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The Elder Scrolls Online

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Avatar di Plinious

a cura di Plinious

Pubblicato il 20/04/2014 alle 00:00

Rieccoci ancora qui, a parlare di The Elder Scrolls Online. Quando si tratta di un MMORPG così atteso infatti un solo articolo non basta, ed è per questo che dopo lo speciale di Pregianza (che ha fatto una panoramica completa del gioco) abbiamo deciso di portarvi la seconda parte delle nostre cronache in quel di Tamriel.
Innanzitutto una doverosa premessa: The Elder Scrolls Online è un titolo grosso, davvero grosso, ed è perciò necessario molto tempo per provarlo a fondo. Non abbiamo intenzione di emettere giudizi affrettati o buttati giù “tanto per”, ma vogliamo prima esser sicuri di aver visto molto di quel che il gioco ha da offrire in tutti i suoi aspetti, PvP ed endgame compresi. Per questo, per citare un detto ormai di moda, la recensione uscirà quando pronta, anzi “when it’s done”.
Detto questo, il gioco ci sta rivelando sempre più aspetti e segreti, punti di forza e punti d’ombra, che ci apprestiamo a condividere assieme. Nei primi giorni non sono mancate situazioni problematiche, dovute al grandissimo afflusso di player e al down dei server per permettere a ZeniMax Online Studios di effettuare manutenzioni d’emergenza al fine di risolvere bug e crash (una delle quali ha fatto malauguratamente saltare un nostro live programmato, con buona pace dei presenti e del fegato del Pregianza). Per fortuna ora la situazione pare essersi stabilizzata e negli ultimi dì si è giocato più serenamente (anche se martedì c’è stata un’altra manutenzione dei server in pieno pomeriggio).
Da buoni appassionati della saga ci stiamo dunque addentrando sempre di più all’interno di Tamriel, esplorando regioni, completando missioni, uccidendo nemici, conquistando fortezze e, perchè no, dando anche un’occhiata al crafting che presenta molti punti d’interesse. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che quanto appena detto non è niente che non si faccia già su altri giochi di ruolo online, e non avrebbe torto: ma come ribadito più volte The Elder Scrolls Online non è un prodotto rivoluzionario, bensì un titolo che riprende il feeling della saga offline e lo mischia con feature tipiche di tanti MMORPG themepark, facendo della quantità (e qualità) dei contenuti offerti il suo cavallo vincente. Il nostro personaggio Nord sta macinando livelli, anche se a un ritmo considerevolmente più lento di quanto gli MMO degli ultimi anni ci avessero abituato: in questo gioco il levelling è difatti cosa lunga, e arrivare al 50 richiede impegno, costanza e un’ottima conoscenza delle meccaniche che lo governano. Le regioni presentano una varietà notevole, spaziando da città portuali a villaggi circondati dalla neve, da foreste dai colori autunnali fino a zone vulcaniche dai paesaggi quasi alieni (consigliate per i nostalgici di Morrowind), solo per citare alcune delle ambientazioni che si incontrano giocando con l’Ebonheart Pact. Peccato che la libertà di esplorazione e interattività con l’ambiente siano minori rispetto a quanto visto in Skyrim o Oblivion.
Risse alcoliche e intrugli alchemici
Gran parte del PvE si basa sulle classiche quest, che su TESO però hanno una marcia in più: i dialoghi infatti sono interamente doppiati tramite voice acting, rendendo il tutto molto più coinvolgente. Le missioni, che siano di consegna, raccolta, uccisione o investigazione sono piuttosto varie e tentano di discostarsi un po’ dai canoni predefiniti. Per carità, delle quest del tipo “uccidi tot. banditi” o “sconfiggi x negromanti” compaiono anche qui, ma sono per lo più incarichi brevi e veloci; comunque non abbiamo incontrato nessuna quest che ci chiedesse di “consegnare 50 code di lupo” e affini. Inoltre ci ha fatto piacere constatare che alcune quest, per essere completate, richiedono di compiere azioni particolari o di leggere degli scritti, e non possono quindi essere “rushate” frettolosamente. A tal proposito abbiamo incontrato una missione in cui dovevamo preparare una ricetta alchemica che guarisse da un veleno: per combinare correttamente gli ingredienti e realizzare con successo l’antidoto abbiamo dovuto prima consultare un diario in cui era spiegata la ricetta. In un’altra occasione, invece, un ufficiale ci ha chiesto di mostrare la nostra virilità facendo a botte con dei boscaioli “alla maniera dei Nord”: in altre parole, da ubriachi! Abbiamo dunque trangugiato la bevanda e ci siamo dati allegramente alla rissa, con tanto di visuale annebbiata dai fiumi dell’alcol. Niente di trascendentale, ma queste missioni sono sicuramente simpatiche.
Per di più c’è la questline della storia principale, che coinvolge l’enigmatico personaggio del Profeta e la sua lotta disperata per fermare le forze di Molag Bal, principe daedrico nonché antagonista assoluto del gioco. Il Profeta si manifesta come un’apparizione ogni volta che raggiungiamo un certo livello (per esempio al 10, al 15 e al 20), chiedendoci di raggiungerlo per proseguire nella storyline: senza voler rovinare la sorpresa, diciamo che tali missioni, per quanto lineari, sono curate e non si fanno mancare battaglie, evasioni e viaggi interdimensionali. Certo, sapere che il nostro personaggio è l’eroe prescelto all’interno di un mondo persistente popolato da migliaia di giocatori è una contraddizione bella e buona, ma tant’è.
Le quest più fantasiose e divertenti sono però quelle legate alle diverse gilde, tre al momento: la gilda dei guerrieri, quella dei maghi e gli “undaunted” (una combriccola di avventurieri e cacciatori di taglie); per ora assenti invece la gilda dei ladri, la confraternita oscura e l’accademia dei bardi viste negli episodi singleplayer.
Dungeon e ladri di loot
Un discorso a parte riguarda i dungeon. Al momento il gioco ne contiene una dozzina (escludendo i numerosi dungeon pubblici che non sono istanziati rispetto al resto del mondo virtuale): abbiamo provato i primi tre di livello 12-15, Banished Cells, Fungal Grotto e Spindleclutch: questi sono locati ognuno nella regione di partenza di un’alleanza, anche se possono essere affrontati tutti a prescindere dalla fazione di appartenenza.
La prima peculiarità è che su TESO i dungeon sono da quattro player, invece che da cinque: solitamente quindi i party sono costituiti da due damage dealer, un tank e un healer. I dungeon sono abbastanza brevi ma richiedono un gruppo affiatato per far fronte ad alcuni combattimenti tosti, in particolare quelli contro i boss. Insomma, fin dai primi livelli diventa fondamentale imparare a parare e schivare gli attacchi, perchè i nemici menano parecchio. All’inizio di ogni dungeon sono disponibili delle quest di gruppo, che vanno dalla scorta di un manipolo di soldati alla liberazione di alcuni NPC tenuti prigionieri.
Ci sono tuttavia alcuni aspetti che vanno rivisti. Innanzitutto lungo i dungeon sono disseminati svariati scrigni, ognuno delle quali, una volta scassinato con il grimaldello, fornisce un buon loot a chi l’ha aperto. Di fatto queste chest costituiscono il guadagno principale dei dungeon, visto che i drop dei mob sono miseri e persino i boss spesso e volentieri non rilasciano altro che un verdino. Il problema è che non esiste alcun criterio per decidere a chi tocca aprire le chest, se non il “first-come, first-served”: in altre parole, se nel vostro party sarà presente un giocatore poco sportivo che si butta a capofitto sulle chest, tutto il loot che ne deriverà spetterà a lui; voialtri resterete a bocca asciutta e non potrete fare nulla per impedirlo. Pensate di kickarlo dall’istanza e trovare un altro membro con cui continuare? Sbagliato. Anche nel caso in cui lo buttiate fuori dal party, infatti, costui non verrà espulso dal dungeon, continuando potenzialmente a scorrazzare in giro e a rubarvi chest impunemente. Ciliegina sulla torta, a meno che il losco individuo non decida di uscire “sua sponte” il vostro party non potrà invitare un altro giocatore a unirsi, dal momento che i dungeon sono pensati per un massimo di 4 player contemporaneamente. Queste infelici scelte di design ci hanno fatto un po’ storcere il naso: sicuramente ZeniMax correrà ai ripari per risolvere questi problemi che, altrimenti, all’endgame rischiano di diventare critici e trasformare i dungeon in una sfrenata “corsa alla chest”.
Crafting che passione
Il crafting rappresenta un’altra feature importante del gioco e non si discosta troppo da quanto visto in Skyrim, seppur ovviamente con i dovuti accorgimenti dovuti alla natura massiva del titolo. Contrariamente a tanti MMORPG, su TESO è possibile utilizzare senza restrizioni tutte le sei professioni di artigianato, anche se conviene specializzarsi al massimo su un paio di esse. Infatti per poter arrivare a padroneggiare adeguatamente una professione bisogna spenderci sopra diversi skill point; questi ultimi però servono anche per imparare abilità offensive e difensive legate al combat e non sono illimitati, dunque vanno spesi con giudizio.
La cosa interessante è che su TESO il crafting può produrre equipaggiamento anche più potente di quello che si trova dai mob o nei dungeon; una volta al massimo di una professione è possibile persino creare oggetti di qualità leggendaria. Per poter realizzare un oggetto bisogna prima disporre della materia prima, come ferro nel caso di una spada o legno nel caso di un arco. Com’è naturale, la raccolta delle risorse avviene in giro per il mondo: il minerale può essere estratto da una vena, il legname tagliato da un tronco d’albero caduto e così via (a differenza di altri MMO, come ad esempio Guild Wars 2, qui le risorse sono condivise tra i player e quindi se un giocatore dovesse arrivare prima di noi vedremo scomparire il materiale). A questo punto occorre recarsi a una crafting station, ognuna specifica di una professione (la forgia per il fabbro, il tavolo dell’alchimia per l’alchimista, eccetera), e si aprirà una finestra da cui selezionare una delle varie opzioni, quali il raffinamento del materiale grezzo o il miglioramento di un’arma o armatura grazie a pietre dai poteri speciali, che consentono di aumentare la qualità di un oggetto, magari facendolo passare da verde a blu. È presente pure una questione di personalizzazione estetica: alcune pietre difatti permettono di realizzare l’equipaggiamento con lo stile proprio di una certa cultura, ad esempio quello imperiale piuttosto che quello argoniano. Il menu del crafting è intuitivo ma non nasconde comunque una certa complessità di fondo. Con alcune professioni l’unica è sperimentare: per esempio non potremo sapere che pozione uscirà fuori finché non proveremo a miscelare assieme i vari reagenti (a meno che non l’abbiamo già scoperta precedentemente); analogo discorso con le rune per l’incantamento.
Peccato solo che con il crafting non si livelli: ogni volta che creiamo un oggetto aumenta la nostra abilità in quella determinata professione, ma senza ottenere punti esperienza utili per livellare. Sarebbe stato interessante vedere dei personaggi “artigiani” interamente dedicati al crafting, magari particolarmente rinomati tra i giocatori per la loro bravura nel forgiare armi o corazze. In ogni caso quello di TESO pare un ottimo sistema di crafting, che speriamo confermi le sue potenzialità anche all’endgame.

The Elder Scrolls Online è indubbiamente un buon MMORPG, ma è ancora presto per dire se si tratti di un titolo davvero imperdibile come molti sperano. Per quello ci serviranno ancora alcune settimane per giocare approfonditamente il PvP a Cyrodiil e provare l’endgame. Siamo in ogni caso soddisfatti dell’esperienza di gioco riguardante i primi livelli, sensibilmente più curata ed immersiva rispetto alla media degli MMO, seppur tutt’altro che perfetta.

Nel frattempo, dopo un lancio non disastroso ma comunque non privo di problemi, ZeniMax ha già annunciato il primo major update per maggio, ambientato nella regione di Craglorn e concentrato sui contenuti di alto livello. D’altro canto, per un gioco con canone mensile è giusto che gli aggiornamenti siano costanti e sostanziosi. Appuntamento dunque al prossimo mese per il verdetto finale.

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