Riportare in vita videogiochi dimenticati dal mercato digitale è un'impresa che richiede ben più di semplici competenze tecniche. Mentre molti appassionati si interrogano sul perché capolavori come Black & White o il primo Civilization non siano facilmente reperibili, la risposta raramente ha a che fare con la mancanza di interesse del pubblico.
Il vero ostacolo risiede in una intricata ragnatela di questioni legali legate ai diritti d'autore e alla proprietà intellettuale che trasformano ogni operazione di recupero in una vera e propria avventura investigativa.
La piattaforma GOG, nota per il suo impegno nella conservazione dei titoli storici, ha dedicato un intero team a tempo pieno al suo programma di preservazione videoludica.
Marcin Paczynski, responsabile dello sviluppo business della compagnia, ha recentemente condiviso durante il podcast The Game Business Show quanto questo lavoro si sia rivelato "più difficile di quanto avessimo immaginato".
Le storie emerse durante queste ricerche sono talmente bizzarre e numerose da poter riempire un intero volume.
Uno degli aneddoti più sorprendenti riguarda un individuo britannico che aveva ereditato i diritti di diversi videogiochi senza nemmeno esserne consapevole.
Questo misterioso detentore di proprietà intellettuale si era letteralmente dissolto nel nulla, rendendo impossibile qualsiasi forma di contatto. GOG ha dovuto assumere un investigatore privato nel Regno Unito con l'obiettivo specifico di rintracciarlo.
La ricerca ha portato alla scoperta di una persona che aveva scelto uno stile di vita completamente disconnesso dalla modernità: nessun telefono cellulare, nessuna presenza online, semplicemente vivendo in totale isolamento.
Come ha spiegato Paczynski, l'uomo non aveva la minima idea di possedere quei diritti, dato che erano semplicemente inclusi in un pacchetto ereditario più ampio.
Questo caso rappresenta solo uno dei tanti esempi simili che il team di GOG ha dovuto affrontare.
Il catalogo delle vicende straordinarie include anche quella di un veterano del Vietnam diventato sviluppatore di videogiochi e successivamente magnate dietro a un'azienda petrolifera multimilionaria.
Esistono poi situazioni ancora più precarie, come quelle di sviluppatori la cui documentazione fisica sulla proprietà intellettuale è andata distrutta in incendi.
Più si retrocede nel tempo, maggiore era la dipendenza dell'industria videoludica dalla conservazione cartacea dei documenti, rendendo questi casi particolarmente problematici.
Ma la battaglia legale rappresenta solo il primo livello di difficoltà. Una volta risolte le questioni di proprietà intellettuale, rimane l'aspetto tecnico: fare in modo che un gioco progettato per tecnologie obsolete possa funzionare su sistemi moderni e mantenerlo operativo nel tempo. Si tratta di un doppio ostacolo che richiede competenze diverse e complementari.
La Dreamlist di GOG, che raccoglie i titoli più richiesti dalla comunità per il programma di preservazione, continua ad allungarsi.
Parallelamente, la Video Game History Foundation stima che circa l'87 per cento dei videogiochi esistenti sia attualmente ingiocabile, una statistica che dipinge un quadro allarmante dello stato della conservazione videoludica. L'enormità del compito potrebbe far sembrare l'obiettivo irraggiungibile.