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Storia del videogame Anni 80

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a cura di AP

Pubblicato il 08/09/2009 alle 00:00

Eccoci giunti all’ultimo degli speciali da noi dedicati al passato del mondo video ludico. Nonostante ci siano ancora quasi vent’anni tra la decade degli ottanta e quella odierna, pensiamo che questa sia stata la decade della svolta, ossia quella che ha determinato il “futuro” che stiamo vivendo oggi. Questi sono gli anni della crisi dei videogiochi e della sua successiva e inesorabile rinascita, anni in cui un falegname convertitosi poi in idraulico diventava uno strampalato eroe ingordo di funghi e surclassava Topolino nella classifica dei personaggi più famosi. Anni magici che molti di noi ricordano con la consapevolezza di esserseli davvero goduti e di aver potuto assistere a quello che oggi è diventato un fenomeno di massa. Buona lettura!

Home Computer, tranci di pizza e GorilloniNel 1980 nasce il primo personaggio che con il tempo sarebbe diventato vera e propria icona dei videogames di quegli anni. Il suo nome era PAC-Man. La sua immagine era balenata in mente al suo creatore Tohru Iwatani durante una cena tra amici, guardando una pizza alla quale era stata tagliata una fetta. Dopo circa un anno da quell’idea un team composto da otto tecnici diede alla luce il gioco che, tra le altre cose riuscì ad affascinare anche il pubblico femminile. Un ultima curiosità riguarda il nome del titolo Namco. In Giappone il titolo originale del gioco era Puckman, termine scelto poiché derivante da una parola giapponese che significa chiudere e aprire la bocca. Il titolo che tutti conosciamo fu invece scelto per il mercato americano temendo l’assonanza con una parolaccia inglese.Sempre nel 1980 appare la collana Game & Watch che rese il suo primo titolo Ball il primo gioco su LCD a usare personaggi disegnati al posto delle solite forme geometriche.L’anno successivo uscì la versione arcade di Donkey Kong che vedeva i giocatori impegnati, nel ruolo di Jumpman (in seguito ribattezzato Mario), a saltare barili e trappole che il malefico scimmione scagliava su di lui dopo aver rapito la sua dolce metà Pauline. Gli schemi di questo classico erano quattro, ma in diverse riedizioni il secondo di questi andò perduto. Questo livello si svolgeva su una serie di nastri trasportatori e vedeva come avversari delle diaboliche fiammelle.Su Donkey Kong ci sono molte leggende, alcune che considerano il nome “Donkey” assegnato casualmente a causa di un fax errato. Il nome in realtà fu assegnato con cognizione di causa, scegliendo un sinonimo di “testardo” che in realtà significa anche “asino”. Inoltre la sua uscita sul mercato arcade nacque a causa del fallimento di un precedente titolo, ossia Radarscope. Siccome questo titolo non vendette quanto ci si aspettava, i cabinati invenduti furono convertiti nel futuro Donkey Kong. Questa impresa fu affidata ad un certo Shigeru Miyamoto entrato in Nintendo nel 1977 come apprendista al dipartimento di progettazione. Dopo essersi visto assegnare un incarico che avrebbe potuto affondare la società, si consultò con diversi ingegneri (non avendo all’epoca alcuna esperienza di programmazione) e compose la musica con la sua tastiera elettronica. Inutile dire che quel successo gli aprì le porte che lo rendono ancora oggi uno dei produttori di videogiochi più famosi della storia.Il 1981 vede anche la nascita del primo PC mai realizzato. IBM produsse infatti il 5150 PC, che aveva grafica basata sul testo e un bip per sonoro.L’anno dopo avvenne il boom dell’home computer grazie alla messa in commercio del Sinclair ZX Spectrum e del mitico Commodore 64. Ciò portò molte persone a imparare a programmare a casa propria i giochi contribuendo a creare la cultura dei “geek” (fanatici di informatica).1983 venne ricordato per l’improvviso crollo di vendite che andò a colpire l’America. Le cause di tutto ciò furono molteplici, ma tra le più importanti si segnalano le troppe console domestiche sul mercato e con giochi incompatibili tra di loro, la scarsissima qualità di molti titoli usciti e la scelta di molti acquirenti di affidarsi ad un home computer piuttosto che ad una “semplice” console. Se questo fenomeno colpiva principalmente i due mercati più grandi ossia America e Canada, in Giappone la storia era molto diversa. Proprio nel 1983 arrivò infatti il Famicom di Nintendo che con 16 giochi usciti solo nel primo anno, divenne la console di maggior successo. Fu grazie al Famicom che la situazione si risolse nel 1985 in America poiché anche qui la console giapponese ribattezzata NES (Nintendo Entertainment System) ottenne consensi e ottime vendite. In Europa sarebbe arrivata un anno più tardi.

Console storiche e pietre miliariIl 1985 è un anno storico per via dell’uscita di due capolavori indiscussi dell’intrattenimento elettronico: stiamo parlando di Tetris e dell’originale Super Mario Bros.Difficile pensare che servano presentazioni per queste due pietre angolari del videogioco moderno visto che il primo può essere considerato il papà di tutti i puzzle game moderni e il secondo quello dei giochi platform. Le tante versioni di Tetris che si sono sviluppate da allora e i numerosissimi platform ispirati da baffuto idraulico dovrebbero dare almeno un’idea dell’importanza di queste due opere.Nonostante il successo di pubblico e di critica ottenuto con l’avventura di Mario, Nintendo e Miyamoto non dormirono sugli allori e l’anno successivo diedero alla luce The Legend of Zelda, prima avventura di quella che sarebbe diventata una serie veramente leggendaria e capace di mandare i cuori dei fans in tumulto ad ogni minima notizia trapelata. Questa originale avventura venne progettata per lanciare il Famicom Disc System, ma se questa periferica non uscì mai dal suolo nipponico, la cartuccia dorata contenente l’avventura di Link arrivò anche in Europa con tanto di mappa (ovviamente incompleta) del mondo di gioco. I salvataggi venivano effettuati grazie ad una comoda batteria tampone. Il 1986 vede anche la nascita del genere stealth (soprannominato tale solo diversi anni dopo) grazie ad un titolo sviluppato inizialmente su home computer MSX e poi destinato ad arrivare anche su altre piattaforme. Il suo nome è Metal Gear e vede come protagonista un giovane Solid Snake alle prese con la sua prima missione di infiltrazione ad Outer Heaven. Da lì partiranno tutte le trame e sottotrame che ci avranno accompagnato per più di vent’anni fino all’esaltante epilogo avvenuto su una console di quattro generazioni avanti rispetto a quella d’origine. In ultimo non ci si può dimenticare di menzionare l’uscita del primo Dragon Quest capostipite di una saga che venderà (per ora…) più di quaranta milioni di copie.Restando in tema di grandi J-RPG occorre segnalare, nel 1987 l’uscita di quella che sembrava l’ultima uscita della Square. La società era ormai rovinata ma decise di tentare l’ultimo colpo con un titolo chiamato Final Fantasy. Inutile dire che l’enorme successo che riscosse salvò l’azienda dal fallimento e diede il via ad una delle serie più amate. Sempre in quell’anno viene alla luce il NEC PC Engine, la console più piccola mai prodotta. In Giappone le vendite furono talmente elevate che iniziarono a superare quelle del Nintendo Famicom.L’anno dopo SEGA, dopo aver lanciato il Master System nel 1985, sostituisce la sua console a 8 bit con quella a 16. Il SEGA Mega Drive arriva così a sorpresa, battendo sul tempo la concorrenza diretta di Nintendo che arriverà sul mercato con il Super Nintendo Entertaiment System (SNES) ben due anni dopo. Nonostante però Nintendo fosse all’opera sulla sua nuova macchina trovò il tempo di sviluppare l’handheld più famoso della storia. Era il 1989 quando sugli scaffali dei negozi arrivò il Game Boy. Questa incredibile macchina da gioco portatile era alimentata da quattro batterie stilo e poteva godere di un catalogo giochi impressionante. Lo schermo permetteva di visualizzare solo quattro colori (da verde a nero) ma ciò non impedì di creare veri e propri capolavori di divertimento. Per contrastare l’egemonia portatile SEGA e Atari negli anni novanta provarono a mettergli contro rispettivamente il Game Gear e l’Atari Lynx ma, nonostante questi potessero contare su uno schermo a colori, non riuscirono mai a contrastare davvero lo strapotere della macchina creata da Gunpei Yokoi e dal suo team R&D#1 che vendette quasi 120 milioni di unità in tutto il mondo considerando le diverse versioni che seguirono all’originale.

Siamo ormai giunti alla fine di questa lunga cavalcata nella storia dei videogames. Sperando di aver fatto cosa gradita ci scusiamo anticipatamente di non aver potuto menzionare alcuni dei giochi che ci hanno accompagnato da bambini/ragazzi ma data la mole di titoli usciti in quegli anni nominarne anche solo la centesima parte sarebbe un’impresa davvero improba. Sicuramente il modo migliore per farli nostri è ricordarli com’erano, valutare con il senno di poi quello che hanno dato all’industria e, ovviamente, quello che hanno dato a noi, che poi in fondo è il motivo stesso per i quali li ricordiamo con ancora tanto entusiasmo e altrettanta voglia di rigiocarli per l’ennesima volta.

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