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The Division

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Avatar di Luca Bianchi

a cura di Luca Bianchi

Pubblicato il 11/02/2016 alle 00:00

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Come probabilmente saprete, a fine gennaio Ubisoft ha messo a disposizione al grande pubblico la beta di uno dei suoi progetti più ambiziosi, Tom Clancy’s The Division, titolo di punta dello studio francese per questo inizio di 2016.
Sulle pagine di Spaziogames potete già trovare un’ampia anteprima tecnica e dettagliata curata dal nostro FireZdragon, ciò che faremo invece in questo articolo sarà dare un riassunto generale sulle aspettative che questa versione beta ci ha creato.
Ecco quindi a voi i 5 motivi per aspettare Tom Clancy’s The Division
Impatto grafico, ambientazione e stabilità
Il primo elemento che ci ha colpito, non lo neghiamo, è l’impatto grafico e artistico del gioco.
La New York ricreata da Ubisoft è immensa stupenda e dettagliatissima, un vero spettacolo per gli occhi che riesce veramente a farci immergere in un mondo in decadenza, grazie a una direzione artistica azzeccatissima e, almeno su pc, un livello di dettaglio di altissimo.
Riflessi, effetti particellari, fumo, nebbia, fuoco, animazioni: tutto è realizzato stupendamente. In breve The Division risulta essere uno dei migliori spettacoli visivi di questa generazione.
Da menzionare anche la pulizia generale del prodotto: nonostante si trattasse di una versione beta e il pc di prova non fosse più all’ultimo grido, il gioco non si è rivelato particolarmente pensante e sopratutto ci ha sorpreso l’assenza di bug evidenti. 
Insomma, forse i lunghi tempi di sviluppo sono serviti a Ubisoft per confezionare un prodotto che finalmente sarà tecnicamente sia splendido che decisamente solido.
Ottime premesse per una storia interessante
La seconda buona motivazione per far salire l’hype è legata a doppio filo con la prima. Anche se in questa beta di storia si è visto veramente poco, e quel poco non ha certo fatto gridare al miracolo, The Division poggia le sue fondamenta su un contesto che potrebbe con un po’ di cura portare a una storia veramente coinvolgente.
Una città in decadenza, contaminata da un virus, immersa in un inverno rigidissimo, con un gruppo di uomini e donne che fanno di tutto per riprendere il controllo della città, debellare il virus e ridare una speranza alla zona.
Le premesse per una trama epica ci sono tutte, resta solo da vedere se Ubisoft non le avrà buttate alle ortiche come troppo spesso ha fatto in questi anni.
Vastità del gioco, rigiocabilità e looting
Terzo lato positivo che ci fa ben sperare per il prodotto finale è la sua vastità.
Chiariamoci, nella beta era presente una sola missione principale contornata da un gran numero di  missioni secondarie che venivano generate di continuo. Quest’ultime erano abbastanza ripetitive, ma la missione primaria era veramente ben strutturata. 
Con una città così grande a disposizione, costellata da un buon numero di missioni principali e secondarie generate proceduralmente, potremmo veramente avere fra le mani un gioco immenso in grado di impegnare il giocatore per decine e decine di ore.
The Division presenta infatti un’anima alla Diablo o alla Borderlands se preferite.
Ogni missione completata, potrà infatti essere rigiocata alzando il livello di difficoltà per ottenere dai nemici caduti migliore loot, armi ed equipaggiamento che renderanno il nostro personaggio sempre meglio equipaggiato.
L’unico incentivo per giocare le missioni non sarà quindi quello di completare il gioco, ma quello di diventare delle semi divinità nel mondo di gioco che ricordiamo sarà condiviso online con altri giocatori.
Insomma, The Division potrà diventare un nuovo punto di riferimento per gli amanti del grinding e del loot estremo grazie alla sua anima da mmo.
Potenzialità della Dark Zone e del multiplayer cooperativo
La quarta grande speranza è legata decisamente al punto precedente.
L’intero gioco, come scritto, si svolge in multiplayer e se ciò non precluderà la possibilità di giocare in solitaria le missioni, The Division darà il meglio di sé giocato in gruppo.
La cooperativa fino a quattro giocatori, che potranno essere amici o gente beccata casualmente online, esalta e funziona. La difficoltà delle missioni scalerà infatti sia in base al numero di giocatori che in base al loro livello. 
Rigiocando l’unica missione disponibile con altri 3 amici e impostando il livello di sfida al massimo, ci siamo trovati in alcuni punti veramente in difficoltà nonostante fossimo tutti giocatori abbastanza navigati in fatto di shooter.
La cooperativa ci porta anche a parlare del player vs player, che in questa beta era relegato solamente ad alcune zone specifiche chiamate zona nera.
La Dark Zone è in pratica una zona di quarantena contaminata dal virus, nella quale è possibile recuperare loot di alto livello aprendo casse, uccidendo bot o eliminando altri giocatori.
La particolarità di questa modalità è che una volta riempiti 6 slot con altrettanti oggetti trovati, per farli diventare propri bisognerà richiamare un elicottero per estrarli e teoricamente decontaminarli, così da poterli usare in tutte le altre modalità di gioco. 
In quest’area i giocatori potranno uccidersi fra di loro, ma un giocatore che attaccherà un altro giocatore verrà marchiato come “rogue” per un certo numero di secondi e diventerà visibile sulla mappa da tutti i giocatori. Chi di loro lo ucciderà, riceverà le sue armi e la taglia sopra la sua testa, e se il giocatore riuscirà a sopravvivere fino alla fine del countdown intascherà lui i soldi della taglia.
Una modalità quindi che si preannuncia interessante, con team di giocatori che potranno organizzarsi per attaccare chi sta estraendo il proprio loot per rubargli l’equipaggiamento e poi scappare prima di essere uccisi. Le premesse sono ottime, bisognerà vedere quanta varietà Ubisoft riuscirà ad inserire all’interno della modalità.
Profondità del combattimento e della personalizzazione del personaggio
Il quinto motivo per aspettare The Division è la profondità, unita alle numerose possibilità date al giocatore. Se il feeling delle armi non ci ha fatto impazzire, ciò che ci ha esaltato è la fluidità del sistema di movimento, oltre ai tanti approcci offerti.
Era dai tempi di Gears of War che non provavamo un sistema di coperture così fluido, e l’uso dei gadget e delle abilità speciali del giocatore rende possibili un sacco di azioni differenti dal classico “esci dalla copertura per sparare”.
Ad aiutare è anche la vita dei giocatori, veramente molto alta per uno shooter. Servirà a volte anche più di un caricatore per uccidere qualcuno, una scelta di design atta a premiare chi in grado di mirare meglio e muoversi meglio durante le sparatorie.
Le abilità sbloccate nella beta erano risicate, ma anche quelle poche si sono rivelate molto utili e sopratutto diversificate. Proprio la personalizzazione del personaggio, delle sue abilità e delle sue armi con i vari accessori applicabili saranno uno dei punti cardine del gioco, che anche da questo punto di vista sembra strizzare moltissimo l’occhio agli amanti del del looting estremo.

Questo è ciò che la beta ci ha lasciato, una serie di sensazioni positive che se verranno rispettate porteranno Tom Cancy’s The Division a intrattenere e appassionare un gran numero di utenti per molto, molto tempo.

Non tutto comunque ci ha fatto impazzire, vi rimandiamo quindi all’articolo correlato in cui parleremo dei dubbi e delle paure che questa prova ci ha trasmesso.

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