Santa Clarita Diet

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a cura di YP

Netflix sembra non volersi fermare, anzi, non ne ha proprio la minima intenzione. Ormai siamo arrivati al punto che facciamo fatica a contare la quantità di produzioni originali che fra serial, film e documentari rilascia ogni mese.  Senza contare che, se volessimo vederle tutte, ci impiegheremo probabilmente settimane. Ad ogni modo oggi possiamo iniziare seriamente a dire che, oltre ai diritti di produzioni terze acquistati, la mole di contenuti originali presenti nel catalogo rappresentano un ottimo motivo per spingere un consumatore ad abbonarsi: e ne arriveranno sempre di più. In questi giorni ci siamo concentrati su Santa Clarita Diet, serie grottesca a cavallo fra commedia e horror composta da dieci episodi, che ha saputo conquistarci con la sua semplicità e ironia.
Carne umana a colazione
La vita di due coniugi e agenti immobiliari californiani sta per essere messa sotto sopra da qualcosa di pazzesco: la moglie, improvvisamente, si trasforma in uno zombie che presto scoprirà di doversi nutrire esclusivamente di carne umana per sopravvivere. Il plot non è certamente originale, cosi come l’intero serial non è di per se un’incredibile novità: l’ironia e la gag giocheranno tutte sulle strambe situazioni che si verranno a creare e che vedranno protagonisti non solo Sheila (Drew Barrymore) e Joel (Timothy Olyphant) Hammond, ma anche tutto l’ecosistema di personaggi più o meno riusciti che ruotano attorno alla strana coppia, come la figlia Abby e i «particolari» vicini che impareremo a conoscere presto. Il risultato è un mix frizzante di horror, che in realtà è più vicino allo splatter, e tempi comici riusciti, complici anche le convincenti performance dei due protagonisti, in particolare Drew Barrymore, sempre puntuale ed espressiva. A fare da contorno alle sfortunate vicende della famiglia Hammond, ci sarà anche una mitologia che ovviamente ha il compito di dare un senso a tutto quello che stiamo vedendo e sentendo, quindi la particolare origine del  virus e l’eventuale ricerca e scoperta della cura. 
Come detto in apertura  il format non è molto originale, anzi, recupera diversi elementi da prodotti simili come Modern Family, Malcom e qualche dettaglio addirittura da Dexter. D’altronde Netflix ci ha abituato a contesti simili, dove si ispira e recupera concetti di successi più o meno recenti per rielaborarli in chiave moderna o comunque soggettiva. Nel caso di Santa Clarita Diet il fattore vincente è la durata di ogni episodio (trenta minuti circa) e il numero, solo dieci, che creano cosi un treno in corsa impossibile da stoppare, tanto che io in un pomeriggio l’ho vista tutta, e non mi è pesato affatto. C’è chiaramente qualche forzatura e non tutti gli episodi sono perfettamente riusciti, ma il quadro finale che compongono è più che soddisfacente e vi lascerà voglia, tanta voglia, di vederne ancora e ancora. In questo senso la vera incognita sul futuro del brand sarà proprio la seconda stagione: spesso serie di questo tipo soffrono molto il fattore tempo, finendo poi per deludere le aspettative del pubblico. Sviluppare gag interessanti dopo che tutti gli elementi sono già stati svelati obbliga per forza di cosa a introdurre personaggi e situazioni nuove che non sempre funzionano. Esempio recente è Unbreakable Kimmy Scmidth, benissimo nella prima season e mediocre nella seconda.
Limitandoci a quello che abbiamo appena visto però vi consiglio assolutamente di recuperare questo breve ma pungente serial, capace di divertire, stomacare e persino stupire. In attesa di scoprire quando torneranno e come finiranno le vicende dalla sfortunata e bizzarra famiglia Hammond.

Santa Clarita Diet è irriverente, piena di sangue e divertente: le sfortunate vite degli Hammond vi porteranno in un mondo grottesco ma dallo spiccatissimo senso dell’umorismo, a suon di gag divertenti e situazioni davvero grottesche. Complimenti a Netflix che in questo 2017 sembra aver l’intenzione di inondare il suo catalogo di produzioni originali capaci di stimolare l’utenza a sottoscrivere l’abbonamento grazie a contenuti davvero esclusivi di buonissima fattura, anche se non eccelsi.