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Avatar di Zephiro

a cura di Zephiro

Pubblicato il 29/01/2009 alle 00:00

Difficile spiegare le motivazioni personali che spingono ad interessarsi ad un videogioco in senso generale. L’assoluto bisogno di passare dei momenti lontani dallo stress quotidiano per staccare un po’ la spina dalla routine e il puro e semplice divertimento che ne scaturisce, sono i motori instancabili dietro ai quali si muove il mondo dei videogiocatori. Nonostante esistano molteplici sfumature sociali e caratteriali che inducono all’intrattenimento elettronico, quel che alla fine prevale maggiormente sul resto è il senso di sfida, verso sé stessi o verso altri giocatori. L’atavico istinto di misurarsi in diverse situazioni, che nella vita reale appaiono quantomeno utopistiche, spinge l’utente a districarsi in mondi diversi, con regole particolari, pronto a mettersi in gioco utilizzando peculiari abilità, per l’appagamento del proprio ego (single player) o per la rivalsa sull’avversario (multiplayer). Scindere le due categorie è un’operazione difficile e spesso inutile poiché il concetto di multiplayer/single player racchiude in sé delle motivazioni sia tecniche che psicologico-emotive, sicuramente necessarie ma, spesso, complementari fra loro. Nei primi anni di vita dei videogiochi, quando l’home enterteinment non esisteva ancora, ci si riuniva in sala giochi per sfidarsi con altre persone, in alcuni casi in modo competitivo (un titolo da esempio per tutti era Street Fighter 2), o in modo cooperativo (Final Fight, Double Dragon fra gli altri), dove tutto si basava sull’interazione in tempo reale con persone reali, amiche o sconosciute. Giochi solo per single player erano scarsamente diffusi, ed anche generi quali platform (ancora oggi poco giocabili in multiplayer) permettevano l’ingresso in qualunque momento di un secondo giocatore. Gli unici titoli giocabili esclusivamente da soli furono i giochi di guida (es. Sega Rally), che per le limitazioni tecniche dei cabinati di allora non potevano contare su sfide multiple. Con la commercializzazione e la diffusione dei primi home computer il single player prese piede e molti generi hanno decisamente cambiato direzione. Platform, picchiaduro a scorrimento e avventure grafiche fra gli altri non consentivano più la possibilità di un contesto multiplayer. Oggi le limitazioni tecniche sia dei coin op, che delle piattaforme casalinghe sono state ampiamente superate, internet ha permesso un grado di interazione impensabile aprendo la strada a nuovi modi di intendere i videogiochi creando addirittura nuovi generi. I primi esperimenti in tal senso si sono avuti sul mercato pc, piattaforma che per prima ha potuto seguire con attenzione ed interesse lo sviluppo e le applicazioni delle tecnologie di rete, il cui apice fu toccato dalle saghe Ultima ed Everquest. Sul fronte console, invece, fino ad un paio di anni fa, era necessario munirsi di costose periferiche (multitap fra le più diffuse) per giocare in più persone o rassegnarsi allo split screen, mentre oggi basta semplicemente un collegamento alla grande rete e poco più.

Situazione attualeCon la diffusione su scala planetaria della banda larga, le possibilità di gioco sono cresciute esponenzialmente , un’accorta e sapiente programmazione può dare vita, infatti, a veri e propri mondi persistenti in cui vivere avventure di ogni tipo assieme a tantissime altre persone. E’ questo il caso di generi quali MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Playing Game), ovvero gioco di ruolo online con un multiplayer di massa. Dietro questo impronunciabile acronimo si nascondono titoli in grado di dare assuefazione quali World of Warcraft , e Guild Wars fra i più noti e diffusi. Il successo di questo genere è legato sia dal grado di immersione e coinvolgimento dovuto al mondo persistente e popolato da altri giocatori, che dalle molteplici possibilità offerte al giocatore; senza entrare troppo nel dettaglio, basti pensare che, alcuni Mmorpg, danno la possibilità di avere delle missioni come single player ed altre in cooperativa con altri, aumentando così il bacino d’utenza del mercato. Lo spirito multiplayer tipico di questo genere è competitivo (giocatori che si sfidano fra loro), cooperativo (molto giocatori contro un avversario artificiale) e un misto fra i due (molti giocatori alleati contro altri di fazioni opposte), a tutto vantaggio dell’esperienza di gioco. Discorso a parte meritano i cosidetti Real Life Simulator, il cui capostipite The Sims non ha ancora trovato una dimensione multiplayer, al contrario del fenomeno Second Life, oggigiorno diffusissimo. Altri generi che sfruttano al meglio la rete per offrire modalità multiplayer, sono strategici – sia in tempo reale che a turni – diffusissimi su pc, e sparatutto in prima persona, oggi appannaggio anche del mercato console. Grande innovazioni, impensabili fino a poco fa, sono state apportate dalla serie Fifa di Electronic Arts, che col suo capitolo più recente ha dato vita alla modalità Fifa Clubs, in cui costruire un team di dieci giocatori e sfidarne altri, in una sorta di campionato mondiale fra utenti di tutto il mondo, e da Rock Band 2, in cui cimentarsi in veri e propri concerti virtuali. Di recente, inoltre, sono emersi tentativi decisamente riusciti di sfruttare in modo diverso il multiplayer, un esempio su tutti è Little Big Planet, che fa della cooperazione e della condivisione il suo tema portante. Il giocatore viene estrapolato dal contesto standard e catapultato in un universo in cui il suo operato può essere visto, giudicato e condiviso dagli altri, cosa che fino ad oggi, avveniva in parte attraverso i mod dell’utenza pc ma con un diverso livello di interagibilità e aggregazione.

Il fronte multiplayer online, sia per pc che per console, è in netta crescita e l’orizzonte appare più che nitido. Basti pensare al recente Resistance 2 per Playstation 3 che supporta fino a sessanta giocatori, o al misterioso M.A.G che promette scintille da questo punto di vista. Nonostante l’aumento esponenziale del numero di giocatori contemporaneamente presenti, e lo spessore offerto da tali modalità, spesso il mercato ha dimenticato e dimentica tutt’ora, il divertimento fresco e immediato che si può trarre dal coinvolgimento con un amico seduto al proprio fianco. Sono, infatti, sempre meno i giochi che supportano modalità split-screen o cooperative ad hoc, relegandole in secondo piano, come semplice diversivo. Il fascino di segnare un goal, di sorpassare all’ultima curva o di assestare un diretto al nostro avversario/amico e vederlo reagire in tempo reale, è impagabile e incomparabile. L’immediatezza, le emozioni e il coinvolgimento frenetico nel misurarsi spalla a spalla con un amico, non sono replicabili da server funzionali ma anonimi. Certo la tecnologia permette metodi di aggregazione inimmaginabili, modalità quasi fantascientifiche sono all’ordine del giorno, ma non bastano una tastiera e un auricolare per rendere vive altre persone dall’altro capo del mondo, occorre che entrambi i mondi siano presenti nel panorama videoludico attuale, affinchè nessuno diventi schiavo dell’altro, dimenticando le proprie origini. Ben vengano le interazioni massive dunque, ma ben tornino le “obsolete” modalità per chi non dispone di internet, o semplicemente si sente estraneo al mondo virtuale. Videogiocare online è, e deve essere, un’esperienza affascinante, travolgente e coinvolgente, ma non alienante dal mondo che ci circonda, perché , oltre i server, oltre i mondi persistenti, oltre le periferiche fantascientifiche, ciò di cui abbiamo veramente bisogno, spesso, è a portata di sedia: un amico in grado e tutte le emozioni che ne derivano.

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