensione intima del dialogo e lascia vedere ai giocatori che stavolta esistono delle possibilità di scelta.
La loquacità di un ladro
I quesiti e i dubbi sull’efficacia di questo sistema di scelta nei dialoghi si affastellano nei pensieri di chi cerca di comprendere se effettivamente questa novità sia adatta alla serie. D’altra parte è assai comprensibile, visto che la saga ha da sempre contemplato un tipo di narrativa che seguisse dei binari prestabiliti, modellati sulla natura story driven tipica di Uncharted. Ecco perché è importante che non sia solamente un’aggiunta di poco conto, capace al massimo di aprire il ventaglio delle scelte del giocatore senza tuttavia renderle determinanti. Il nodo della questione, in fondo, è proprio questo: a cosa portano le scelte compiute durante l’avventura? Esistono dei bivi narrativi o si tratterà semplicemente di sfumature, di righe di dialogo alternative che non mutano la traccia principale della trama? “La fine di un ladro” è un sottotitolo che non lascia grande spazio ai dubbi: è diretto, inequivocabile, definitivo. Di che fine sarà, però, non possiamo ancora saperlo; né sappiamo se in effetti le suddette scelte possano influire sul destino che Nathan, al termine dell’avventura, avrà. Eppure la narrazione complessa affascina, apre nuove strade, suggerisce un’evoluzione. Sebbene sia qualcosa di derivativo, di molto simile alla caratteristica che ha fatto la fortuna di molti titoli, rimane comunque un grosso dubbio: tutto ciò, serve ad Uncharted? Può fargli fare un passo in avanti decisivo? 
Quando allo scorso E3 di Los Angeles andai all’appuntamento dedicato al gioco, Neil Druckmann sottolineò la volontà di Naughty Dog di curare la storia ancora meglio di quanto avvenuto in passato. Troveremo pertanto – a suo dire – delle sezioni di gioco con aree molto ampie dove saremo protagonisti di scorribande e azione senza respiro, che si andranno a restringere in una sorta di imbuto nel momento in cui la situazione diventerà via via più gestibile. Si tratta di una conduzione di gioco dinamica, che alterna momenti altamente coinvolgenti ad altri in cui il racconto diventa più compassato, controllato, concentrato. Quelle, secondo Druckmann, sono le occasioni ideali per mettere in scena le parti più importanti della trama. Sono in sostanza le sezioni in cui non esiste il pericolo della dispersione. A distanza di diversi mesi, mi rendo conto di quanto quelle parole fossero reali, di quanto fossero parte di una pianificazione studiata con attenzione, senza lasciare nulla al caso. Bisogna però fare altre considerazioni, importanti almeno quanto il progetto che Druckmann delineò a giugno in quella sala in penombra del Convention Center.
L’eredità verbale di Drake
Un action puro che adotta parte delle soluzioni viste nei prodotti Telltale e nei titoli considerati l’evoluzione dei punta e clicca deve stare molto attento alla strada che vuole calcare. Se Uncharted 4 trasformerà le scelte del giocatore solo in un’occasione per creare “volume” e non qualità, avrà compiuto un mezzo passo falso nella direzione della narrazione interattiva. Se invece offrirà gli strumenti per poter indagare con intelligenza la personalità dei personaggi, e per aggiungere sul serio delle valide alternative alla linearità tipica della serie, diventerà davvero qualcosa di speciale e intenso. Creerebbe, in questo caso, una felice commistione di generi che non scontenterebbe nessuno. Ciononostante, ci sono dei quesiti che devono essere sciolti al più presto. Innanzitutto, è importante che la possibilità di scelta non si limiti al raggiungimento forzato del “platino”, costringendo i giocatori a ripetere la sezione solo per soddisfare alcuni requisiti. Secondariamente, uno dei più grossi interrogativi è rappresentato dal peso che le suddette risposte potranno avere: sbloccano sezioni di gioco diverse? Mettono a repentaglio la vita di un personaggio? Creano situazioni trascurabili e danno origine ad approfondimenti di poco conto? Ecco: bisogna andarci piano, coi piedi di piombo. La serie va avanti grazie a una formula pressoché perfetta, quasi inattaccabile, ed è per questo che bisogna capire se si tratta di un’aggiunta oggettivamente utile. Il filmato della PlayStation Experience metteva in mostra un’espressività dei personaggi sbalorditiva, realistica e assai credibile, quasi come se Naughty Dog volesse puntare molto sull’aspetto “emozionale” dell’opera, che sarebbe a questo punto coadiuvata da una maggiore interattività dell’utente, a cui viene messo in mano l’enorme fardello del potere decisionale. Di azione ne abbiamo parlato a lungo e a più riprese, e siamo già certi dei valori produttivi di cui può disporre un’azienda esperta come Naughty Dog. Ma di questa sperimentazione che apre le porte a un nuovo tipo di ibridazione ne sappiamo poco, ed è pertanto lecito ragionare e capire più da vicino se sia utile alla causa di Uncharted 4. 

La narrazione interattiva, specialmente negli ultimi anni, ha fatto davvero dei passi da gigante. Ci sono titoli basati unicamente su questa caratteristica, scritti con l’attenzione di chi sa bene quanto può essere pericoloso condurre la trama a un punto morto. Su Uncharted 4 c’è molta curiosità e hype, ed è per questo che vorremmo capire meglio quanto peso avrà la capacità decisionale dell’utente all’interno di una trama che stavolta, con ogni probabilità, sarà meno lineare.

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